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"stavo cercando di studiare filosofia, involontariamente ho iniziato a pensare a te" disse con lo sguardo basso sulle sue mani. Guardai la scrivania:c'era ancora il libro aperto.

"e non so come ho iniziato a pensare di poter avere una ricaduta, di non farcela:ciò mi rovinerebbe la vita, ma tanto è colpa mia se ho questa malattia. Ho pensato che non potrei mai avere un futuro, di non poter più rivedere la mia famiglia, gli amici, te" continuò stringendo la felpa che indossava. Nonostante fosse quasi estate aveva ancora addosso una felpa.

"Armin" lo richiamai. Pensai che non fosse giusto che si desse la colpa di una malattia che non puoi prevedere.

"poi ho pensato che forse avrei dovuto non lo so...denunciare il mio ex. Magari avrei evitato ciò, magari avrei evitato gli incubi la notte, l'ansia insensata, i segni dei lividi sul mio corpo" trattenni le lacrime, non mi aveva mai parlato di questo lato della sua vita. Quello macchiato dal suo ex.

"vorrei farlo, davvero. Per evitare che qualcuno si innamori e ci caschi come me. Ma non ho nessuna prova e sarebbero soldi e tempo sprecati" si stava di nuovo agitando:le lacrime e il modo in cui gesticolava le mani non erano un buon segno.

"Armin" lo richiamai, di nuovo. Non volevo avesse un altro attacco di panico.

"ho paura di rimanere bloccato in questo dolore per sempre e non riuscire a liberarmene. Perché semplicemente non posso far finta che non sia successo nulla, non posso dimenticare un anno della mia vita. E quei soldi che la sua famiglia ci ha dato per le mie cure in realtà non fanno che peggiorare la mia sanità mentale" mi chiesi se ne avesse già parlato con la psicologa Hanji, di come si sentisse con quei soldi. In effetti è comprensibile:qualche soldo non guarirà il dolore che ha provato e che sta ancora provando. Assieme alla frustrazione che prova all'idea di non poter fare nulla, di dover stare in silenzio.

"Armin stai calmo" dissi, ma continuava a non ascoltarmi.

"non so cosa fare"

"ne hai parlato con la psicologa?" chiesi sperando in un no come risposta.

"no"

"parlaci, saprà come aiutarti ad affrontare il dolore. Fidati di lei" dissi tentando di incoraggiarlo. Mi chiesi da quand'è che non ci andava per ridursi in quello stato.

"pensavo di stare finalmente bene" sussurrò girandosi verso di me. Con questo mi stava dicendo che aveva stoppato le sedute dalla psicologa?

Mi avvicinai a lui sul letto e gli presi le mani, erano fredde, le mie calde.

"andrà tutto bene Armin, starai meglio" dissi guardandolo dritto negli occhi per dargli sicurezza.

"non riesco nemmeno più a dormire la notte, come potrò stare meglio?" chiese retorico incrociando il mio sguardo. Mi ero accorto che fosse stanco.

"da quando non riesci a dormire?" chiesi sperando non fosse da molto. Perché non ne aveva parlato prima?

"una settimana, forse"

"perché non ne hai parlato con qualcuno? Sappi che l'insonnia è una cosa grave" dissi poggiando una mano sulla sua guancia, asciugando le lacrime rimaste sul suo viso.

Armin in un primo momento indietreggiò di poco, per poi lasciarsi andare.

"a causa dei compiti e interrogazioni non riesco più ad andare dalla psicologa. È pur sempre l'ultimo mese di scuola, come farò poi dopo?" spiegò e tutto mi fu più chiaro:il carico di lavoro scolastico gli toglieva tempo dalla psicologa. E non potendo andarci era successo ciò.

"con questo ne dovresti parlare con lei. Domani ci puoi tornare?"

"penso di sì"

"ti accompagno, se ti va"

Armin annuì d'accordo. Lo abbracciai senza dire nulla. Lui si strinse a me e mi ringraziò con un sussurro. Gli diedi un bacio sulla testa. Ero felice che si fosse aperto a me, che stesse trovando una nuova soluzione al dolore. Non aveva avuto una ricaduta. Si era rivolto a me, invece di farsi del male. Pensai che stesse migliorando e che presto sarebbe stato di nuovo felice.

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