Capitolo Cinque - seconda parte

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Le immagini scorsero veloci nella sua mente ed il principe si riscosse subito dal limbo che una visione gli causava.

-Io penso che tu ci abbia portato in un tunnel non noto ai cartografi di Macharia- continuò Enny senza battere ciglio. Thea e Gregory annuirono dietro di lui con poca convinzione. Almeno loro non sembravano essere immuni al primordiale istinto di tacere quando la ragazza parlava. – Un tunnel incantato del passato – mormorò sussurrando la parola.

-Io penso che qualunque tunnel questo sia- lo interruppe Aaron. -Ci ha portato lontano dall'immediato pericolo e per questo dovremo essere grati-

Enny lo guardò in cagnesco per averlo corretto. Erano poche le volte in cui non erano in pieno d'accordo e quando ciò accadeva, Enny impiegava sempre qualche secondo prima di rendersi conto che Aaron fosse il suo superiore.

La ragazza osservò attentamente i due compagni discutere con uno scambio di sguardi. Quando Enny alzò gli occhi al cielo in segno di sconfitta, lei continuò a camminare verso l'uscita. Gregory allungò il passo per mettersi al paro con il principe costeggiato da Thea.

-Sire volevamo solo farle sapere- disse lei senza guardarlo negli occhi. -Che il nostro riguardo verso la posizione di Enny è puramente per lo scopo di tenere voi e la famiglia reale sicura- Aaron si dovette trattenere dal sorridere. Non poteva credere che nel bel mezzo di un assedio Thea e Gregory fossero preoccupati del protocollo da seguire per la catena di comando. -Non vogliamo che voi dubitiate per un secondo della nostra fedeltà-

Aaron prese un respiro profondo.

-Thea, Gregory- disse. -L'unico ordine che ho intensione di darvi fino a che non rivedrò mio padre sul trono di Macharia è di essere onesti con me su quello che pensiate si il modo corretto di agire. Niente Sire, niente formalità, niente catena di comando. Siete cavalieri di Macharia, così come lo sono io. Essere figlio di un Re non rende le mie decisioni più valide delle vostre.-

I due cavalieri si sentirono presi alla sprovvista. Enny fischiò da dietro di lui.

-Immagino che tale regola valga anche per me, Sire- disse con un ghigno.

-Decisamente no- rispose Aaron. -Tu continuerai a lucidare la mia armatura e asserire a tutto ciò che dico –

Enny si inchinò sarcasticamente.

-Al vostro servizio -

-E per la cronaca- continuò il principe. -Il titolo di Sire è bandito, da ora in poi sono solo Aaron –

-Aaron il Magnifico? – propose Enny.

-Solo Aaron – sorrise il principe.

-Aaron il Possente?- contrabattè l'amico. Aaron si lasciò scappare una risata. Enny finse di pensarci su' prima di continuare. -No, hai ragione, non puoi mentire ai tuoi sudditi. Aaron il Decente?-

La ragazza tossì davanti a loro. Era una risata quella che aveva cercato di mascherare? Aaron non ne era sicuro.

Lo sbocco del tunnel si aprì sulla Foresta Rossa, proprio come Enny aveva preannunciato. Aaron aveva camminato fra quei sentieri solo una volta nella vita, molto tempo prima, quando sua mamma era malata e suo padre era alla ricerca disperata di rimedi sconosciuti ai sapienti di Macharia. La leggenda diceva che prima della suddivisione di Endhor, la Foresta Rossa era popolata da una stirpe di Melmadian i cui rituali avevano poteri curativi che andavano oltre la magia. Nessuno nei passati cento anni aveva mai visto un Melmadian, ma si diceva fossero piccoli come un pugno e veloci come aquile. Le loro ali erano tinte di rosso, permettendogli di nascondersi fra gli alti arbusti della Foresta della stessa colorazione. C'era chi sostenesse che gli alberi fossero rossi poichè composti dei residui delle ali dei Melmedian morti alla caduta di Endhor e chi invece pensava che gli alberi fossero stati colorati dalle lacrime di sangue che avevano versato per i loro padroni caduti in battaglia.

Endhor - La profezia perduta #Wattys2020Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora