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Appena riuscimmo ad ottenere un po' di privacy, chiusi la porta a chiave e sperai che mia madre non venisse ad origliare la conversazione...ne sarebbe stata capace.

Ci sedemmo sul mio letto, sospirai e presi parola:

"perché sei venuto qui a quest'ora?" chiesi controllando l'ora, erano le 20:21.

"hai detto tu che potevo venire da te quando volevo...quando casa mia era troppo soffocante" spiegò abbassando lo sguardo, io annuii ricordandolo.

"pensavo che dopo la discussione avresti lasciato perdere questa opzione" confessai alzando le spalle. Armin annuì capendo.

"tua madre alla fine ha parlato col tuo ex..." mormorai sperando mi spiegasse cosa fosse successo. Armin sorrise amaramente.

"purtroppo...quando sono tornato a casa ho scoperto che i miei avevano parlato con i suoi e avevano fissato questo incontro a casa mia" spiegò sospirando. Era agitato, di nuovo. Si sistemava in continuazione i capelli anche se erano a posto.

"è venuto, si è scusato con me. Io non ho detto nulla, avevo troppa paura. Alla fine i suoi genitori ci ripagheranno in denaro o cose del genere...dio santo che imbarazzo" disse passandosi le mani sul viso. Non era solo imbarazzato. Odiava quella situazione e addirittura se stesso.

"mi dispiace Armin" dissi incapace di dire altro, mi avvicinai a lui e lo abbracciai.

Lui non ribatté, non ricambiò l'abbraccio ma poggiò la testa sul mio petto ascoltando i battiti del mio cuore.

Rimanemmo così in un silenzio rilassante, riuscivo ad udire solo i nostri respiri e il mio cuore accelerare.

"grazie per il fiore" sussurrò per non spezzare il silenzio, vidi che stava sorridendo e aveva gli occhi chiusi.

"volevo dirti che mi dispiace per quello che è successo" sussurrai anche io, quasi sperai che non mi sentisse. Invece logicamente mi sentii, ma annuì.

"posso rimanere qua?" chiese strofinando la testa contro il mio petto per stare più comodo. Io annuii e basta, incapace di dire altro.

Armin si scostò leggermente, anche se io volevo tenerlo ancora un po' tra le mie braccia.

"comunque tornando al discorso dell'altro giorno..." mormorò alzando la testa, incrociò il mio sguardo. Fu come se mi avesse immobilizzato, mi sentivo nudo e vulnerabile sotto i suoi occhi.

Si avvicinò lentamente, poggiò le sue labbra sulle mie unendole in un bacio.

Era chiaro:non ne voleva parlare davvero, voleva solo baciarmi.

Anche io lo volevo.

Ricambiai il bacio. C'è ne furono due, tre, quattro. Fino a perdere il conto, il fiato e la ragione.

Volevo toccare la sua pelle, baciare ogni parte del suo corpo e sentire di nuovo il suo cuore battere a mille.

Ci staccammo solo per riprendere fiato, Armin era rosso in viso, i nostri petto si alzavano e abbassavano allo stesso tempo.

Le sue pupille erano dilatate, le labbra rosse come il suo viso. La mia testa era in tilt, appoggiai la mano sulla sua guancia. Tremavo. Lui seguì il movimento della mia mano e potei giurare che fosse arrossito, nonostante fosse già rosso in viso.

Pochi secondi dopo tornai a baciarlo, si sdraiò sul letto e stavolta mi misi io su di lui.

Prese il mio viso con le mani, anche le sue mani tremavano. Lo avvicinò al suo, come se non fossimo già abbastanza vicini.

A causa dell'assenza di ossigeno, dovetti staccarmi dal suo viso. Lo guardai, stava sorridendo, sembrava rilassato. Sorrisi anche io.

Mi abbassai sul suo collo, sussultò e si morse il labbro.

Dovetti ammettere che avevo un po' paura che mia madre stesse sentendo, almeno la porta era chiusa a chiave non poteva entrare e assistere alla scena.

Ma apparte ciò, mi sentivo carico di emozioni. Non volevo smettere di baciarlo e scoprire ogni parte del suo corpo, del suo cuore, della sua anima.

Mi aveva fatto battere di nuovo il cuore, dopo tanto tempo. Gliene ero grato.

Perciò volevo ricambiare facendolo sentire al sicuro con me.

Entrambi avevamo avute brutte storie, due modi diversi di affrontarle. Ovviamente non potevo paragonare la mia storia con la sua.

Io avevo chiuso il mio cuore, non volendo far entrare nessuno. Armin invece, senza troppe parole, era riuscito ad entrarci. Lentamente e senza fretta. E forse senza di lui, a quest'ora sarei solo e senza sentimenti.

Sentivo il suo cuore battere velocissimo, quasi potesse uscire dal petto. Il mio non era da meno.

In quel momento, senza più ragione e avvolto dai miei istinti, feci per alzare un po' la felpa che indossava. Non volevo scopare o cose del genere, volevo continuare a baciarlo.

Poggiai la labbra sul suo addome. Improvvisamente sentii Armin irrigidirsi.

"Eren..." sussurrò Armin richiamandomi, la voce gli tremava. Non sembrò più convinto di quel che stavamo facendo.

Appena sentii la sua voce rialzai il capo, mi preoccupai, pensai avesse frainteso.

Armin in risposta abbassò la sua felpa e sospirò.

Avevo capito:non voleva farmi vedere il suo corpo, non si sentiva a suo agio.

Sospirai per riprendere fiato. Decisi che per oggi poteva anche bastare.

Mi sdraiai accanto a lui.

"baci bene" dichiarai sperando di poter tagliare la tensione che si era creata.

Armin si girò verso di me e ridacchiò.

"anche tu non sei male" ribatté il ragazzo accanto a me. Sorrisi e gli presi la mano.

Non sarebbe stato male rimanere così per tutta la serata. Vicini nel mio letto, col solo rumore dei nostri battiti e dei nostri respiri e con le nostre mani intrecciate.

Tuttavia mia madre bussò alla porta, preoccupata poiché non eravamo più scesi.

Almeno ebbi la conferma che non ci stava spiando.

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