Capitolo Quattro - seconda parte

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Il suo cuore batteva così forte che pensò che gli altri potessero sentirlo. Considerato quanto fossero raffinati i sensi della ragazza, forse quell'idea non era nemmeno così folle.

I dieci membri della pattuglia stavano ridendo e scherzando rumorosamente. Ognuno di loro aveva in mano almeno un calice di vino e prendeva lunghi sorsi dopo ogni battuta. Indossavano lunghe toghe di feltro verde con pezzi di armature attaccate casualmente sulle spalle o sul torace, come se appena conclusa la battaglia non avessero avuto la voglia o la forza di liberarsene completamente. Uno di loro aveva ancora lo scudo legato all'avambraccio da cui si poteva chiaramente distinguere lo stemma di Lord Alastor: un volto per metà bendato e per metà sorridente.

-A noi! – cantò uno di loro. –Ed alla nostra appena acquisita ricchezza! –

Aaron strinse i denti e continuò a muoversi. Il suo regno in fiamme e centinaia di morti e per cosa? Vile denaro?

Le risate della pattuglia non facevano altro che far bollire il sangue nelle sue vene. Non appena furono oltre il gruppo di uomini il principe si lasciò scappare un sospiro di sollievo. Ora si trattava solo di continuare per quella strada e poi trovare una via verso il castello e...-

-Ehi voi! – disse il fante sdraiato per terra con una brocca di vino nelle mani. Aaron si immobilizzò immediatamente come se un incantesimo lo avesse congelato in pochi istanti. –Si dico a voi ragazzi! –

Enny si girò lentamente senza levarsi il cappuccio.

-Prego? – disse con una voce più profonda del normale. Fra i tanti talenti del cavaliere c'era anche quello dei travestimenti: fingersi altre persone gli risultava tanto facile quanto bere un bicchiere di birra.

Il fante lo guardò con un grande sorriso ed aprì le braccia.

-È un giorno di vittoria e noi stiamo festeggiando! – disse. – Nessuno dovrebbe rimanere senza vino e donne in una sera come questa! –

-Temo che dobbiamo rifiutare, Sir – rispose lui guardando verso di noi. – Siamo molto di fretta –

Il fante scoppiò in una fragorosa risata fino a far colare il vino sull'uomo seduto vicino a lui. L'uomo non sembrò molto turbato dall'avvenimento e si limitò a leccare via l'alcol dalla propria tunica con un sorriso.

-Nessun Sir o Lord in queste fila – disse alzandosi. Enny ed Aaron misero automaticamente le proprie mani sull'elsa delle spade pronti ad agire se necessario. –Solo uomini e donne stanchi di essere maltrattati dai potenti. Adesso come ho già detto in precendenza, è un giorno di vittoria e nessun uomo dovrebbe rimanere senza vino o donne. Qui abbiamo vino in abbondanza, tuttavia ... -

Si avvicinò a passi pesanti nella direzione di Thea per poi strapparle via il cappuccio con un gesto violento.

-... manchiamo del gentil sesso – concluse con un ghigno. –Lasciateci le fanciulle e siete liberi di andare con una delle nostre brocche di vino. Il migliore di Macharia! –

Thea si allontanò di un passo barcollante dal fante. Il resto della pattuglia si alzò lentamente con le spade alla mano. Erano stanchi ed ubriachi di vittoria, la peggiore delle combinazioni per un nemico da combattere. Il fante tentò di afferrare Thea per un braccio, ma scivolò sulla radice di un albero che spuntava dal terreno.

-Dannazione! – gridò quando la sua schiena toccò terra.

L'attimo di distrazione bastò a Enny, Gregor ed Aaron per sguainare le spade ed avvicinarsi a loro volta a Thea.

-Non vogliamo problemi.– disse Marion levandosi il cappuccio. –Siamo solo dei viandanti –

-Ed io sono nato ieri – disse il fante rialzandosi con l'aiuto di un suo compagno. – Quelli sono Thea Meredith e Gregory Claster, membri ufficiali della Guardia Reale. Hanno rinchiuso il mio unico figlio in prigione per furto di viveri due mesi fa, li riconoscerei ovunque! –

Endhor - La profezia perduta #Wattys2020Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora