Capitolo Ventitré - prima parte

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Capitolo Ventitré

Il primo scontro

Aaron avrebbe preferito mangiare bava di Troll per un anno piuttosto che vivere in quel castello.

Sebbene sembrasse possente e grandioso dall'esterno, il palazzo di Xenia era tutto fuorché pratico. Le stanze della servitù si trovavano tutte ai piani sotterranei mentre le sale regali, il consiglio cittadino e persino le camere da letto erano situate in cima a delle immense torri. Il principe avrebbe scommesso la propria vita sul fatto che la vista sul mare fosse spettacolare dalla cima, ma valeva la pena arrampicarsi su per milioni di gradini? Assolutamente no.

Aaron non si stupì che i cavalieri vestriani fossero i più resistenti in battaglia: se questo era il luogo dove vivevano, dovevano essere in perfetta forma anche solo per poter andare in bagno.

Il principe si ritrovò senza fiato a metà della scalinata principale che portava alla sala del consiglio. O meglio, torre di comando, come l'aveva definita Charlie. Il suo umore fu reso ancora più nero dal fatto che bambini servi gli zampettavano vicino come se nulla fosse. Se uno di loro gli avesse tirato un vassoio in faccia, Aaron non aveva dubbi sul fatto che non avrebbe avuto le forze di difendersi. Stregone o meno.

Enny poggiò le mani sul petto come se potessero aiutarlo a contenere i propri polmoni.

-Attenti a non scivolare – li avvisò Charlie. – È un bel volo da quassù –

Detto da una persona che poteva volare, non suonava promettente. Aaron guardò in basso e le vertigini gli causarono un senso di nausea. Si rimise in moto pur di distrarsi.

-È così che ti sei ferito in viso? – chiese cercando di tenere giù il pranzo.

Charlie sfiorò assente la cicatrice sulla sua guancia. -Brutta, non è vero? – disse con un sorriso sospettamente soddisfatto. – Ma no, l'ho fatta io stesso con un coltello da caccia. –

-Aggiunge carattere – rispose Enny. Atheena era sul punto di dargli una gomitata ma sembrò ripensarci quando capì che quello richiedeva un ulteriore sforzo. Era l'unica del gruppo con l'eccezione di Charlie a non essersi ancora lamentata, ma Aaron poteva vedere delle goccioline di sudore corrergli lungo il viso.

Proprio quando Aaron pensò che le sue gambe si stessero per trasformare in gelatina, le scale si fermarono.

L'atrio superiore del castello era ampio e luminoso. La luce solare filtrava attraverso delle immense finestre che si aprivano al di sopra di un grande altare dorato. Aaron non ricordava che i vestriani fossero particolarmente religiosi, ma il fatto che avessero posto un monumento dedicato ai quattro astri al centro del loro potere politico indicava altrimenti. Gli dei erano raffigurati da delle statue di marmo bianco alte almeno dieci metri ai quattro angoli dell'altare. Il principe si aspettò quasi un segno divino che gli suggerisse come procedere, ma le statue rimasero ... statuarie.

L'atrio apriva la via per altre stanze più piccole ai suoi lati. Un'architettura simile a quella che avevano incontrato nel covo della resistenza, ma molto più elaborata. Non vi erano porte, solo archi in marmo che si aprivano sull'interno. Aaron poteva vedere direttamente all'interno delle camere private dei cortigiani e regali. Il concetto di privacy era evidentemente perso in mare.

-La sala del trono è da questa parte – li guidò Charlie. Si diressero sulla destra, verso un'arco più imponente degli altri. -Mio padre dovrebbe aver appena finito le udienze della giornata. –

Aaron aveva dovuto abbandonare la spada per un pugnale che poteva facilmente nascondere fra i vestiti da servitù. Poichè erano riusciti a passare inosservati fino a quel momento, gli sembrò fosse stata una scelta saggia. In quel momento tuttavia, all'entata di una stanza che poteva segnare la loro morte certa, Aaron avrebbe dato un rene pur di poter mettere le mani sulla familiare elsa.

Endhor - La profezia perduta #Wattys2020Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora