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20 novembre 2020.
2.00 am.

Ester

Potrà sembrare un atto da bambini e forse un po' troppo Cliché quello di intrufolarsi nello studio dei manuali dove gran parte dei pazienti venivano schedati, ma una cosa che ho capito dai libri che ho letto è proprio questa: i migliori indizi si trovano qui dove nessuno entra mai per paura di chissà cosa; mi sentivo come in uno di quei film dove l'agente segreto della polizia ha bisogno di notizie che nessuno ha intenzione di rivelare e per raggiungere questo" misterioso vaso di Pandora" deve per forza infrangere una regoletta ogni tanto, quindi eccomi qua alle 2 di notte a fare meno rumore possibile perché la sorveglianza si allerta al minimo fastidio e - per giunta- le telecamere nei corridoi sono accese 24 ore su 24. Sta di fatto che Félix è molto più bravo di me nel tenere la calma eppure dico di avercela messa tutta per non prendere decisioni affrettate.

Tutti i fascicoli erano in una pila da 6 o 7 ciascuno in uno scaffale e molti risultavano incompleti senza sapere il perché.
Nel frattempo era passata già un'ora e mezza prima di raggiungere la porta solo perché ho dovuto beccare le chiavi della stanza in una sacca del grembiule infermieristico di uno dei tanti che lavorano qui, ed il bello é che non si trattava di una sola chiave, ma dell'intero mazzo.

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Ripassando l'alfabeto dalla A alla Z poi ci fermammo pensando di aver sbagliato posto perché ogni listino segnava un paziente deceduto o rilasciato negli anni 90, c'era davvero dello straordinario... perché mai tutte le conclusioni erano affrettate in un unico e semplice bollino rosso di rilascio, dov'erano le motivazioni e la causa di morte?
E poi, perché tenere ai piani superiori tutti i vecchi fascicoli mentre il resto era conservato giù, nei ripostigli al piano terra?
Fu la prima cosa a venirci in mente dato che altri luoghi erano bene o male più trafficati da chiunque, qualcuno da un giorno all'altro se ne sarebbe accorto ed avrebbe dato una sbirciata, perché non tenerli ben conservati dove nessuno metteva mai piede allora?

Faceva freddo in giro anche con i maglioni pesanti ma questo portò a spronarci facendo salire l'adrenalina.

Quando avevamo ormai capito che nessuno era lì pronto a sorvegliare il posto finalmente ci rilassammo un po'; quella che chiamerò da oggi in poi <<L'enciclopedia degli scritti>> intendo proprio questo luogo dove tutto sembra immacolato anche se vecchio e costruito parecchi anni fa -forse quando c'era ancora la guerra i medici erano qui a nascondersi lasciando che gli attacchi russi portassero via i poveretti che invece erano rimasti sopra, uccisi o stuprati.
Infondo non poteva raggiungere la capienza di una cinquantina di medici sempre se si mettevano tutti stretti sennò 30 uomini bastavano e avanzavano.

Era tutto allestito come se fossimo tornati indietro nel tempo e i granelli di polvere erano visibili ed mobili con la luce della torcia che Félix portava con sé; il luccichio di qualche statuetta ed un fermacarte ci portò sulla scrivania proprio in mezzo alla stanza. Non so per quale motivo ho avuto il presentimento che fosse il posto giusto.

Ci mettemmo un po' per capire che i nostri fascicoli si nascondevano nel secondo cassetto della scrivania, poi iniziamo a sfogliare.

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30 ottobre 2019

Ero appena rientrata a casa dopo aver fatto un paio di foto ad una mia collega per il nuovo tema invernale di quest'anno quando sentii mio marito parlare al telefono con uno sconosciuto.
Lasciai perdere pensando si trattasse solo di questioni lavorative quando puoi fece il mio nome, mi nascosi per ascoltare meglio; parlava con un amico ... un " molto più che amico" quando si scambiavano versetti scomodi: per mia fortuna nostro figlio era già a letto con Barry e non avevo preoccupazioni perché quel cucciolo era cresciuto bello forte dopo i 3 anni trascorsi con noi, erano legati da un contatto visivo molto potente, cosa che io e Alex non riuscivamo a comprendere, ero comunque Felice pensando che entrambe si tenessero compagnia, anche se può sembrare strano ma per una madre sempre fuori casa avere un cane significa molto -anche se rimarrà impossibile paragonarlo ad un fratello maggiore.

Dopotutto, rimasi ferma, respirando piano per non avvisarlo della mia presenza.
C'erano discorsi che all'epoca non potevo comprendere dato che era lui quello che in passato aveva studiato medicina e non io che ho optato per la laurea matematica.
Piansi lacrime amare quella notte, al suo fianco nel letto matrimoniale perché non credevo alle sue parole.
Mi stava tradendo con un uomo e per giunta desiderava la "me persona" come cavia- un oggetto sottoposto a esperimenti a detta sua <<rivoluzionari>> perché così era possibile studiare persone con problemi (quali il cancro) in un futuro prossimo paragonato a 30-40 anni- il fatto è che dovevo prima morire per essere criopreservate.

Iniziai a soffrire il terrore che un giorno di questi mi avrebbe volontariamente uccisa fingendo un possibile attacco cardiaco o cos'altro.
Ebbene fumavo (fumo tuttora) e sapevo che le mie condizioni mediche non erano delle migliori avvertendomi della crescita di un cancro ai polmoni che avrebbe potuto stroncarmi sul momento, ho poi "abbellito" il tutto con questo disturbo alimentare ormai cronico: non l'avrei mai debellato del tutto perché avevo accettato il problema come un vero e proprio modo di vivere; avrei potuto ricevere qualsivoglia cura ma dentro me sapevo che anche l'ultima briciola di autocontrollo avrebbe avuto la meglio su tanti altri fattori...

Ero marcia dentro e stavo deteriorando questo è vero, ma mai nessuno mi avrebbe costretta ad un esperimento contro la mia volontà.

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Quindi tutto ciò che aspettano è che io muoia e con me anche tutti gli altri qui dentro.
Félix osservava, scrutava ma non sembrava poi così tanto sorpreso; penso proprio che entrambe abbiamo avuto lo stesso presentimento per tutto questo tempo.
L'ho visto senza paura, forte quanto basta per girarsi verso di me dicendomi: <<Quindi posso capire come qui non ci sia nessuna ala A. Ci siamo solo noi qui.>>

<<Siamo noi l'ala A.>> aggiunsi.

Un brivido mi percorse la schiena quando alle nostre spalle si aprì la porta.
Il signor Smiths era lì ad osservarci con una spalla appoggiata sulla parete, le braccia incrociate, ora portava un camicie di cotone bianco.
Aggiustò le lenti sugli occhi continuando a fissarci ma non parlava...

<<Ester tutto apposto?>> sussurrò il ragazzo
<<Cos-?>> mi voltai un attimo ma la figura era scomparsa, la porta era chiusa, nessuno spiffero nessun camice bianco... era un'allucinazione.

<<Andiamo via.>> gli dissi spaventata e lui obbedì senza obiettare.

L'unica mia speranza di comunicare con l'esterno era Juliet e spero tanto possa ascoltarmi: dovevo denunciare tutto questo.

ɐᴉɯ ,ǝ uou ǝɥɔ ɐʇᴉʌ ɐun🌹Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora