Capitolo Ventuno - seconda parte

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Il russare di Enny si fece così forte che potevano sentirlo dall'interno. Charlie gli lanciò un cuscino in faccia con il solo risultato di farlo girare dall'altra parte.

-Anche io ti ho visto una volta – sputò Atheena tutto d'un fiato.

Aaron la guardò ad occhi sgranati. -Cosa? Quando? Aspetta un secondo. –

Il principe non aveva mai avuto controllo sulle proprie visioni, ma durante quell'ultima aveva percepito qualcosa di diverso dal solito. Le ombre che gli offuscavano la mente e lo trascinavano via dalla realtà non era più libere di muoversi senza controllo come quando era più piccolo. Si muovevano con leggerezza, in frivoli, come delle onde che si infrangevano contro la costa. Aaron si chiese se potesse controllarle proprio come le correnti marine, come aveva suggerito Ninfea.

Il principe le offrì la mano. Non appena Atheena la strinse, i loro corpi si dissolsero nel nulla.

Era diverso dal solito. Aaron era abituato a chiudere gli occhi e farsi trasportare dalla visione, ma questa volta i suoi occhi rimasero ben aperti: era lui a decidere dove e come fermarsi. Gli passarono davanti lampi di vita passata e presente, pensieri ed emozioni così forti da farlo impazzire. Aaron scosse la testa ed afferrò le ombre come le redini di un cavallo, costringendole a seguire i suoi ordini.

La bambina era più grande. Forse l'età della sua prima visione, undici o dodici anni. Era ancora rinchiusa nella cella senza luce con la guardia a bloccarle l'ingresso. Aaron poteva ancora percepirne il terrore, ma qualcosa era cambiato dall'ultima volta: non era più rassegnata a rimanere lì, aveva la speranza di uscire. Vide fra le sue memorie il volto di una bambina poco più grande di lei, ma altrettanto fragile. I capelli biondi erano striati di bianco ed i suoi occhi neri erano circondati da pesanti occhiaie. Ogni volta che portava ad Atheena i pasti attraverso i buco della sua cella, le lasciava un sorriso complice, come se anche lei fosse prigioniera in una cella diversa. Le catene alle sue caviglie tintinnavano ad ogni suo passo strascicante. Si chiamava Mal.

Mal non aveva molti amici al castello. Erano pochi i bambini che potessero sopravvivere nel cuore delle Terre Bianche senza ammalarsi. Anche lei era malata, tossiva sangue quando parlava troppo. I genitori l'avevano venduta alla Regina in cambio di cure e la Regina aveva mantenuto la propria parola. Schiavitù a vita in cambio di una salute precaria. Mal glielo aveva detto quando le guardie non guardavano nella loro direzione.

Nessuno sapeva dell'esistenza di Atheena all'esterno, lei era il piccolo segreto della Regina. Mal e le sue guardie erano l'unica eccezione.

Da un paio di mesi la Regina non era stata in grado di ferire Atheena come in passato. La bambina non sapeva perchè, ma ogni volta che la carceriera si avvicinava lei sentiva avvolgersi da uno scudo di energia protettiva e Jasmine non poteva fare nulla per attraversarlo. La prima volta che era successo, la Regina era stata così furiosa che aveva ordinato al Cacciatore di colpirla in viso. Aveva fatto male, ma mai come il dolore che Atheena aveva provato in precedenza. La seconda volta Atheena aveva riso. La terza volta, il colpo fu così forte che si morse la lingua riempiendosi la bocca si sangue. Aaron sbiadì quando vide la bambina sputare il sangue in faccia alla Regina. Era da giorni che la Regina non tornava. Atheena sperava che fosse la volta buona che la lasciasse in pace.

Quel giorno Mal era in ritardo ed il suo stomaco brontolava da ore. Scattò in piedi quando la porta si aprì e sorrise alla vista dell'amica. Il sorriso le morì in volto quando la Regina la seguì.

-Buonasera mia principessa! – esclamò quella contenta. Il suo sorriso era quello di un folle. – Ho saputo tu abbia trovato un'amica nelle tenebre! –

Atheena non fiatò, i suoi occhi puntati su quelli terrorizzati di Mal.

-Te lo chiederò una sola volta – disse avvolgendo una mano intorno al viso di Mal. – Dammi il dono degli dei, o Mal ne pagherà le conseguenze. Oh no tesorino, non piangere, la tua amichetta mi darà ciò che voglio, non è vero Atheena? –

Atheena gridò che non sapeva di cosa stesse parlando. Offese che non sapeva di conoscere. Gridò fino a che la gola non sembrò esplodergli.

-Capisco – disse lei. La sua presa sul volto di Mal si strinse e la bambina urlò di dolore.

Atheena sbattè i pugni sulle sbarre ferendosi le nocche. Sentì le sue mani formicolare, ma tutto stava succedendo troppo in fretta. Mal cominciò a tossire sangue, i suoi arti scossi da spasmi violenti. Quando fluidi cominciarono ad uscire dalla sua bocca, la Regina lasciò la presa schifata. Atheena si inginocchiò davanti alla sua figurina, le sue grida ridotte a singhiozzi.

-Oh su su, non disperare, era solo una mortale – disse pulendosi le mani sul suo pregiato vestito. – Sono solo prede. E noi, mia piccola arma, siamo predatori. –

Atheena rimase immobile a lungo dopo che la Regina Nera se ne era andata. Il corpo di Mal era stato portato via con il suo pasto lasciato intoccato.

Li dove la sua amica era morta, una piccola crepa si era aperta quando aveva toccato il pavimento. Il fuscello di una pianta a lei sconosciuta aveva trovato la sua strada fra le segrete del castello. Atheena strinse il pugno ed il fuscello si mosse. Fu quasi impercettibile, ma la bambina lasciò il movimento distoglierla dal suo dolore.

Un bagliore solitario la costrinse a guardare in alto. I suoi occhi non erano abituati alla luce. Aaron sobbalzò quando vide che all'interno di quel bagliore c'era il suo viso. O meglio, il suo viso da bambino, l'Aaron dodicenne che avrebbe cominciato ad avere delle visioni da quel giorno, per il resto della sua vita. I suoi occhi erano chiusi, ma le sue labbra si muovevano in una muta richiesta.

"Scappa"

Le dita di Atheena ripresero a formicolare. Il cacciatore alla porta notò il suo movimento improvviso, ma non fece caso alla testa fluttuante di un ragazzino nella cella. Forse era solo attraverso gli occhi di Atheena che poteva vedersi. Il cacciatore sguainò la spada e si diresse verso la bambina. Atheena percepì una stretta allo stomaco e la piantina si mosse con rapidità. Crebbe fino all'altezza di un uomo, distruggendo il rimanente pavimento intorno a lei e dando la possibilità ad altre radici di affiorare. 

Endhor - La profezia perduta #Wattys2020Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora