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1°  novembre 2020.
10.00 am.

✨Hanna

<<Cos'hai detto scusa?>>
<<Io mi chiamo Erika e sono morta il 13 luglio 2016, non ho mai compiuto diciotto anni - magari si...>>

Osservai mia madre sbalordita dalle mie parole, indietreggiando in direzione della porta che dava sul corridoio, cercava medici, ma ancora nessuno fu disposto ad arrivare in istanza in tempo.

Caddi dal letto provando ad alzarmi in fretta, ero ancora molto debole ma non che fossi mai stata abbastanza brava a tenere l'equilibrio.
Per non parlare della pressione sempre bassa.
Mia madre mi raggiunge prendendomi sotto braccio, facendomi sedere di nuovo sul lettino mentre lei prendeva posto sulla seggiola di plastica a fianco.

Osservandola ora, con più calma, la donna che ho avuto al mio fianco tutto questo tempo non è stata altro che un personaggio di narrativa: tutti quei sorrisi, quei complimenti...gli inviti.
Cosa stava cercando di costruire e cosa voleva distruggere se tutti i suoi problemi e tutti i successi erano lì, di fronte a lei.

"Tutto rappresentato nella figura carnale di sua figlia."

Ora che la memoria si fa più nitida posso davvero constatare da me che questa "messa in scena" non è stata altro che un progetto ben organizzato. Anche senza malizia, sono riusciti comunque a farmi del male -ancora una volta.

Tra le tante cose che mi frullano nel cervello continuo a credere che una vita intera non basti per uscire da tutta questa merda, e che una volta arrivati al nastro rosso, sarebbe meglio non girarsi mai indietro -perché a provarci- t'accorgeresti di aver buttato tutti i tuoi sforzi per una dignità che tanto alta non è senza aver fatto la puttana almeno una volta ogni tanto.

<<Perché?>> - chiesi guardandola con la mente: tutte e due non eravamo capaci ad alzare lo sguardo stanco- << perché non andare avanti normalmente, ripartire con una terapia ricostruttiva... avete mentito e imbrogliato me dopo quello sperando di migliorare le cose e invece il passato è tornato a galla identico e preciso...>>
Continuo a parlare facendo chiarezza in un monologo interiore quanto più chiaro possibile provando ad ottenere una risposta -anche solo un monosillabo dalle labbra di mia madre.

Volevo si scusassero -entrambe- come anche il resto delle conoscenze: pretendevo spiegazioni da chiunque, anche da Alex, Andrea... perfino Ester.

Che ho sempre sostenuto come una sorella maggiore, con tutti i suoi problemi e i suoi modi burberi, l'umore irascibile...tutta quella roba che pensava sul cibo e le litigate che ci siamo fatte per un pezzettino di pane.
Non potevo immaginare quanto il suo cuore avesse sopportato -altrettanto come il mio.
E com' é strano legare con una persona sbucata dal nulla in piena adolescenza, quando l'appoggio di un genitore è presente nelle lagne dei figli.
L'ennesima persona costretta a vivere una vita non sua; anche lei deve essersi vista obbligata ad andare avanti per qualcuno. Ha sperato con tutte le sue forze che Mike potesse avere un percorso di studi che gli piacesse ed un lavoro ben retribuito in futuro -e in cuor suo la consapevolezza di non poterlo crescere come avrebbe voluto divagava in un mare di lacrime e pillole per l'insonnia nella casa di ricovero dove abitava.

<<Io e tuo padre non abbiamo mai avuto brutte intenzioni, non era nel nostro farti del male.
Ci siamo sentiti in debito con te, abbiamo pensato che un nuovo posto in cui stare avrebbe potuto distrarti da tutto quel male che provavi dentro. Nessuno ha voluto vederti soffrire Hanna -perché avremmo mai dovuto?
Abbiamo avuto paura anche dopo l'incidente e semmai ti fossi risvegliata... però poi è successo.
Ad ottobre di quell'anno riapristi gli occhi e ogni traccia di ricordo era svanita; ti riportammo in città e riprendesti a studiare, ti abbiamo aiutata un po'tutti per riorganizzare gli esami ed una volta passati andasti via. Eravamo così felici all'epoca perché il grosso era fatto, il tempo avrebbe fatto il suo corso...ma anche questo tipo di sogni finiscono, mi sbaglio?>> abbozzò una piccola risata per smorzare la tensione.

<<Per quanto ancora dovrò rimanere qui?>>
<<Per tutto il tempo che servirà per rimetterti.
Dovremmo parlare con lo psicologo di famiglia.>>
<<Il signor Smiths è anche il nostro psicologo di famiglia adesso?>>
<< Non ha mai smesso di esserlo tesoro...>> -esitò un momento- << vedi, quello che tu credi una cattiva persona in realtà ha voluto solo darti una mano e- >>

<<Non ho bisogno di una mano, voglio solo andare da Ester!>>
<<Come da Ester, cosa c'entra ora?>>
<<Ho bisogno di parlarle: riguarda Andrea...>>
Non potevo dirle altro, non volevo che la sua immagine sfigurasse più di quanto già non fosse in quel momento.

<<...devo sapere a che ora può ricevere visite>>

<<Farò il possibile per fartela vedere, dammi solo qualche ora...>>

ɐᴉɯ ,ǝ uou ǝɥɔ ɐʇᴉʌ ɐun🌹Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora