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30 settembre
20.00 pm

<<Quindi ...cosa dovevi dirmi?>>

Al clik della porta che si chiudeva alle loro spalle Andrea non esitò nemmeno un'istante sulla domanda.
Dalla sera prima non aveva fatto altro che curarsi di Hanna e controllare che si fosse risvegliata. Ogni ora del giorno e della notte rimase al suo fianco e molto spesso dormiva sulla poltrona in tessuto lilla, intonata con le tonalità delle pareti, aspettando con impazienza che la ragazza si alzasse.
Di una cosa era certo: se Hannie decide di riposare, allora state tranquilli perché è entrata in letargo.

Quel giorno chiese di prendere la presenza in smart working così un altro ragazzo del suo corso poté occupare il posto direttamente in istituto.

Gli piaceva di più, studiare da casa.
Innanzitutto per le comodità ed anche perché la pressione dei docenti era meno marcata così da renderlo più responsabile e produttivo per un futuro avvenire.

Scelse la facoltà di lingue.
Era la sua indole innata proprio perché lui stesso era bilingue: nato da madre italiana e padre afroamericano masticava entrambe gli idiomi con una disinvoltura da far accapponare la pelle ai migliori traduttori del mondo.
Questo suo talento era l'unica cosa che non rimpanse mai dopo la separazione dei suoi.

Tra qualche anno raggiungerà la laurea ed era già in procinto di una carriera da insegnante, sotto la stima di molti suoi conoscenti.

🦋

<<Allora, c'è qualcosa che volevi dirmi ieri sera, dimmi.>>
Per un momento Hanna tornò alla realtà, pensando che fosse una sciocchezza e che lei dovesse essere una stupida a pensare così male di lui.
Ancora non aveva prove e già stava puntando un dito.
<<... qualche sera fa ho rivisto Ester...>> -aspetto la sua espressione, ma il giovane non mosse un sopracciglio, nemmeno sorrise, assolutamente nulla, come se la notizia non lo riguardasse.

"...e invece ti riguarda eccome André."

<<Oh bene, e come sta? Nemmeno io la vedevo da un bel pezzo, pensavo si fosse trasferita.>>

"Con quanta calma stai dicendo queste parole?"

<<Bene, almeno credo, s'è rifatta una vita, fa ancora la modella e fra qualche sera sfila qui - nelle vicinanze, ti va se andass..>>
<<No dai, sarebbe imbarazzante!>>
<<In che senso?>>
<<Cioè, alle sfilate ci vanno le fighette...io ti sembro una fighetta Hanna?>>
<<Con questi mocassini penso proprio di si.>>
<<Comunque non mi va.>>
<<Ma è solo una sfilata! Starai con me.>>
<<Non mi va ti dico. Non mi piace quella roba. Tutti quei..come li definisci ..."falsi shoshin", mh? È corretto>>
<<Sono persone che comunque hanno una percezione del mondo diversa dalla nostra, dovremmo accettarlo André, mica sono tutti bacchettoni come te.>>

Lo disse in tono ironico per non sembrare troppo pesante, il problema è che stava deviando il discorso adesso e aveva bisogno di un modo per tornare in pista.

<<... magari c'è anche il piccolo Mike>>
<<Il piccolo chi?>>
<<Suo figlio, ha cinque anni ...si è però sposata da poco...>>
<<Ah>>
<<Ah? Cos'è 'sta risposta?>>
<<Nulla, solo che mi fa ridere>>
<<Che abbia un figlio?>>
<<No, che abbia deciso di tenerlo..>>

Hanna rabbrividì, che razza di frase era questa?

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