Avevo 16 quando vidi per la prima volta Armin spaventato.
Ogni giorno avevo l'impressione di star conoscendo un nuovo lato di Armin, non sempre positivo.
Un lato che svelava il dolore che pesava sul suo cuore.
Salimmo sulla ruota panoramica, Armin non disse nulla né chiese il perché.
Ci sedemmo l'uno davanti all'altro. Lo guardai, ma lui guardò il paesaggio fuori il minuscolo finestrino.
Sospirai e prima che partì la ruota, gli chiesi:
"che è successo?"
Non si girò, non mi guardò, non rispose, la ruota panoramica partì.
Non riuscii ad ammirare il parco divertimento dall'alto.
"c'era uno che ti fissava" continuai. Armin capì che quella volta non poteva mentire o trovarsi una scusa. Avevo visto la sua reazione, mi aveva preso la mano per paura, era fin troppo chiara la cosa. Ma inizialmente non sembrò voler parlare. Che stesse cercando un'altra scusa?
"Armin dì qualcosa" iniziai a preoccuparmi ancora di più, lo pregai con gli occhi.
La ruota panoramica si fermò al punto più alto quando Armin riuscì a parlarmi:
"e-era il mio ex" sussurrò come se non volesse essere sentito. Gli tremava la voce, non si voltò a guardarmi. Avevo paura che stesse piangendo.
Non seppi che dire. Non sapevo nulla della sua vecchia relazione. Ma dalla sua reazione capì che non era finita bene.
"che è successo?" chiesi di nuovo. Armin finalmente si girò verso di me, mi guardò per pochi secondi e poi abbassò il capo. Riuscii a notare che aveva gli occhi lucidi.
"abbiamo avuto una brutta relazione e vederlo mi ha spaventato" confessò, fu la prima volta che me ne parlò.
"una brutta relazione?" iniziai ad agitarmi immaginando i peggiori scenari.
"non è un buon momento per parlarne" voleva svignarsela, voleva tenere dentro tutto il suo dolore con una scusa.
Certo aveva ragione:in una ruota panoramica ti aspetteresti una dichiarazione d'amore o anche solo un po' di divertimento. Non parlare del tuo ex al ragazzo che ti piace. Ma avevo imparato che anche sti cazzi.
"non c'è né un modo né un luogo giusto per togliersi un peso dal cuore" imitai la sua frase, cambiando il contesto. Armin rialzò il capo, annuì solo e sospirò.
"siamo stati insieme un anno: inizialmente andava tutto bene, ero felice di stare con lui. Poi non so cosa è cambiato" iniziò, lo ascoltai in silenzio. Per poco non trattenni il respiro, non volevo che si fermasse.
"i-iniziò ad insultarmi in ogni maniera:'sei brutto', 'sei debole', 'sei inutile' e altri peggiori. Gli rispondevo sempre, pensai che non fosse giusto che mi trattasse in quel modo...fino a quando non arrivò il primo schiaffo" stavo per vomitare tutto lo zucchero filato. Sgranai gli occhi e persi automaticamente il fiato.
"da lì qualcosa si ruppe in me:non riuscii più a rispondere ai suoi insulti, li subivo in silenzio e basta. Iniziai a credere che avesse ragione, che tutti quei insulti erano miei difetti, che lo stesse facendo per il mio bene e andammo avanti così per un bel po'" avevo voglia di cercare per tutto il parco divertimenti quel pezzo di merda e prenderlo a calci.
"riuscii a lasciarlo solo dopo che mi colpì alla testa" capii che fu colpa del suo ex:Armin aveva un disturbo alimentare a causa della violenza psicologica e fisica che riceveva dalla persona che avrebbe dovuto amarlo più di tutti.
"l'hai mai detto ai tuoi?" chiesi tentando di stare calmo, avevo Armin davanti non il suo ex.
"no"
"a qualche tuo amico?"
"non hai visto che non ne ho?" chiese retorico rialzando lo sguardo. Fui sorpreso da quella frase, ma solo lì mi accorsi che, apparte me, Armin non aveva letteralmente nessuno.
Com'è possibile che non avesse amici?
"senza nessuno che mi sbattesse in faccia la realtà, pensavo che fosse normale" spiegò passandosi le mani tra i capelli. Fu la prima volta che lo vidi in quello stato. Mi venne da piangere.
La ruota tornò a muoversi, Armin prese un respiro profondo e tentò di calmarsi.
"ma ora sto bene, è passato, non stiamo più assieme, non può farmi nulla" disse tentando di rassicurare più sé stesso che me. Tuttavia erano solo bugie.
"io penso che tu non stia davvero bene" dissi cercando di parlargli, avevo capito cosa gli fosse successo. Ma non sapevo se Armin se ne fosse reso conto. Appunto perché era dell'idea che fosse normale.
"Eren no, sto bene"
"Armin ti prego parliamone"
"non ho niente da dire, ho detto fin troppo"
"preferivi tenerti tutto dentro? Soffrire silenziosamente e basta? Non è stato meglio sfogarsi?" Armin iniziò ad agitarsi. Io cercavo di aiutarlo anche se non voleva.
"volevo solo dimenticarlo"
"lo sai che non puoi, non puoi dimenticare una cosa che ti ha fatto così male" dissi più dolcemente. Forse dovevo approcciarmi in un modo diverso. Armin sospirò.
La ruota finì il suo giro. Fu il nostro turno di scendere.
"oggi no" disse solo, con un'espressione fin troppo seria per lui. Poi scese e lo guardai allontanarsi da me.
Anche se dovevo scendere rimasi lì, chiedendomi se avessi esagerato.
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filosofia//eremin
Fiksi PenggemarArmin è appassionato di filosofia, in particolare dei miti di Platone. Eren invece non sopporta né la filosofia né l'amore. - Quadro "The bathing pool" di Hubert Robert.