Il giorno seguente uscimmo presto da casa, Armin con gli stessi libri del giorno primo e la mia felpa. Lo stesso silenzio da funerale del giorno precedente.
Quel giorno andammo dalla psicologa della scuola. Armin aveva paura, non lo voleva dare a vedere.
Ma quando ci trovammo davanti alla porta della psicologa Hanji non riuscì a nascondere i suoi sentimenti.
Aveva gli occhi sgranati davanti alla porta, deglutì e mi prese per mano. Tremava.
"non ti lascio" dissi solo, tentando di rassicurarlo. Lui annuì, sospirò e posò la mano sulla maniglia senza aprire.
Esitò prima di aprire.
"probabilmente cambierà tutto" disse, era questo che l'ho spaventava.
"non vuol dire che cambierà tutto in negativo" ribattei. Deglutì di nuovo, gli strinsi la mano per fargli coraggio. Poi sospirò e riuscì finalmente ad aprire la porta.
"hey ragazzi! Prego entrate" disse la psicologa Hanji non appena mettemmo piede nel suo ufficio. Stavolta il suo studio era più ordinato. Probabilmente si aspettava e sperava questa visita.
"grazie" dissi e andai a sedermi con Armin che non aveva intenzione di lasciarmi la mano. Sembrò star trattenendo il respiro.
Tuttavia appena ci sedemmo dovetti lasciare la presa.
La psicologa Hanji si sedette e ci guardò.
"quindi siete voi la coppia?" chiese la donna sorridendo. Armin non capì la battuta, io sorrisi. Ma onestamente non seppi come rispondere.
"ecco ne abbiamo parlato ieri, no? Del nostro amico che volevamo aiutare" iniziai un po' impacciato. L'altro giorno aveva parlato solo Mikasa, infatti non fui in grado di fare un discorso chiaro.
La psicologa Hanji annuì e continuò ad ascoltare, anche se era chiaro che fosse il ragazzo accanto a me. Armin aveva il capo basso.
"lei ha detto che l'unico modo per aiutarlo e iniziare da lei..." continuai, la donna annuì di nuovo. Smisi di parlare non sapendo come continuare, ovviamente. A volte mi sorprendeva la mia incapacità del dialogare con gli adulti.
La psicologa Hanji capì e spostò la sua attenzione su Armin.
"va bene, ma prima di iniziare devo chiederti di lasciarci soli" disse poi rivolgendo il suo sguardo su di me. Armin si allarmò immediatamente e rialzò il capo.
"perché?" chiesi solo. In un'altra occasione mi sarei opposto iniziando una discussione. Ma si trattava del bene di Armin, dovevo controllare la mia impulsività in qualche modo.
"in veste di psicologa ho il segreto professionale, tutto ciò che si dice in questa stanza rimane tra me, il paziente e la stanza. Né più né di meno" spiegò, era semplicemente il suo lavoro. E con me in presenza non avrebbe potuto farlo, non avrebbe potuto aiutare Armin.
"va bene, aspetto qua fuori" dissi alzandomi. La psicologa Hanji mi sorrise. Ma prima di poter uscire, Armin mi prese per la felpa, voleva che rimanessi.
Tremava ancora. Per quanto volessi rimanere, non potevo.
Gli presi la mano, mi abbassai al suo livello e lo guardai.
"va tutto bene, sei in buone mani. Io ti aspetterò qua fuori, okay?" dissi tentando di fargli capire che non lo stavo lasciando, che questa parte doveva affrontarlo da solo...ma che io lo stavo aspettando.
Armin esitò un po'. Gli strinsi la mano. Non riuscii a vedere la faccia della psicologa Hanji.
"okay" disse solo, gli sorrisi e gli diedi un bacio sulla fronte.
"a dopo" sussurrai e uscii dall'ufficio.
L'incontro durò un'ora e qualche minuto, nonostante avessi lezione le saltai tutte. Avvertii Mikasa, le dissi di raggiungermi, ma rispose che era meglio di no. Armin non avrebbe voluto altre persone, ma solo me.
Ero seduto sul pavimento a giocare a qualche gioco demente del cellulare, fino a quando non sentii aprire la porta.
Mi alzai velocemente e sentii subito l'ansia circolare per il mio corpo.
Armin e la psicologa Hanji uscirono.
"Armin" lo richiamai per chiedergli come stesse, ma mi precedette abbracciandomi.
Affondò la sua testa sul mio petto e con le mani strinse la mia felpa. Sembrava sull'orlo di una crollo emotivo.
Confuso e preoccupato lo strinsi di più a me, gli accarezzai la schiena. Mi chiesi cosa fosse successo.
La psicologa Hanji sorrise dolcemente alla scena.
"abbiamo chiamato i suoi genitori" spiegò e capii perché Armin stesse così. Infatti si strinse ancora di più a me. Come se fossi il suo rifiugo, come se volesse sparire...come se non si sentisse parte del mondo.
"ci ho parlato io spiegando la situazione, domani verranno da me insieme ad Armin" spiegò infine, annuii capendo.
"voi due uscirete prima da scuola...Armin potrebbe restare a dormire da te oggi? Penso non sia una buona idea che Armin torni a casa dei genitori" disse. Annuii di nuovo. Improvvisamente sentii la mia felpa bagnarsi.
"ti ringrazio, vado a chiedere il permesso alla preside. Armin sei andato bene oggi" poggiò una mano sulla sua spalla. Armin non rispose, lo sentì singhiozzare sul mio petto. Probabilmente si sentiva in colpa dopo aver raccontato tutto ai genitori. Mi chiesi quale fu la loro reazione.
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filosofia//eremin
FanfictionArmin è appassionato di filosofia, in particolare dei miti di Platone. Eren invece non sopporta né la filosofia né l'amore. - Quadro "The bathing pool" di Hubert Robert.