Capitolo Nove - seconda parte

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-Gli animali ed i bambini vengono fatti nascere ai confini per questo motivo – continuò. – È l'unico modo per evitare che vengano contaminati –

Aaron non potè fare a meno di notare la ricrescita di capelli alla base del capo della ragazza, dove stavano riprendendo il loro colore bianco naturale. Cosa poteva significare?

-Tu vieni da queste terre non è vero? – chiese prima di potersi fermare.

Il principe ricordò con un brivido la sensazione di ghiaccio e freddo sulla sua pelle nuda mentre correva fra i boschi delle Terre Bianche nelle sue visioni.

-Ho vissuto in molti luoghi – rispose lei criptica. – Le Terre Bianche sono uno di questi. –

Passarono il resto della giornata in silenzio, scambiando solo un paio di parole quando necessario. Nè Enny nè Aaron avevano la forza di ammetterlo, ma camminare incessantemente per giorni e dormire sul terreno freddo li aveva lasciati stanchi e doloranti. Al contrario della ragazza, loro non erano abituati a sopravvivere di bacche e piccoli animali mangiati crudi e a riposare poche ore a notte. La breve sensazione di ristoro che era seguita all'uscire dalla Foresta Rossa era svanita quando Aaron si rese conto di quanto immense fossero le Dorsali e quanta strada dovessero ancora percorrere per arrivare a Xenia. Non aveva idea di come comunicare con Thea e Gregory o se fossero riusciti a costruire una resistenza a Lord Alastor.

Non solo l'idea di convincere Re Fihor a concedergli ausilio sembrava sempre più folle, ma la speranza che ci fosse qualcosa da ausiliare al suo ritorno lo era ancora di più. Era un piano destinato a fallire.

Enny sembrò leggergli nel pensiero.

-Che altra scelta abbiamo?- chiese sconsolato. Aaron non aveva mai visto l'amico privo di iniziativa prima di allora. – Dobbiamo solo sperare in un miracolo –

"Un miracolo" pensò Aaron sarcasticamente. Il principe aveva pregato più volte i quattro dei antichi per un miracolo e non aveva mai ottenuto una risposta.

"Prego per una vittoria facile e senza inutile spargimento di sangue al fronte" aveva detto la prima volta.

"Prego per la stabilità dei confini per il mio regno" aveva provato la seconda.

"Prego per la vita di mia madre" aveva implorato la terza ed ultima.

L'unico miracolo a cui lui avesse assistito in tutta la sua vita era stato quello di incontrare la ragazza ed era convinto che avesse ben poco a che vedere con la religione e più con il caso.

"Anche se..." un pensiero cominciò a formarsi nella sua testa.

Aveva sempre pensato alle sue visioni non come a miracoli, ma più ad una maledizione. Una maledizione che non gli aveva portato altro se non problemi nel corso della sua vita e sembrava non aver alcuno scopo fino ad un paio di settimane prima, quando aveva incontrato la ragazza.

Una ragazza che, a sua insaputa, aveva condiviso con lui gran parte della propria infanziae che aveva salvato il suo miglior amico.

Una ragazza che possedeva un'incredibile capacità magica.

Lui, Enny, Thea e Gregory forse non sarebbero stati in grado di riconquistare la capitale da Lord Alastor da soli, ma con i soldati vestriani e l'aiuto della ragazza ... forse avrebbero avuto un barlume di speranza.

Il sole stava calando dietro le montagne e le ombre degli arbusti bianchi si allungavano come artigli nella loro direzione.

-Dobbiamo trovare riparo per la notte – disse la ragazza guidandoli verso l'interno della foresta.

Aaron lanciò uno sguardo verso la buia foresta bianca e cercò di non sembrare spaventato.

"Sono un cavaliere di Macharia" pensò pompandosi in petto. "Non mi farò spaventare da qualche albero"

Il suoi buoni propositi sfumarono non appena vide un paio di occhi lucenti osservarlo dall'alto dei rami. Aaron emise uno stridulo verso che aveva ben poco a che fare con i cavalieri di Macharia.

La ragazza lo guardò come se fosse stupido e fischiò per costringere la creatura ad allontanarsi. Non appena questa di sollevò dal ramo, Aaron riconobbe le fattezze di un comune gufo.

"Complimenti, continua a recitare la parte della donzella in pericolo" pensò. Il principe avrebbe voluto prendersi a schiaffi per essere così timoroso davanti alla ragazza. Cioè, non che gli importasse cosa pensasse di lui.

La ragazza si muoveva con passo felpato nel buio della notte, come se conoscesse a memoria la posizione di ogni rametto ed ogni foglia sparsa sul terreno. I due cavalieri cercavano di emularla al meglio, ma con scarsi risultati. I suoi occhi verdi brillavano nella notte per l' irritazione ogni volta che Aaron metteva i piedi nel posto sbagliato. Il principe fu grato alle tenebre che mascheravano il rossore che gli avvolgeva le guance.

Dopo quella che sembrò un'eternità, giunsero in una caverna buia ai piedi della montagna. Gocce di condensazione cadevano sulle loro teste e creavano pozzanghere maleodoranti per terra.

-Invitante – commentò Enny. Dall'assenza di eco Aaron ipotizzò si trattasse di una caverna poco profonda.

La ragazza si voltò nella loro direzione. – Ho bisogno della vostra parola che non riferirete nulla di ciò che state per vedere mai a nessuno nella vostra vita – disse incrociando le braccia.

-Sicuro – dissero in coro. Aaron era cosí stanco che avrebbe aderito anche a cedere parte del proprio regno in cambio di un posto in cui riposare.

Lei chiuse gli occhi ed aprì le mani.

- Calor translatio – sussurrò.

Aaron percepì un flusso di energia proveniente dall'esterno passargli attraverso per arrivare alla ragazza. Dai suoi palmi aperti si sprigionò una fioca luce argentata che illuminò l'interno della caverna. Lentamente le pozzanghere si prosciugarono fino a sparire e le gocce d'acqua smisero di cadere sulle loro teste. Quando alzò lo sguardo, Aaron vide che fili d'acqua scorrevano sul soffitto senza seguire le regole della gravità e convergevano all'entrata della caverna. La temperatura si abbassò velocemente per poi rialzarsi grazie alla presenza di un piccolo fuoco fluttuante all'interno al centro dello spazio. Aaron rimase a bocca aperta e non riusciva a smettere di fissare la responsabile di ciò che a cui aveva assistito. La luce che fuoriusciva dalle mani della ragazza si spense delicatamente e lei riaprì gli occhi.

-Come ... che ... non capisco ... – balbettò Enny mentre additava tutto ciò che il suo cervello non era riuscito a comprendere.

-Magia – alzò le spalle. – Riposatevi pure prendo il primo turno di guardia –

Aaron era troppo sconvolto per obiettare e si stese per terra, a proprio agio per la prima volta in settimane. 

Endhor - La profezia perduta #Wattys2020Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora