La mattina seguente non volevo svegliare Armin. Mi ero perso a guardarlo dormire.
Aveva dormito con la bocca leggermente aperta, sbavava un po'. Ridacchiai a quella scena. I suoi capelli erano disordinati e il suo respiro era regolare. La sua mano stringeva la mia maglia. Era tranquillo. Al sicuro. Con me.
Volevo far durare quel momento per sempre, non volevo disturbare il suo sonno, volevo che fosse così tranquillo per sempre.
Tuttavia non potevo, poiché mia madre ci aveva richiamati già due volte, alla terza avrebbe aperto direttamente la porta e avrebbe visto ciò.
Così dovetti svegliarlo.
"Armin dobbiamo alzarci" dissi passando la mano sui suoi capelli. Armin mugulò qualcosa e si strinse di più a me.
"no, ho sonno" sussurrò non lasciando la presa. Ero tentato da inventarmi una scusa con i miei e passare la mattina nel letto con Armin.
Ma ricordai dell'incontro con i suoi e la psicologa Hanji. No, dovevamo alzarci. Era per il suo bene.
"dai Armin, devo pisciare" vorrei dire che fosse una scusa, ma era la verità. Dovevo davvero pisciare.
"vai" sussurrò ancora con gli occhi chiusi.
"sai com'è...se non lasci la presa non posso alzarmi" dissi ridacchiando. Armin aprì lentamente gli occhi, vide in che posizione stavamo e si alzò lentamente a sedere. Si stropicciò gli occhi e sbadigliò. Pensai che Armin assonnato fosse la cosa più carina del mondo.
Avevo voglia di ammirarlo ancora un po', l'avrei fatto all'infinito, ma avevo un bisogno fisiologico che mi chiamava e insisteva.
Così mi alzai, Armin rimase seduto sul letto. Prima di andare al bagno Armin mi prese per un braccio. Mi girai confuso verso di lui. Mi diede un bacio a stampo.
"buongiorno Eren" disse sorridendo e lasciando il mio braccio. Ero arrossito e sorpreso. Non mi aspettavo un bacio, cazzo odiavo la sua imprevedibilità.
"vado a pisciare" dissi con una voce robotica, Armin ridacchiò, andai in bagno.
Chiusi la porta e mi guardai allo specchio. Mi toccai le labbra con le dita.
I ricordi della scorsa notte riaffiorirono alla mia mente come uno schiaffo in faccia.
Armin mi aveva baciato. Io l'avevo baciato. Ci eravamo baciati. Cazzo, cazzo, cazzo.
No, non avrei dovuto dirgli che avevo voglia di baciarlo. Non dovevamo baciarci. Sarebbe cambiato tutto.
Ma era stato bello, volevo rifarlo di nuovo. No. Non l'avrei rifatto più. Quella sarebbe stata la prima e l'ultima volta.
Feci i miei bisogni, mi lavaii la faccia e uscii dal bagno.
Armin era già vestito, non sembrava nervoso per l'incontro di quella mattina. Sorrideva.
A scuola aspettai di nuovo fuori l'ufficio, stavolta c'era anche Mikasa che voleva vedere Armin.
"Jean?" chiesi sorpreso che non fosse venuto. Non tanto per Mikasa, ma per Armin.
"ha la febbre, verrà appena starà meglio" spiegò Mikasa e io annuii solo, aspettando ansiosamente la loro uscita.
Avevo intravisto i genitori di Armin parlare con la psicologa Hanji all'entrata del suo ufficio, Armin mi prese per mano dall'ansia e li raggiungemmo. I suoi genitori mi ringraziarono per aver ospitato Armin e senza aspettare una mia risposta entrarono tutti e quattro.
Erano lì dentro già da una mezz'oretta quando ricordai di nuovo le labbra di Armin sulle mie. Era un pensiero fisso che volevo togliermi dalla testa. Pensai che forse parlarne con Mikasa mi avrebbe aiutato. Così rischiai:
"Mikasa senti posso dirti una cosa? Ma non devi arrabbiarti" dissi girandomi verso di lei. La ragazza interpellata posò il cellulare che aveva in mano e mi guardò.
"non posso prometterlo, ma vai" non era molto rassicurante come frase, ma sospirai e presi coraggio.
"ieri sera io ed Armin...cioè lui ha...però l'avevo detto io...okay è complicato...insomma" non sapevo da dove iniziare o semplicemente avevo paura della sua reazione.
"Eren ti muovi?! Mi stai facendo preoccupare!" esclamò Mikasa mordendosi il labbro con espressione preoccupata sul viso.
Sospirai di nuovo, chiusi gli occhi e la mia bocca si mosse da sola per togliersi il peso dal petto:
"ieri sera io ed Armin ci siamo baciati"
Riaprii lentamente gli occhi vedendo Mikasa con gli occhi sgranati e un espressione sconvolta.
"voi cosa?!" esclamò, non sapeva come prenderla. Doveva essere felice per noi o preoccupata per Armin? Onestamente anche io ero confuso.
"glielo confessato, mi ha baciato e abbiamo continuato per un po' fino a quando non ci siamo addormentati nel mio letto" in realtà io rimasi un bel po' sveglio a pensare alla situazione, Armin si addormentò subito.
"onestamente non so che dirti, in un altro contesto sarei stata felice...ma ora non so se sia stata una cosa buona" disse solo sospirando. Ero d'accordo con lei, ma ormai il danno era fatto.
"cosa dovrei fare?" chiesi sbuffando. Era una situazione di merda e difficile, Armin non poteva pensare ad una relazione o anche solo all'amore. Avrebbe peggiorato la sua situazione. Ma ormai ci eravamo baciati. Significava qualcosa?
"devi stargli accanto come hai sempre fatto, aiutarlo e amarlo. Come sempre. Soprattutto ora che è sulla via di una guarigione molto lunga, ha bisogno di noi ma soprattutto di te. Vi siete baciati, ma non è detto che succederà ancora o che cambierà qualcosa. Non dovete essere per forza una coppia per amarvi, no? Continua ad amarlo come hai sempre fatto" disse infine Mikasa, trovai sorprendente che riuscì a realizzare quel discorso in pochi minuti. Forse era scontato, ma io l'avevo sottovalutato.
Ad ogni modo annuii e la ringraziai. Aveva ragione, dovevo continuare così.
Non era cambiato nulla. Non sarebbe cambiato nulla.
Ma forse una cosa era cambiata...
Avevo voglia di baciarlo, di sentire di nuovo le sue labbra sulle mie, di sentire il suo odore addosso a me, di stringerlo la notte, di vederlo assonnato la mattina, di baciarlo di nuovo fino a perdere il fiato.
In quel momento capii che Armin aveva riempito un vuoto che avevo da tanto.
Era quella la sensazione dell'androgino? Avevo trovato la mia metà mancante? Ero finalmente completo, perfetto?
Ma soprattutto:il mio androgino era davvero Armin?
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filosofia//eremin
FanfictionArmin è appassionato di filosofia, in particolare dei miti di Platone. Eren invece non sopporta né la filosofia né l'amore. - Quadro "The bathing pool" di Hubert Robert.