Capitolo Ventitré - seconda parte

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La risata cupa non provenne da Fhior, ma da uno dei servitori intenti a pulire il pavimento. Si alzarono entrambi in piedi in contemporanea e si voltarono verso di loro. I loro corpi erano talmente identici che Aaron aveva difficoltà a distinguere l'uno dall'altro. Due paia di occhi vitrei li fissavano senza emozione.

-Nulla di cui non fosse consapevole, principe – disse uno. La sua bocca si storse sull'ultima sillaba. –Ma non ti turbare troppo, il suo corpo reggerà ancora a stento per pochi giorni e poi ah... temo sarà libero di abdicare la sua posizione.–

L'altro servitore si fece avanti e ed accarezzò il volto di Fhior, il quale rimase impassibile. -E quale migliore sostituto se non la Regina che tanto gentilmente è corsa in suo aiuto in letto di morte, uhm? – rise. – Certo, se solo avesse avuto un erede la situazione sarebbe diversa... ma temo che la sua unica figlia sia stata uccisa da una triste e rara malattia. Ed il Regno di Macharia che tanto gentilmente aveva sostenuto dopo la morte della propria figlia! Ah temo sia stato vittima di una ribellione causata dal suo stesso accordo. –

-Mai sentito di una malattia che facesse cadere le persone da torri – rispose Enny sarcasticamente. Aaron si risvegliò dal torpore in cui era caduto. La voce della Regina Nera risuonava come una dolce melodia nelle sue orecchie che sembrava dirgli di farsi da parte e mettersi a dormire.

Il primo servo puntò un dito contro Enny. – Un mezzosangue, ed Alastyn per giunta – disse. – Unisciti a me e farò in modo che la tua specie risorga, o rimani mio nemico e perirai come tale. –

Per un terribile istante, Aaron ripensò alle parole degli spiriti bianchi su Enea.

"Non rinnegare le tue origini. Sarai colui che riporterà gioia alla tua specie."

Enny scrollò le spalle e sguainò la sua lama. -Ah proposta allettante, ma preferisco rimanere dal lato dove le persone non diventano mummie rinsecchite. –

La guardia schioccò le dita ed Enea volò dieci metri indietro sbattendo contro la parete. L'amico gridò di dolore, il braccio sinistro piegato in una posizione innaturale.

-Chi altro abbiamo qui – disse Fhior grattandosi il mento. Ad ogni movimento, capelli bianchi cadevano sulle sue spalle. – Ma certo, il principe degli inetti. Come pensi di fermare me, Aaron, quando non potevi nemmeno fermare un branco di ribelli inferociti dagli errori di tuo padre? –

Aaron non si lasciò scalfire dalle sue offese. Nel bene o nel male, il principe aveva accettato di non poter salvare tutti nella sua impresa. Avrebbe fatto ciò che poteva per la propria nazione, al costo della sua stessa vita. Con la coda dell'occhio, Aaron vide Atheena ancora immobile dietro di lui. Il principe lasciò cadere il coltello e chiamò a se l'energia del mare che tanto gli era vicino. La rabbia, il terrore, il risentimento che aveva accumulato e sepolto in quei mesi vennero rilasciati.

Per un istante, nulla accadde. Poi, una leggera brezza marina gli scompigliò i capelli e la sala del trono esplose. 

Endhor - La profezia perduta #Wattys2020Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora