.04

11 1 0
                                    

27 settembre.
12.02 am.

Da poco ha smesso di piovere e il tempo si sta schiarendo.

Il Bros non è un posto come tutti, un lounge bar dai caratteri neo classici, tutto sulle tonalità del bianco e del nero grigiastro; fu aperto nei primi anni cinquanta del '900 poi venne chiuso per traffico illecito di stupefacenti.
Un uomo di nome Nicolas Sand dalle origini poco conosciute decise di ottenere quel posto con quattro spicci visto il deperimento delle assi torno la struttura e dei tubi dell'acqua nei sotterranei, per poi inaugurare i lavori dopo una trentina d'anni investendo in mano d'opera familiare e manufatture d'architettura moderna: niente di così sofisticato però, solo qualche piccola scultura quà e là per il giardino sul retro...e qualche pianticella sempre verde sul davanti.

Una volta che il locale fu rimesso in sesto, file e file di clienti si fecero avanti per tornare dove una volta andavano con i parenti per festeggiare piccole vittorie: una laurea di un cugino, il fidanzamento di qualcun'altro...cose così - per rivivere quei momenti tanto preziosi e magari rincuorarsi su di una bella tazza di Irish Coffee.
Eppure, una volta messo piede sul pavimento in legno grezzo, tutto ciò che era l'aspettativa del cliente, si tramutava in un'espressione mista alla meraviglia col disagio.
Nulla assomigliava al vecchio Bros, nemmeno la disposizione del mobilio era la stessa - eppure non dispiacque fare un giro panoramico dell'intero posto.

Era rinato, ed era il momento di dire addio ai ricordi d'epoca.

🦋

Hanna era seduta poco meno vicino l'entrata del negozio, dove erano state messe le piante ornamentali.
Il freddo era ancora pertinente ma non se ne curò più di tanto sotto il suo maglioncino giallo pile a bere una tazza di tè nero aromatizzato alla vaniglia: quella sarebbe stata una lunga notte con Ester e non aveva intenzione di mettersi per l'ennesima volta alla scrivania per lavorare - comunque avrebbe riattaccato domani mattina alle 10.00 - tanto vale riposare il cervello ora.

Le era rimasto ancora un articolo da scrivere - sui maratoneti che quest'anno non avrebbero potuto gareggiare per il virus, risparmiandoci l'ennesimo lockdown (" ...come se fosse solo questo il problema...").
Non era un qualcosa che le piaceva tanto... scrivere, intendo. Lo ha sempre considerato un lavoro troppo impegnativo per il cervello, dove devi rimanere ore ed ore seduta su di una sedia a sbattere la testa su carte e documenti di qualsiasi genere per far contento il tuo capo in modo da non beccarti una sgridata se non proprio il licenziamento...e per essere retribuita ("... soprattutto quello!").

🦋

Ester era in ritardo d'un quarto d'ora e l'amica iniziò ad innervosirsi anche se in fin dei conti era normale che sarebbe successo, con un figlio piccolo ed un marito sempre a lavoro era quasi impossibile trovarsi puntuali ad ogni appuntamento, per non parlare delle prove e delle sfilate, i costumi da indossare...e della dieta da sostenere.

"Con una vita così..."

Hanna quasi la invidiava, anche se come idea era alquanto bizzarra; insomma - centomila volte meglio fare la giornalista che la modella, eppure...

Più che altro non era una questione di lavoro, ma di vita: si pentì di non essersi sposata in tempo, di non aver avuto figli, di aver scelto una vita totalmente diversa da quella che le sue coetanee hanno intrapreso, ed anche di ...Erika, quasi.

Un auto scura si affrettò ad entrare nel parcheggio del bar. Finalmente era arrivata.

Alla vista della donna Hanna alzò le braccia e gli occhi al cielo come per ringraziare la Madonna del miracolo.

<<Eddai! La smetti!>> - fece l'altra facendo finta di tornare in macchina per andarsene.

Per un minuto si guardarono entrambe.

L'una così diversa dall'altra. Non si sono mai assomigliate un po', nemmeno per sbaglio - nemmeno un giorno con lo stesso paio di jeans o con le stesse scarpe da ginnastica - nulla di nulla; il volto poi... forse solo il naso che punta un po'all'insù, ma non più di tanto.

Sono gemelle diverse - come le chiamava Cira - sono sorelle nate da due madri differenti, in due nazioni differenti...

🦋

<<Stronza come mi sei mancata! Perché non ti sei fatta più sentire?!>> - H. le si buttò al collo.
<<Grazie della stronza, anche te mi sei mancata moltissimo..>> - l'altra rispose con un sottile filo di voce, come se stesse per piangere.

Il problema però non era la mancanza, ma quello che le avrebbe detto in seguito.



ɐᴉɯ ,ǝ uou ǝɥɔ ɐʇᴉʌ ɐun🌹Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora