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4 ottobre
17.00 pm

✨Juliet

Oggi è stata una giornata alquanto pesante...oddio ma quanto sono lunghi gli ultimi minuti?
Aspetto Hanna nel parcheggio e senza avvisare nessuno ci precipitiamo al pronto soccorso dove Ester era ricoverata.

<<Alex mi ha detto che come è arrivata le hanno misurato la febbre e che aveva le palpitazioni. Non è riuscito a spiegarmi altro perché l'hanno cacciato fuori nel momento stesso nel quale i medici hanno iniziato ad infilarle dei tubi su per il braccio e... >> - prese un attimo fiato - <<...a metterle il sondino, questo mi ha detto.>>

Stava guidando con le lacrime agli occhi; per un secondo ho visto la macchina sciogliersi e con noi dentro a soffocarci. Non ho mai capito perché Hanna tenesse così tanto ad un'estranea fino ad oggi: ho capito che Ester non era una persona qualunque.

<<Ho paura.>> Me lo ammise così, senza nessun ostacolo. Sentiva davvero il bisogno di confidarsi con me ed io glielo lasciai fare. Non parlai per timore di confonderle i pensieri, ed anche perché non sapevo come confortarla - era una situazione molto più che delicata e non avevamo altro che sperare in un miracolo.

<<July, io non voglio perderla, non voglio; non mi è rimasto nessuno a parte che lei, non voglio perdere più nessuno, adesso basta.>>

E con questa frase riuscì a darsi forza da sola anche se qualcosa non mi tornava: chi altro aveva perso per dire "non voglio perdere più nessuno"?

Comunque il tragitto fu troppo lungo, anche se 20 minuti d'auto erano una moderazione, per questa volta davvero nessuna delle due è riuscita a contendersi.

Arrivammo a destinazione come delle senzatetto in cerca di un riparo, stanche di pianto e con un buco in petto grosso quanto una noce.

Varcammo la soglia della sala d'attesa e venimmo inondate da un'aria gelida che ci fece venire la pelle d'oca.
Avvicinate alla reception chiedemmo alcune informazioni su di una certa ragazza ricoverata qui con disturbi alimentari.

<<Si, ma voi siete dei parenti?>>

"Signora, una domanda più intelligente no eh?"

In un primo momento avrei voluto mentirle, poi ho pensato che avrebbe potuto rintracciarci e tutto ciò che ci venne di getto fu "lavoriamo insieme".
Ci squadrò dalla testa ai piedi per capire se anche noi fossimo succubi della stessa malattia, poi prese di nuovo posto ed alzo la cornetta..

"Oh merda! Sta chiamando la polizia! Cazzo cazzo ca.."

<<Aspettate in sala, prego.>> - obbedimmo.

Le gambe tremavano dalla paura e guardai Hanna nella mia stessa identica situazione. Avevamo sbagliato che cosa?

🦋

Dieci minuti, poi ci tranquillizzammo: quella donna aveva chiamato ai piani superiori per chiedere di Alex, ancora lì dalla notte prima.

Scese le scale e si avvicinò come un zombie - la barba poco meno che bianca e i capelli arruffati davano il segno di aver dormito accanto a sua moglie...

"...cosa darei per avere anch'io un uomo così"

<<Hanna>> - salutò la mia vicina per poi presentarmi.
Aveva la voce roca e non molto diversa dalle nostre dopo tutti i pianti che ci siamo fatti.

Ci spostiamo fuori, nel piccolo giardino dell'ospedale, dove c'erano le giostre per il reparto dell'infanzia; pensai al piccolo Mike e credo anche Hanna lo abbia fatto perché mi guardò istintivamente.
Domani avrebbe ripreso con la scuola.

<<È a casa di un amichetto, non potevo fare altrimenti>> - spiegò lui.
<<Se hai bisogno d'aiuto puoi sempre portarlo da Hanna, Andrea è a casa tutto il giorno e..>>
<<Oppure nel tempo libero potrà venire a mangiare da noi che ne pensi mh?>> - mi interruppe sotterrando un po'di violenza. Non capisco il perché di questo.
<<..vi ringrazio>> - sorrise debolmente.

Era palese. Il mondo di quell'uomo stava crollando e nessuno sarebbe venuto a salvarlo, nemmeno il migliore dei supereroi... perché era lui stesso un supereroe.
Ora che Superman aveva raggiunto la criptonite toccava alle persone a lui vicine sollevargli un po' lo spirito.

🦋

Salutammo con la promessa di ritornare il prima possibile e non appena giunte in macchina iniziammo a progettare cosa avrebbe potuto distrarre Alex e Mike nel mentre Ester si sarebbe ripresa; ma tra il dire e il fare le chiesi di un particolare...

<<Scusami - posso sapere perché mi hai interrotta questo pomeriggio?
Qualcosa t'ha dato fastidio?>>

... iniziò a spiegarmi.

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