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Quel giorno scoprii il gusto di gelato preferito di Armin.

Per alcuni può sembrare una scemenza essere così felice di tale informazione.

"fragola" disse Armin indicando il gusto al gelataio. Io presi un cono alla nocciola.

Lui prese la coppetta e dopo aver pagato, andammo a sederci su una panchina.

Mangiammo silenziosamente, con la coda nell'occhio vidi Armin prendere piccole porzioni del gelato e mangiarne con gusto. Come se fosse la prima volta che lo assaggiasse. In effetti doveva essere la prima volta dopo tanto tempo.

"senti Armin...come va la situazione a casa?" chiesi sperando che questa domanda non gli desse fastidio. Ma ormai la mia specialità era fare domande inopportune.

Armin affondò il cucchiaino nel gelato e si fermò nel mangiare.

"che intendi?" chiese solo.

"con i tuoi...non lo so, come va?" ero proprio un incapace con la comunicazione...e con le persone.

Armin sospirò e capì cosa intendessi.

"si preoccupano costantemente di me, mi dicono cosa e quando mangiare, mi controllano tutto e questo mi turba parecchio...ma penso sia normale, per il resto va tutto bene" spiegò alzando le spalle e fissando il suo gelato.

Sospirai e annuii solo. Doveva essere difficile dover reggere tutta quella pressione.

"se a volte casa tua è soffocante, puoi venire da me...anche senza invito" dissi poggiando la mia mano sulla sua.

Lui sorrise e annuì.

"così dormiamo di nuovo assieme?" chiese retorico, nascondendo un tono di malizia.

Ovviamente non intendeva dormire dormire. Cazzo.

"be', ecco...se ti va...sì" mi imbarazzai non sapendo più cosa dire. Armin ridacchiò e riprese il cucchiaino.

"sai...non ne abbiamo più parlato" disse fissando il gelato sul cucchiaino, aveva sul viso un piccolo sorriso, come se ci stesse ripensando e gli fosse nato spontaneamente sul viso.

Ovviamente sapevo a cosa si riferisse, ma deglutii e chiesi:

"che cosa?"

"il bacio...be' i baci" disse ridacchiando e portandosi il cucchiaino alla bocca per mangiare quella porzione di gelato.

Io invece avevo lo stomaco chiuso, guardai il gelato sciogliersi sulle mie dita e renderle appiccicose.

"non mi sembrava il caso di aprire il discorso" dissi sincero. Armin annuì e mi guardò.

"mi piacerebbe rifarlo" disse infine, col suo solito sorriso che non nascondeva né malizia né una presa in giro.

Il mio cuore prese un battito. Con quale coraggio riusciva a dire cose del genere con così tanta semplicità? Si rendeva conto almeno dell'effetto che aveva su di me?

Tuttavia ripresi autocontrollo, pensai a cosa fosse meglio per lui e sospirai arrivando a una conclusione:

"forse è meglio di no" ribattei col cuore in gola. La mia testa mi ripeteva che era per il suo bene, che non aveva bisogno di dramma amorosi e un fidanzato rompipalle. Il mio cuore era ferito dalla scelta presa e implorava di dargli retta. Il mio corpo vittima di un cuore ferito ne risentiva, lasciandomi un senso di vuoto e improvvisa stanchezza addosso.

Armin dall'altra parte, non sembrò essere entusiasta:abbassò il capo nascondendo un espressione triste. Perfetto, avevo rovinato l'intera atmosfera. Complimenti Eren.

Il resto del pomeriggio non riuscii a capire come si sentisse Armin:si chiuse in se stesso impedendomi di capirlo, parlò poco e buttò il gelato.

Anche io lo buttai e ci incamminamo a casa sua. Il tragitto fu di un silenzio pesante, uno di quei silenzi in cui vorresti dire qualcosa ma è meglio evitare. Eppure la frase la tieni sulla punta della lingua, ma semplicemente è meglio non spezzarlo.

Mi sentii in colpa per come l'avevo liquidato. E se Armin iniziasse a credere di non essere abbastanza? Probabilmente aveva frainteso.

Appena arrivammo davanti casa sua, prima che potesse prendere le chiavi, lo presi per un polso costringendo a girarsi.

"mi dispiace per prima, non volevo rifiutarti" dissi stringendo delicatamente il suo polso, quasi avessi paura di fargli male. Armin non si girò per guardarmi, sospirò solo.

"non devi scusarti per una cosa che non vuoi" disse stringendo i pugni, era frustrato. Cazzo, aveva frainteso.

"Armin io vorrei davvero essere il tuo ragazzo, ma non ora" spiegai sperando avesse capito. Allentò i pugni. Io tenevo ancora stretto il suo polso.

"perché non ora?" chiese con estrema calma. Ricordai quando si confessò a me con questa calma o quando Mikasa con questa calma era delusa da me. Con questa calma aveva capito cosa intendessi.

"lo sai"

"non devi controllarmi anche tu" disse stratonando il braccio per farmi lasciare la presa.

"Armin non ho nessuna intenzione di farlo, solo che non voglio turbarti in questo periodo delicato" dissi sincero sperando di non aver peggiorato la situazione.

"non sono debole, sopravviverò a qualche ferita d'amore" continuò convinto della sua idea. Ma pochi giorni fa era finito in ospedale e non mi rassicuravano le sue parole.

"lo so che non sei debole, ma non me la sento sapendo in che condizioni ti trovi" dissi infine sospirando. Armin non si girò, non sospirò, non annuì. Prese le chiavi di casa sua, aprì il portone e prima di entrare disse:

"capisco" rientrò in casa senza salutarmi. Non aveva capito. O io non mi ero spiegato bene.

Questo era uno dei drammi amorosi che volevo fargli evitare.

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