.23 [Registrazione#101: Erika Mori-2014]

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Me ne andai in camera e collegai tutti i fili del registratore al televisore, anche se in condizioni pessime e impolverato funzionava meglio di quanto potessi immaginare.
Inserii la cassetta e aspettai qualche minuto raggelando per la tensione.
Vidi una ragazza con le mie stesse somiglianze, poco simile a quella del mio sogno con i gatti. Ma non era Erika, aveva anche la mia stessa voce.

Quindi ero io lì dentro; quell'uomo era a me che stava ponendo tutte quelle domande ed ero sempre io che stavo rispondendo girandomi tra le mani una piccola agenda blu ... non ci stavo capendo più niente.
Non potevo essere io in quel video, non ricordo di aver mai parlato con uno psicologo durante la mia adolescenza; anzi, credo anche di aver vissuto i miei studi con molta calma -ora non ne sono sicura ma non penso di aver avuto il bisogno della psichiatria né di altre simili sciocchezze.
Sono sempre stata una persona molto calma e ho sempre aiutato chiunque, ho vissuto al fianco dei miei con molta dedizione e mia sorella aiutava anche lei con i lavoretti in casa.
Lo sapevo perché era sempre al mio fianco, non mi mollava mai qualsiasi parte andassi: ero il suo punto di riferimento.

Poi le immagini e l'audio si bloccarono riprendendo in una seconda stanza dove le sedie e la pavimentazione assomigliavano a quelle dello studio che avevamo in casa, ma era tutt'altro posto. L'uomo che credo debba essere lo stesso dell'audio precedente prese la telecamera posizionandola sulla scrivania e inizio dicendo...
"George Town, Malaysia - siamo nell'anno 2014.
La paziente ricoverata n.8612 del privato Smiths segue il nome di Erika Mori.
17 anni è prossima alla maggiore età, può decidere se continuare la terapia al suo disturbo Paranoide di Personalità in un primo luogo scambiato con quello Borderline di bassa pertinenza, a tratti percettibile da alcuni atteggiamenti autodistruttivi, dai pensieri suicidi a giorni alterni ed alcune pratiche ripetitive come:
✓ muoversi appena svegli e appena prima di dormire (attività sfrenate o eccessive in assenza di incarichi da svolgere).
✓ripetere che l'unica sua consolazione sia "sedersi all'ora del pranzo" e -molto spesso- nemmeno quello, lasciando gran parte del cibo nel piatto intoccato.
✓predisporsi obiettivi irrealistici e alquanto bizzarri.
✓chiudersi in camera in silenzio o quando meno tutti se lo possano aspettare, per lesionarsi con piccoli arnesi trovati in giro per la camera ( pezzi di vetro, lamette da barba, forbicine per unghie ecc.)
✓sospettare di qualsiasi individuo come un probabile nemico dalla quale tenersi alla larga. Sottoscritto compreso.

È ancora in progetto -in accordo con i genitori- una cura farmacologica a base di fluoxetina.
L'idea non è stata scansata solo perché la ragazza si astiene (volontariamente) a collaborare con i medici della mia troupe.
La terapia più plausibile ora si sta basando su 3 punti a blocchi mensili, studiando le risposte positive alla tecnica adottata. Per approfondire:
+Aiutarla a fronteggiare le problematiche.
+Insegnarle la comunicazione.
+Ridurre i livelli di sospettosità e di mancata fiducia (dai quali in casi estremi verrà trattato il farmaco antidepressivo.)

La prossima seduta sarà a data da destinarsi."

Il video si interrompe iniziandone un terzo, ancora più pressante. Non potevo più sopportare...

"14 luglio 2016. George Town, Malaysia.
L'incarico della paziente 8612 è stato annullato a mio debito. Sono il dottor Smiths.
Circa 2 anni fa mi fu consegnata una scheda di 19 pazienti tutti tra i 15 e i 27 anni di età con disturbi di seconda fascia, quindi considerati medio-alti in base al soggetto preso in custodia.

È giunto il momento che il mio servizio termini qui -con 14 pazienti che hanno concluso il ricovero e tre ancora in procinto dei miei allievi che prenderanno il mio posto per dimetterli, solo uno di loro è risultato più grave di quello che avessimo pensato, constatando che la terapia cognitivo-comportamentale sarebbe dovuta essere accompagnata anche dagli antidepressivi in accordo con il medico di base ed un altro neuropsichiatra.

Registro questa notte per tener presente come Erika abbia tentato il suicidio 5 ore fa, adesso è in ospedale e l'infermiere ha avvertito i familiari che è fuori pericolo -ma solo in parte.
Non si risveglia e molto probabilmente appena riprenderà coscienza di sé non ricorderà nulla di tutta quella che è stata la sua vecchia vita.
La prognosi è riservata ed avrei un paio di proposte da offrire alla sua famiglia.
Spero di fare la scelta giusta."

A questo punto la cassetta si blocca e con lei anche lo schermo, smettendo di funzionare.
Non riesco a cacciarlo fuori fino a quando non è lei stessa a saltare via dal registratore.

🦋

Non so come descrivere questo punto della storia che non è un qualcosa da poco.
Sono alquanto attonita e tutte queste informazioni non ero pronta a riceverle -forse non lo sarei mai stata.
Nulla mi è sembrato più chiaro e ho agito d'istinto trascinandomi in cucina per afferrare il primo oggetto che mi fosse capitato sotto gli occhi: ero davvero stanca di tutto questo ed ho sperato fosse un brutto sogno fino la fine della serata, dove sono tornata -in ginocchio- in camera dove avevo lasciato la cassetta per terra.

Tentai e ritentai più volte continuando a ripetere che avrei dovuto finirla qua e che il peso da portarmi sulle spalle fosse troppo pesante: avere una nuova vita per ricominciare e non ricordarsi della vecchia- chissà quali altre cose avrei dovuto sopportare dopo questo.
Non volevo. Mi sono sentita costretta a vivere non cercando mai di capire perché mi sentissi sempre così -come dire...vuota, sempre poco provata dal mio lavoro, i miei amici, la mia famiglia...
Non potevo cambiare le cose e se sono stata capace di tentare il suicidio una volta posso riuscirci anche la seconda.
Ma tutto questo tentare: provare a vivere, a lavorare, a mangiare, respirare...mi siedo ai piedi del letto e piango -perché è la cosa che meglio so fare- la cassetta stretta al petto; posso solo andare fino in fondo, raggiungere il centro dei miei problemi e distruggere tutto una volta e per sempre, chi mi avrebbe dato una mano se nemmeno mia madre è stata disposta?

Nel frattempo mi sta osservando dalla fessura della porta socchiusa...

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