Capitolo Diciannove - seconda parte

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-Padre, dobbiamo muoverci ... il Circolo .... potrebbe non essere molto contento della nostra scomparsa – offrì Enny.

Nettuno osservò le vele spiegate e leccò un dito per capire da che parte soffiasse il vento. -Non se ne parla fino a questo pomeriggio figliolo. Senza un equipaggio è impossibile salpare contro vento. –

Enny imprecò sottovoce beccandosi uno sguardo di rimprovero dal padre.

Atheena lo scosse per una spalla. -Ho un'idea. – disse. Aaron cominciava ad aver paura quando la ragazza lo guardava in quel modo. – Pronuncia le parole "aquae motum" ed immagina la barca muoversi fuori dal porto. –

Lui alzò un sopracciglio scettico. – Onestamente comincio a dubitare delle tue capacità di giudizio. –

Atheena alzò gli occhi al cielo. -È l'antico linguaggio degli dei! Serve ad incanalare meglio la tua energia senza ... hai capito –

"Senza far esplodere nulla" aggiunse mentalmente.

-Aquae motum- disse il principe titubante. Aaron sentì il flusso di energia passargli attraverso ed espandersi verso l'acqua sottostante. Sentiva le correnti, i pesci che nuotavano sotto di lui, ogni alga e plancton che cresceva sotto il vascello come se fossero estensioni del suo stesso corpo. Tese le dita e l'ancora rispose alla sua muta richiesta, ritirandosi ad una velocità spaventosa. Le cime volarono sopra le loro teste spiegando le vele. L'albero di mezzana si girò seguendo il loro movimento e si tesero sotto l'influenza della brezza marina. Aaron rise ed alzò una mano verso il mare aperto. Il vascello si staccò dal porto come se volasse, spinto dalla corrente lontano dalla riva.

-SI!- esclamò Atheena aprendo le braccia per accogliere il vento. Le gocce d'acqua di mare le bagnavano il viso, ma a lei non sembrava importare.

Aaron capiva cosa stesse provando: non si era mai sentito così forte. Così libero. Si volse verso la costa per assicurarsi che fossero abbastanza lontani e vide una figura ricurva osservarli da lontano.

Medea aveva fissato i suoi occhi neri sul suo volto, come se potesse distinguerlo perfettamente, causandogli un brivido dietro la schiena. Charlie la notò e mimò un segno di scherno con le mani che fece arrossire persino Nettuno.

Non appena la costa scomparve all'orizzonte, Aaron si costrinse ad allentare la sua presa sulle correnti rallentando la barca.

-Enea, avresti potuto informarmi che il tuo principe fosse uno stregone – disse Nettuno senza un vero rimprovero nella propria voce. -Un figlio del mare, tralaltro -

-Un figlio del mare? – chiese Charlie al suo posto. – Oh e per la cronaca... cosa diamine sta succedendo? –

-Sbattuta la testa quando sei caduta dal cielo principessa? – chiese Enny con un ghigno.

-Ah dir la verità si, idiota – rispose lei incrociando le braccia. -Mi hanno gettato da una torre ricordi? –

-Io non intendevo ... cioè perchè gli angeli ... – balbettò Enny.

-Un figlio del mare – Atheena li riportò alla realtà. – Sa cosa significhi? –

-Oh certo! – rispose Nettuno entusiasta. Da come reagì Enny, Aaron ipotizzò non fosse la prima volta che il padre gli raccontava queste storie. -Gli antichi spiriti del mare mi parlano di tanto in tanto. Si sentono soli e dimenticati di questi tempi, il loro esilio li ha colpiti duramente, ma si fidano ancora di pochi umani e mezzosangue. – il padre rivolse uno sguardo affettuoso al figlio. -I quattro astri elargiscono doni ai mortali di quando in quando: ogni strega o stregone ne ha una briciola nelle proprie vene. Quando gli dei lo ritengono necessario, conferiscono ben più di un goccia dei loro poteri nelle vene dei loro prescelti. Negli antichi tempi, li chiamavano i campioni o figli degli dei ed erano loro a governare le terre. Il giochetto che il tuo principe ha appena fatto? – disse ad Atheena. - Nessuno stregone può compiere un atto del genere, nemmeno il più potente. Solo un figlio del mare può piegare le correnti a suo favore in questo modo. –

Endhor - La profezia perduta #Wattys2020Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora