46. Ti voglio credere.

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Brian

Oggi è diversa, non è la solita Melody, seria e infastidita che conosco ormai da mesi.

È più allegra del solito, canta e mi sorride come se tra me e lei non ci fosse mai stata nessuna discussione.

<<Brian>> mi distrae dai miei pensieri la mia dottoressa, che è diventata seria di colpo.

<<Che c'è?>> chiedo osservando la sua espressione con la coda dell'occhio.

<<Possiamo cenare da te? Ti da fastidio?>> chiede cauta, innestando la mia curiosità.

Per quale motivo non vuole andare a casa sua?

Sua madre non si farebbe alcun problema. Non mi sembra una donna che si infastidisce per un po' di sporco.

<<No. Ma perché non vuoi fare da te?>> chiedo, continuando a guardarla con la coda dell'occhio, cambiando rotta.

<<Non mi sembra corretto nei confronti di Jeremy>> spiega, facendomi aggrottare le sopracciglia.

Cosa c'entra Jeremy adesso?

La rabbia cresce a dismisura al solo pensiero che i due possano vivere nello stesso tetto.

<<Convivete?>> domando di getto, serrando la mascella, stringendo il volante con forza, immaginandomi la faccia di quel bastardo, che sicuramente non avrà perso occasione per portarsela a letto.

<<Si>> sibila, sospiro pesantemente, schioccando la lingua sul palato, rimanendo in silenzio.

Era necessario andare a vivere insieme?

<<Perché sei qui con me? Dovresti stare con la tua dolce metà>> suggerisco, fermandomi non appena trovo un posto libero.

Devo parlare con lei, capire cosa cazzo c'é tra di loro.

<<La smetti di fare il geloso?>> domanda spazientita, come se avesse il diritto di arrabbiarsi, dopo quello che mi ha detto.

<<Ti riporto a casa>> affermo, rifiutandomi di passare un altro minuto in sua compagnia dopo quello che mi ha detto.

Non riesco a smettere di pensare lei che dorme  nel suo stesso letto.

Avranno già scopato.

Cosa sta cercando di fare il doppio gioco con me?

Non ha capito un cazzo.

<<Brian>> mi chiama poggiando la mano sul mio braccio teso.

<<Togli quella mano>> la minaccio fulminandola con lo sguardo.

<<Mi hai rotto il cazzo. Sei uguale a tua sorella>> sbotto, lasciando che le mie parole abbiano l'effetto desiderato.

Come immaginavo ritrae la mano, guardandomi delusa è dispiaciuta per le parole che ho pronunciato.

Come quella troia di Carlotta in me cercava solo un po' di svago nient'altro.

Ha proprio  sbagliato.

<<Quindi è questo quello che pensi di me?>> sibila, asciugandosi una lacrima che è scesa.

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