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Passarono parecchie settimane da quell'ultimo incontro.

Da allora le cose sembravano andare meglio:sia per lui con la terapia, sia per me con la filosofia e sia per entrambi col nostro rapporto.

Non eravamo un coppia, né amici. Ma a volte ci scambiavamo qualche bacio a stampo, qualche sguardo e una stretta di mano. E di certo non passava inosservato agli occhi di Mikasa, Jean e addirittura mia madre!

Eravamo platonici? Forse un po' sì.

Ad ogni modo:la terapia stava dando i suoi frutti.

Armin aveva iniziato a mangiare, se pur a piccole quantità. Sembrava aver acquistato anche un po' di autostima nel suo corpo!

Il suo miglioramento ci permetteva di vederci più spesso, ad esempio a volte a pranzo si fermava a mangiare con noi.

Del suo ex invece non si seppe più nulla. I suoi genitori per farsi perdonare pagarono le spese mediche e psicologiche di Armin.

Armin mi confessò che questo gli pesava parecchio. Odiava dover ricevere dei soldi dai genitori del suo ex, che non c'entravano nulla.

Onestamente non sapevo se essere d'accordo con lui o meno, mi limitai ad annuire e abbracciarlo.

Comunque era da un bel po' che avevo in mente una cosa fissa:una conseguenza dell'anoressia sono i pensieri suicidari.

Non riuscivo a darmi pace, Armin aveva pensato di morire? Armin voleva morire?

Cercavo invano di rassicurarmi, ma quella frase era fissa nella mia mente come un chiodo al muro.

Ma avevo paura di scoprire la verità. Sempre se Armin me l'avesse rilevato.

Avevo imparato che Armin era pieno di dolore che gli graffiavano l'anima, di lacrime bloccate e di bugie nei confronti di se stesso e gli altri. Mi avrebbe mai detto la verità?

Quel giorno venne a casa mia, studiammo un po' e appena finimmo ci sdraiammo sul mio letto. L'uno accanto all'altra. Gli sfiorai i capelli biondi e scompigliati con le dite, guardai il suo viso, il naso a patata, gli occhi blu e fissi al soffitto, le labbra sottili e notai quanto fosse pallido. Tuttavia sapevo che era una conseguenza dell'anoressia.

Armin fissava il soffitto, sembrava pensieroso. Infatti non disse nulla per un bel po', lasciando la stanza riempirsi solo dei nostri respiri.

Poi dalle sue labbra uscì uno sbuffo, chiuse gli occhi e disse:

"se avrò una ricaduta grave andrò in una clinica"

Continuò a tenere gli occhi chiusi, le sue labbra tremavano dopo quella frase. Aveva paura. Ma di cosa? Di finire in una clinica o di avere una ricaduta?

"lo immaginavo" mormorai sincero. Avevo visto dei video di persone che avevano superato l'anoressia. Volevo capire come aiutarlo e come avrebbe fatto a superarla. Molti raccontarono di essere stati in una clinica. Mi chiesi perché Armin non ci andò.

"ho paura di avere una ricaduta" sussurrò riaprendo gli occhi. Sospirai e continuai a giocare con le ciocche dei suoi capelli.

"ho notato che stai meglio rispetto a prima" dissi sincero cercando di incoraggiarlo a continuare per questa strada. Armin annuì solo, decise di fidarsi di me.

"la psicologa dice che ho delle cicatrici mentali" era strano come sparasse a caso le prime cose che gli passavano per la testa. Come se non fosse lucido o come se si fidasse di me a tal punto. Era adorabile.

"si toglieranno?" chiesi guardando la sua testa, come se potessi intravederle. Ma ovviamente capì che era una metafora.

"non lo so"

"sono belle le cicatrici:sono testimoni di battaglie che abbiamo vinto" non seppi dove sparai quella frase che sembrava uscire da un romanzo. Tuttavia Armin ridacchiò.

"forse hai ragione"

"io ne ho una sotto il braccio, me la feci da bambino" dissi sperando di rallegrare il biondo con qualche mio annedoto d'infanzia. Ne ho così tanti che potrei farci un libro.

"come?" chiese curioso guardandomi.

"stavo giocando a nascondino con mio cugino, mi andai a nascondere dietro una specie di serbatoio o che ne so. Fatto sta che l'angolo era appuntito, indossavo una maglia a maniche corte. Per la fretta di nascondermi sono andato a scontrarmi contro l'angolo, mi fece un enorme graffio e poi si formò questa lunga cicatrice" * spiegai in breve. Armin ridacchiò curioso di vederla.

"che battaglia che hai vinto!" esclamò ironico prendendomi in giro. Io sorrisi felice di avergli strappato almeno un sorriso.

"ad ogni modo, penso che sia una battaglia contro me stesso. Questo mi spaventa terribilmente da farmi rimanere sveglio la notte. Ma voglio farcela, voglio tornare a vivere" disse sospirando e accennando un sorriso. Vidi i suoi occhi illuminarsi. Sorrisi e gli diedi un bacio fra i capelli. Sapevo che stava dicendo la verità. Dai suoi occhi intravedevo la sua determinazione.

Poi quel pensiero tornò in un baleno nella mia mente. Sentii il cuore battere all'impazzata e il fiato mancarmi. Tolsi le mie dite tra i suoi capelli e mi alzai a sedere. Perché quel pensiero mi mandava nel panico?

Armin si alzò anche lui a sedere e mi guardò confuso e preoccupato.

"Eren tutto bene?"

"posso chiederti una cosa? Devi essere sincero, ti prego" dissi con tono supplichevole. Avevo bisogno di sapere la verità. Avevo bisogno che mi contraddicesse. Avevo bisogno di capire che per me ci sarebbe sempre stato.

Armin annuì solo continuando a guardarmi preoccupato.

"una delle conseguenze dell'anoressia sono i pensieri suicidari..." mormorai incrociando il suo sguardo. Armin capì cosa volessi chiedergli, ma mi fece andare avanti.

"hai mai avuto o hai ancora quei pensieri?" chiesi infine. Armin sospirò e si prese qualche secondo per rispondermi.

#spazioautrice

* la storia della cicatrice sotto il braccio è la mia 🤠✌🏻

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