23 ottobre 2020.
12.00 pm.In poco tempo lei e la collega completarono l'articolo sulla violenza psicologica di genere e fu loro permesso di uscire prima dall'ufficio con un cesto pieno di dolciumi ciascuna dato che tra non molto sarebbe stato il Giorno dei Morti, il caporedattore avrebbe voluto coccolare un po' per il lavoro di squadra che entrambe sono riuscite a portare avanti senza alcun fastidio.
Quando - riaccompagnata July alla stazione- Hanna si fermò nel quartiere dei suoi genitori.
Pochi chilometri da un minimarket intravede André parlare con un uomo abbastanza robusto ma che non identifica al meglio perché l'autista dietro di lei iniziò a suonare vedendo il semaforo verde da un pezzo.
"Immagino con chi possa stare fermo lì impalato come un coglione quello!"
Ed effettivamente un presunto c'era ed era lì a premergli sulla fronte e si ripresentava ogni qualvolta l'argomento fosse il suo coinquilino.
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Qualche mese fa sua madre le lasciò un messaggio nella segreteria telefonica ma non è mai stata in vena di sentire i suoi genitori in questo periodo; aveva bisogno di tempo per sistemare tanti disordini nella sua vita ma non era riuscita altro che a procurarsene molti di più di quelli che già non aveva.
Spostarsi per gli studi non le aveva concesso altro che scappare dai suoi problemi ed ora che anche questi la stavano raggiungendo le probabilità di poter cambiare vita erano quasi nulle.
" Eh...ciao tesoro! Sono la mamma, senti, io e papà abbiamo pensato di invitarti a cena stasera da noi. Sai, niente di formale, solo per farti gli auguri di laurea...comunque, facci sapere se ci sei, ti vogliamo bene!" - era datato sabato 30 maggio di quest'anno e lì per lì non vuole farci caso, rimandando la cena fino a che i suoi non la smisero con gli inviti e lasciarono perdere telefonando solo di rado per sapere se stesse bene nella sua nuova casa a Cincinnati..."
Ora che era lei ad avere un bisogno immenso d'aiuto fu la prima ad alzare la cornetta per chiedere un pranzo a sua madre.
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Ci vollero almeno 45 minuti buoni di macchina dato per il traffico era sempre via via meno fluido; per l'una ce l'avrebbe fatta.
<<Ciao mà>> - Non appena la porta si aprì.
<<Hanna! Come stai, ciao, accomodati, papà è di là in soggiorno, pensavamo non venissi più.>>
<<C'è traffico da qui fino al paese: hanno bloccato tutte le strade.>>
<<Si, lo so, è morto il maresciallo dei carabinieri.>>
<<Oh, mi spiace, quello con le sopracciglia folte lì..>>
<<Il capitano Marshall- si è lui>>
<<E ora chi prenderà il suo posto?>>
<<molto probabilmente sua figlia, o magari avrà lasciato il posto a qualche nipote chissà.>>
<<...se sua figlia prende il comando Io mi chiudo in monastero fino alla prossima epidemia.>>
<<La smetti di dire stupidaggini!>>
<<No signoraaa>> <<pa'! Sei di qua>> - si spostarono in soggiorno.
<<Pà - si è addormentato...l'ho fatto aspettare molto.>>>
<<Ma non ti preoccupare, tu inizia a sistemarti che a papà ci penso io.>>
<<Va bene.>>La ragazza posò borsa e cappotto sull'appendi- abiti e andò in bagno per sciacquarsi la faccia.
Era felice di essere tornata un giorno a casa.
Per un po' si sarebbe sentita al sicuro parlando con sua madre... magari avrebbe potuto darle dei consigli, sicuramente ne avrebbe tenuto conto.
Erano quel genere di momenti dove - tra le sue braccia- Hanna avrebbe trascorso bei sogni; almeno per quel periodo schiarendo un po'le idee.
In qualche modo si sarebbe ripresa per continuare la sua vita."può sembrare che voglia ripararmi da qualche male, ma in realtà ho bisogno di questo tempo per capire, e per maturare."
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Pioveva all'esterno e la gran parte delle case erano barrate ad infissi, tutti i giardini erano vuoti per il maltempo e le poche altalene rimaste quà e là coperte e legate con la plastica trasparente per non fare la ruggine alle viti.
La casa dei suoi non era da meno, tralasciando che i bambini erano cresciuti, che la staccionata stava perdendo il suo bel colore bianco avorio e il tetto a pioli sempre più vecchio rendeva essere una piccola pensione di passaggio ma l'interno dava un'idea talmente diversa da quello che si vuole credere perché rimodernata ma tenendo quel tocco un po' 'antico' - come a ricordare le vecchie generazioni.
È stata la madre a progettare il disegno per la ristrutturazione e sul gusto estetico non aveva per nulla fallito, l'unico particolare era cambiare la disposizione dei rubinetti ma a quello ci avrebbe pensato suo marito...<<Hanna! Sei salita sopra?>>
<<Si, scendo un minuto solo!>> - s'era incantata ad osservare qualcosa nello specchio che non assomigliava di certo al suo volto, era più concentrata nel nulla scontando all'angolo del suo occhio destro: una lacrima mischiava d'uscire.Tolse gomiti dal lavandino e scese al piano di sotto dove la tavola imbandita per poco non fece piangere...
<<Hai davvero cucinato tutto questo, in tre- >>
<<- se non si mangia oggi lo facciamo domani.>> - sorrise, come abitudine. Non tutti i giorni sua madre era ai fornelli; spesso si alzava per fare lunghe passeggiate -il tempo di ascoltare il rumore della natura prima che la città potesse risvegliarsi, tornava a casa e scaldava l'acqua per il thè.🦋
<<Ti sei svegliato!>> - disse la donna girandosi per posare la pentola al centro tavola.
<<Ho sentito un buon profumo venire da queste pa- Hanna!!>>
<<Pà buongiorno!>> - si abbracciano.
<< Come ti va la vita?>>
<<Potrebbe andare sempre meglio...>>
<<I signori vogliono accomodarsi che quasi fredda tutto>>C'era di tutto a tavola che quasi era impossibile capire da che punto iniziare.
La mamma era una grande cuoca: pasta al ragù d'agnello, ravioli fatti da lei con la zucca, orata marinata nelle spezie con olio, manzo alla birra, carciofi imbottiti, pastelle di zucchero...Un pranzo del genere sarebbe bastato per almeno due o tre giorni abbondanti per 4 persone; dopo tutto con le porzioni sono sempre stati molto generosi, specialmente quelle grigliate estive.
" Mi mancava tutto questo..."
🦋
Finito di cenare, alle 10 di sera madre e figlia presero posto sulle sedie a dondolo fuori la veranda: avendo acceso le lanterne ad olio il freddo non era insistente; parlarono del più e del meno tralasciando alcuni particolari che avrebbero voluto evitare...ma che forse sarebbe stato meglio affrontare al posto di lasciarli in bella vista sulla scrivania nella mente di Hanna.
<<Mamma- da quando Erika è morta non abbiamo più parlato di lei in famiglia. È vero che noi non siamo persone che si parlano spesso, nemmeno al telefono, però mi sarebbe piaciuto...>>
<<Hanna non credo sia il caso adesso>>
<<Ma perché scusami, una volta tanto>>
<<Ho detto no, smettila di chiedere>>
<<Posso solo sapere perché non vuoi, ti fa male, fa male anche a me->>Non le diede nemmeno il tempo di finire la frase che si alzò dal dondolo, aggiustò lo scialle sulle spalle e girò i tacchi per tornare in casa.
La ragazza rimase attonita da quel gesto non avendo la più pallida idea del perché sua madre fosse così impaurita 'dall'argomento Erika'.
Era dispiaciuta.
Pensava fosse una sua colpa se ora lei e la sua famiglia fossero in disguido; non potendo fare altro che scusarsi, rientrò in casa anche lei.Trovando ancora sua madre sveglia intenta ad accendere il gas per la camomilla prende posto << scusa, non volevo farti male.>>
<<No, non mi hai fatto male, c'è qualcosa che non potrei mai spiegarti... e tu non potrai capire.>>
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ɐᴉɯ ,ǝ uou ǝɥɔ ɐʇᴉʌ ɐun🌹
General Fiction🦋 Premessa 🦋 Ho voluto ricreare il genere narrativo del serial killer come qualcosa di soggettivo. L'assassino è colui che -ogni giorno- uccide un po' di sé con le scelte, gli amici e i conoscenti, i successi ed insuccessi raggiungi: ognuno ha fa...