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2 novembre 2020.
8.00 am.

Ester

Nel reparto dove mi collocarono c'erano pochissime finestre, massimo una per stanza, tutte molto piccole e dal vetro sporco di vecchio.
Solo una porta che dava sul salone delle visite illuminava l'intero posto; le mura erano imbiancate color latte ed ogni tanto qualche quadro appeso raffigurava fiori, altre volte il mare ed altre ancora erano tutte foto delle vecchie brigate mediche degli anni passati. Lampade a muro erano dappertutto perfino nei corridoi e le camere da letto venivano ripulite ogni singolo giorno mentre le persone sedevano in terapia o erano intente a far sport all'aria aperta - ma questo ovviamente riguardava solo alcuni tipi di fasce come chi era già a buon punto con il percorso alimentare.
Il mio rango riguardava i casi più a rischio.
Siamo in nove di noi ma dovrebbe arrivare un decimo che si sospetti essere un ragazzo e dovrà alloggiare in camera da solo per questo Natale: dicono solo che sia molto malato e che le restrizioni sono state talmente lunghe che alcune volte ha perso totalmente la capacità di assimilare i nutrienti, per questo motivo è stato costantemente monitorato ed il cibo gli veniva somministrato poco per volta con i misurini per gli integratori.
Rispetto al mio caso, tutti sembravano essere messi molto peggio delle mie condizioni ma anche parlandone personalmente con la mia psicologa le uniche risposte che mi diede furono "anche questo è un componente della dismorfia" e "pensa che per essere dove sei ora vuol dire che anche te è successo qualcosa di grave, devi solo dire le cose come le senti dentro..." - così anch'io partecipavo alla terapia di gruppo con le altre giovani, ed una bella parte di loro non superava i 18 anni d'età: mi sentivo alquanto vecchia in mezzo a loro.

Ovviamente non potevamo praticare nessun tipo di attività e gli unici impegni assegnati ( dopo le visite) erano tutti sviluppati nella sala artistica.

Effettivamente ve ne erano due ed eravamo libere di scegliere dove spostarci, bastava non sparire dalla vista degli infermieri di sorveglianza.
La seconda sala era ormai diventata una casa per me perché collegava ad una biblioteca quasi inutilizzata ad ovest dell'edificio e potevo intrufolarmi tranquilla tra i libri conservati sugli scaffali.
Potevo affidarmi a quel posto molto più di quanto immaginassi ed il contatto con i medici non era poi chissà quanto d'aiuto.
Credevo di essere in una piccola cupola, dove proteggermi dagli indesiderati...ci stavo bene.

Appresi migliaia di cose e tra le tante mi capitò sotto mano un argomento che già sapevo di aver visto da qualche parte ma lì per lì non ricordavo nemmeno come facessi a conoscere una materia simile: la crioconservazione.
Continuai a rigirare quelle pagine senza trovare risposta -ed anche perché ormai era ora di cena ed ero costretta come tutti (tra l'altro) a sedermi a tavola ritrovandomi davanti un piatto di brodo caldo...

"Cosa ci avranno messo mai dentro? Ho paura di mangiarlo...e se lo avessero imbottito di calorie? Ma sicuramente lo avranno fatto sti bastardi, stanno cercando di farmi del male! Vogliono farmi ingrassare!"

La testa era in fiamme ogni qualvolta arrivava l'ora dei pasti.
Alcune di loro si facevano forza, alzavano un boccone e lo ricacciavano dopo non molto, altre entravano in vere e proprie crisi isteriche ed era impossibile calmarle per questo venivano portate fuori a prendere una boccata d'aria.
Avrebbero comunque dovuto nutrirsi in qualche modo ed in casi estremi il sondino era la migliore scelta.

Era inevitabile che nel caso mi fossi astenuta dal cibo anch'io avrei dovuto usufruirne, ma per il momento ero in accordo con la nutrizionista che il piano si attenesse a soli liquidi come le passate e i brodi di carne, le minestre di legumi e i succhi di spremuta; tutti quegli alimenti che consideravo sicuri insomma.

Sta di fatto che in mattinata arrivarono contenitori termici per alimenti solidi: cosa alquanto strana dato che nella nostra ala non vi erano persone disposte a mangiare né pane né altri tipi di consistenza; ma il presunto che quella sarebbe stata una giornata alquanto particolare non era da meno.

Magari chiunque da fuori non penserebbe mai che del pollo possa spaventare in questo modo, almeno non fino a quando ci sei dentro, e questo è ciò che ci distingue dall'esterno.
Qui scambiamo buoni e cattivi in un piatto da portata e tutto quel che dovremmo combattere lo si fa fermi, seduti con se stessi in una casa senza specchi né bilance perché l'unico peso è dato ai sentimenti esposti a nudo.
È il piccolo Inferno di un Paradiso - una piccola lotta interiore per la libertà...se non fosse per il fatto che mi senta un po' come Gesualdo Bufalino quando in una delle sue lezioni scrisse di assomigliare ad un prigioniero della prudenza in cui studia troppo a lungo i minuti senza osare mai viverli all'improvviso.

🦋

Ognuna di noi è stata munita di carta e penna nel caso volessimo scrivere cosa ci fosse passato per la testa dopo l'ora del pranzo di oggi: è inutile dire che nulla ne uscì di positivo, nessuno dei cinque sensi ha voluto collaborare per farmi piacere una forchettata di riso; immagino che non sia l'unica.

Me ne tornai sulle mie prendendo in prestito un libro a tema storico di Agnes Mognúsdótir, ambientato nell' Islanda dell'800.
Andai in camera: ora che il mio nominativo era stato cancellato da tutte le sfilate dell'azienda non mi rimaneva altro che leggere.

Non molto tardi comunque ricevetti una telefonata da Hanna.
Sapevo che fosse in ospedale perché Alex era sempre al corrente di tutto.
Non mi facevo troppe domande su come facesse a saperlo, di quel tempo volevo solo essere sicura che tutti stessero bene - Mike, Juliet ed Hanna... perfino di lui mi stavo interessando, pff!!

Certo però che non avevo la più pallida idea di cosa potesse esserle successo, tanto che nel risponderle non mi diede nemmeno il tempo di un saluto; partí direttamente con:
<<Devo parlarti. Da vicino però, non così. Puoi ricevere visite adesso?>>
E le diedi tutte le informazioni che mi chiese per vederci...non le feci domande.

ɐᴉɯ ,ǝ uou ǝɥɔ ɐʇᴉʌ ɐun🌹Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora