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Mia madre ci fece il favore di accompagnarci in ospedale. Quando scesi dall'auto mi misi a correre senza pensare a Mikasa e Jean.

Avevo bisogno di vederlo, di vedere con i miei occhi che stesse bene.
Dovevo calmarmi e senza averlo visto non ci sarei riuscito.

Tuttavia all'interno dell'ospedale non sapevo nemmeno da dove iniziare.

"Eren che cazzo corri?!" esclamò Mikasa dietro di me, aveva il fiatone segno che mi avesse rincorso insieme a Jean.

Non riuscivo a rispondere, ero in tilt. Avevo ancora la rosa arancione in mano e speravo di riuscire a dargliela.

Andammo a chiedere a un'infermiera la stanza di Armin. Ci indicò la 121. Dovemmo prendere l'ascensore. Non riuscivo a calmarmi. Questa attesa che sembrava uno scherzo del destino era snervante.

"Eren stai calmo. Se Armin ti vede così si agiterà anche lui" disse Mikasa. In realtà sapevo che il problema non era una reazione di Armin, ma tentò solo di darmi una ragione per calmarmi. Ma non ci riuscì.

Infatti appena si aprì l'ascensore al piano della stanza di Armin, uscì fuori correndo e cercando la stanza.

118, 119, 120 e finalmente vidi la 121.

Prima di entrare presi un respiro profondo. Dovevo stare calmo. Mikasa aveva ragione.

Bussai e sentii un 'avanti' da una voce femminile. Entrai deglutendo.

All'interno della stanza c'era la madre di Armin, un'infermiera e Armin sul lettino. Appena entrai mi sorrise. Quello riuscii a calmarmi. Sembrava star bene.

"ciao Eren" mi salutò sua madre riconoscendomi. Non ebbi il tempo di salutarla che Mikasa mi urlò, di nuovo:

"Eren dio santo smettila di correre!" esclamò arrivando alla porta, appena vide che era aperta e che non ero l'unica ad averla sentita si imbarazzò e chiese scusa.

Jean la raggiunse poco dopo.

"entrate" disse dopo sua madre, entrammo e Mikasa e Jean salutarono Armin. Io rimasi impalato davanti al lettino.

"vi lascio alle visite, a dopo Armin" disse infine lasciandoci da soli. Anche l'infermiera andò via e prendemmo delle sedie per stare più comodi.

"come va?" chiese Mikasa con un sorriso dolce, felice di vedere che stesse bene.

Armin alzò le spalle.

"siamo passati prima a casa tua, abbiamo incontrato tuo nonno e ci ha spiegato la situazione" spiegò Jean e Armin annuì capendo.

"scusate se non vi ho avvisato...ho avuto un'ipotermia" spiegò. Ricordai di averlo come una delle conseguenze sull'anoressia. Non andai mai a indagare più approfonditamente per paura.

"cos'è?"

"l'ipotermia è una riduzione della temperatura corporea è al di sotto dei 35°C. Per fortuna la mia è stata lieve, sennò potevo anche finire in coma" spiegò, cercai di non immaginarmi una situazione del genere. Non era successo, non dovevo allarmarmi inutilmente.

"che è successo?" chiese Mikasa cercando di approfondire la cosa.

"l'ipotermia è causata dalla denutrizione, quindi anche l'anoressia. Ho iniziato a sentire freddo più del dovuto, non riuscivo più a respirare regolarmente e ho sentito il battito cardiaco diminuire. Pensavo di star morendo, i miei genitori si sono accorti che qualcosa non andava e hanno chiamato un'ambulanza. Non ricordo cosa sia successo dopo, sono svenuto, ma è stato sufficiente mettermi in un ambiente caldo per alzare la temperatura" spiegò Armin calmo, come se non fosse nulla di ché. Invece io mi stavo tormentando. Com'è stato possibile? Stava bene, aveva mangiato davanti a me. Forse non stava così bene come volevo credere.

"capito, l'importante è che ora stai bene" intervenne Jean sorridendo. Armin annuì e sorrise.

Io sospirai e infine sorrisi ad Armin. In quel momento stava bene, dovevo concentrarmi solo su quel momento e non pensare al peggio anche se non era successo.

Rimanemmo per un po' a parlare con Armin. Conobbi anche l'infermiera Ymir. Era molto simpatica, riusciva a rallegrare tutti con qualche battuta.

Quando fu sera, mia madre ci venne a prendere, Armin era stanco e crollò dal sonno. La madre ci ringraziò per la visita e prima di andare, lasciai la rosa arancione sul suo comodino.

Sarebbe rimasto altri due giorni in ospedale e decisi di ritornare il giorno dopo.

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