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Il giorno dopo ritornai a trovare Armin. Stavolta da solo.

Saltai la scuola per un giorno, dopo aver pregato mia madre tutta la sera precedente.

Dopo mille suppliche ha ceduto, aveva capito quanto fosse importante per me.

Avvisai Mikasa e il mattino successivo mia madre mi accompagnò alle 10 in ospedale.

"vuoi che venga pure io?" chiese parcheggiando davanti all'ospedale e guardandomi dallo specchietto dell'auto.

"come vuoi" dissi alzando le spalle, la sua presenza non mi avrebbe turbato. Tanto sapevo che era solo curiosa di Armin e voleva conoscerlo. Ma pensai che non fosse il posto giusto.

"tanto vado a lavoro alle 12" disse decidendo di venire con me. Sperai solo che non riempisse di domande Armin e che non mi mettesse in imbarazzo.

Ma appena entrammo corse da un'infermiera per chiedere informazioni sulla camera di Armin, come se non ci fossi stato io il giorno prima...forse stavo chiedendo troppo.

La trascinai con me sull'ascensore ricordandole che c'ero già stato.

"magari gli hanno cambiato stanza" borbottò come giustificazione. Sospirai lasciando perdere e lei prese a sistemarsi un po' i capelli.

Uscimmo dall'ascensore e in poco tempo arrivammo alla stanza 121.

Mia madre poté dire di essersi sbagliata, poiché Armin era sempre là. Stavolta c'erano entrambi i suoi genitori che parlavano tra di loro. Armin leggeva un manga.

Mia madre bussò e entrammo.

I genitori mi riconobbero all'istante e mi salutarono.

Armin mi sorrise.

"salve sono Carla la madre di Eren, è un piacere conoscervi!" esclamò la donna accanto a me e andando dai genitori di Armin. Io mi avvicinai a Armin.

"non dovresti essere a scuola?" chiese Armin chiudendo il manga e sistemandosi un po' i capelli scompigliati. Probabilmente si era svegliato da poco, riconoscevo i suoi capelli da 'appena sveglio' nonostante avessimo dormito insieme una sola volta.

"sì, ma la scuola mi piace di più con te" dissi e presi involontariamente a sistemare i suoi capelli. Armin sorpreso arrossì al mio tocco e potei giurare di avere lo sguardo dei tre adulti addosso a noi. Ma non mi importò, per quanto mi riguardava c'eravamo solo io e Armin.

"capisco" disse infine, lui invece era imbarazzato ma sorrideva. Poco dopo abbassai la mano ammirando i suoi capelli quasi in ordine.

"ti senti meglio?" chiesi sedendomi su una sedia. Armin annuì e sospirò. Poi indicò i tubi sul suo braccio. Capii che era da lì che stava mangiando.

I tre adulti decisero finalmente di lasciarci soli.

"probabilmente parlano di noi" sussurrò Armin indicando la porta. Io alzai le spalle indifferente e lui ridacchiò.

"sai ho parlato molto di te ai miei genitori" confessò abbassando lo sguardo, iniziò a giocherellare col tubo che aveva incollato al braccio da chissà quanto tempo. A me faceva senso, probabilmente lui era abituato.

Comunque iniziai a pensare a chissà cosa aveva raccontato, avrebbe potuto dire di tutto. Aveva praticamente una mia enciclopedia! Forse era la persona che mi conosceva meglio, anche più di Mikasa.

"spero solo cose brutte" dissi ironico, lui ridacchiò e scosse il capo.

"in realtà vorrebbero ringraziarti" disse rialzando il capo. Io lo guardai confuso:perché avrebbero dovuto ringraziare una testa di cazzo come me?

Insomma, non ero il massimo dai ammettiamolo.

"perché dovrebbero?"

"Eren mi hai letteralmente salvato la vita:senza di te probabilmente non starei qui a parlarti!" esclamò, tuttavia non mi sentivo di avergli salvato la vita.

"esageri" dissi solo non volendo aprire il discorso. Ma Armin mi prese una mano e mi guardò.

"non è la prima volta che mi salvi Eren, se non ci fossi stato tu in diverse occasioni oggi non sarei qui" non era la prima volta? In diverse occasioni? Ricordai quando disse che già ci conoscevamo.

"senti ma quando hai detto che già ci conoscevamo...che intendevi?" chiesi sperando che non la prendesse male che non me lo ricordassi. Ne fu un po' sorpreso, pensava che avessi capito. Lasciò la mia mano e sospirò.

"dovevo aspettarmi che non te lo ricordassi" mormorò. Io non capii.

"quando ero più piccolo, alle elementari, ero costantemente preso di mira da un gruppo di ragazzi più grandi di me. Mi insultavano e mi picchiavano:'hai i capelli da ragazza!', 'ti vesti di merda!', 'cosa hai da leggere così tanto nerd!' e così via. Non sono riuscito a mandarli via da solo e ho sopportato per qualche anno" spiegò con lo sguardo basso. Non sembrò triste o frustrato durante il racconto.

Eravamo tutti d'accordo che la vita dovesse seriamente smetterla di far soffrire Armin?

Quante cose aveva affrontato questo ragazzo? Tante. Quanta forza aveva per aver superato tutto? Tanta.

Aveva voglia di baciarlo, di stringerlo a me e farlo sentire al sicuro.

"una sera ero rimasto solo io al parco, si sono avvicinati di nuovo quei tre..." d'improvviso mi ricordai cosa intendesse, come se si fosse accesa una lampadina sulla mia testa.

"venni io" continuai, ero sorpreso. Non avevo riconosciuto Armin? Ma era sicuro che avessi visto Armin in faccia?

Armin sorrise e annuì.

Già ci eravamo conosciuti.

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