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28 settembre.
14.20 pm.

Finalmente ha smesso di piovere e uno spiraglio di sole ha squarciato il cielo.

È finito un altro mese di ripresa e di paura ma in fin dei conti bisogna pur uscire per lavoro no?

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Oggi è pallida, letteralmente, è arrivata dritta dritta a lavoro senza nemmeno riposarsi un quarto d'ora - propio per questo la giornata è trascorsa lenta e disorientata, come la sua testa in quel momento.

<<Hanna sta attenta! Ma mi vedi?>>
Non aveva nemmeno afferrato la domanda che si ritrovò sul pavimento della hall, all'ingresso della redazione giornalistica.
<<Se proprio devi dormire all'impiedi preferisco che tu vada a casa.>> Le intomò con tono secco un suo collega di lavoro.
<<Non posso, devo finire ancora un articolo del cazzo!>>

Era nervosa di tutto ormai, e la rabbia non si fece  attendere: le mancava il sonno, una vacanza, una sorella...ed anche altri mille pezzi di cuore.
Quello era uno degli innumerevoli momenti dove stava crollando, ma questa volta in ufficio - e non avrebbe potuto permetterselo solo perché nessuno in quel posto è così compassionevole da tenderle una mano.
Non le importava più, ne del giornale né di nessun altro al mondo che non fosse lei, ma stranamente qualcosa la spinse a rialzarsi e dirigersi in bagno.

"Una lavata di faccia farebbe proprio al caso mio, giuro che non è successo niente..."

Non riuscì a lavorare comunque.

Un'espressione di sconcerto per l'intera mattinata era proprio l'idioma esatto per poterla descrivere ogni qualvolta percorreva il lungo corridoio - per le fotocopie, portare documenti di stanza in stanza e far rileggere mille volte il suo elaborato cercando di farlo pubblicare.
Ed ogni santa volta c'era qualcosa che non andava in quel fottuto elaborato, sembrava che il mondo ce l'avesse con lei quel giorno, e per giunta, quella stessa mattina l'auto ha deciso di bloccarsi, creando una fila immensa di inebeti strombazzanti - dopo il lavoro avrebbe dovuto portarla dal meccanico anche se aveva una vaga idea di cosa potesse trattarsi.

🦋

Una parte di lei la implorava di tornare a casa per riposarsi, lasciar perdere tutto e dedicarsi un momento di pace, l'altra era spronata da un forte senso del dovere. Inutile dire che quest'ultima era la forza che l'ha sempre trascinata avanti fin dai primi anni d'infanzia soggiogata dalle parole di mamma e papà.

"...Hanna se finisci tutti i compiti poi la mamma può portarti a vedere le zebre, va benee?
Se ti fai il bagno poi possiamo giocare insieme...
Se fai questo, se fai quello avrai una ricompensa, un premio, qualsiasi cosa..."

Ed ora è legata alla concezione che per ottenere tanto deve lavorare il doppio, perché ci sarà sempre qualcuno migliore a soffiarle via il posto.

Perché - se non lavora - non è nessuno.

<<Hey, posso entrare?>> - Juliet s'affaccia dalla piccola porticina dell'ufficio con i suoi occhioni color mandorla, caldi come è sempre il suo umore; mai irritabile e sempre accogliente. È il genere di persona che tutti vorrebbero sposare.

<<Si scusa, non t'ho sentita entrare, ero sovrappensiero, mi spiace>>
<<Non sei tu quella a doversi spiacere credimi; nessuno è meglio di te qua dentro, lascia perdere.>>

Per quanto July non potesse essere di alcun tipo di aiuto era comunque una buona amica e un'ottima redattrice; amava il suo lavoro più di qualunque altra cosa al mondo ed era anche un'ottima escursionista tanto da farsi soprannominare (J)PS.

"...il cringe..."

🦋

<<Sai che non sono una persona molto loquace...>> Lo ammise
<<Ed infatti è un bene>> Hanna le sorrise.

Stavano bene loro due sole, il silenzio non era mai imbarazzante.

<<Non hai proprio mangiato Hannie>> lo disse con un tono aeygo per farla sorridere, però fallendo nel tentativo.

<<Mangio appena finisco di correggere qui ...e poi brucio tutto questo te lo giuro>> con un po'di sforzo decise di accennare un piccolo sorriso, più per non far preoccupare la collega che per lei.

<<Però mi raccomando, almeno provarci, ti stai sciupando!>>
<<Si nonna non preoccuparti dopo ti mando una foto del paninozzo che manderò giù dritto nello stomaco, felicee?!>>
<<Seeeh!>>
<<Anch'ioo>>
<<Allora ti lascio in paceee>>
<<Va bene ti ringraziooo>>
<<Ciaoo>>
<<Ciaoo>> - chiuse la porta.

🦋

Stava ancora pensando a quello che Ester le aveva detto la sera prima, e qui decise di fare chiarezza nei suoi pensieri.
Prese il cellulare, compose un numero. Dall'altra parte qualcuno rispose.

<<André, ho bisogno di parlarti...>>

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