.41 [Sesta registrazione delle confessioni: Dottor Smiths]

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11 dicembre 2020.
17.19 pm.

"Quando si è giovani non si hanno vie di mezzo.
Quando le persone colpivano non lo facevano "un po'". Avevo una percezione del dolore molto bassa: o le persone mi ferivano anche per le stupidaggini, o semplicemente la cosa non mi riguardava affatto.
Poi ho smesso, di essere così, intendo. Volevo cambiare, volevo essere più forte e farmi valere, raggiungere la luna e il cielo di Dio. Pensavo di poterti assomigliare almeno un po'.
Ma sulla terra non è così che si va avanti, non esiste un vero Dio ...
Praticavo quando ero piccolo sapete?
Ogni domenica in chiesa il prete metteva al suo fianco me e altri tre ragazzi; era una chiesa di soli uomini e le uniche donne a poter entrare erano le madri dei miei compagni di comunione, le suore del convento a fianco e gli anziani che risiedevano vicini alla prateria.
Lì non c'era molto spazio e le panche si affollavano di 7-8 persone alla volta, una in braccio all'altra... il resto della gente era seduta su sedie di paglia e legna fuori all'aperto perché la cupola e la navata centrale lasciavano trasportare il suono in ogni direzione.
Così, all'età di 7 anni, compresi cosa fosse un eucarestia, un chierichetto, la tunica cerimoniale e da parte dei miei fratelli questa per me era un'opportunità d'oro ; la gioia negli occhi dei miei genitori trasudava dell'onore del Signore...l'unico a non voler capire ero io.
Non faceva per me.
C'erano tante cose che avrei voluto provare nella vita ecco, fare l'aviatore per esempio.
Non potevo starmene fermo lì ad osservare immobile ogni cerimonia settimanale, non potevo ascoltare le prediche dei miei superiori e basta. Semplicemente la mia libertà non era vista nel vangelo né delle parole di Dio fuori da quel luogo eclesiastico.
Ero disposto a cambiare secondo le mie di volontà e nessuna preghiera avrebbe potuto accompagnarmi quando, raggiunti i 11 anni obiettai- una sera- a tavolo con i parenti, il giorno del ringraziamento...

Quale ombra si sia appoggiata sul volto di mio padre e quale disgrazia su quello di mia madre-forse ancora ora non so bene spiegare: quella frase così semplice- <<io non voglio>> -e poi l'inferno.
Da quel giorno ho messo anch'io un chiodo alla croce. Avevo smesso di crederci, ma non per loro, ma per me stesso. Sapevo che per essere libero avrei dovuto divincolarmi da tanti punti che la chiesa mi aveva imposto; a detta mia li ho sempre soprannominati <<pregiudizi>> ed in fin dei conti  nemmeno mi sbagliavo.
Passata la tempesta, i miei avevano finalmente accettato il fatto che desiderassi altro dalla vita, così mi portai avanti da solo con qualche loro piccolo contributo.

Lavoravo come assistente infermieristico in un piccolo ospedale fuori paese; facendo domanda entrai dopo una quindicina di anni e presi servizio ai piani alti, dove i ricoveri erano minori e quasi tutti i pazienti non superava l' ottantina danni.

Con me c'erano una donna alla biancheria, tre infermieri, il cardiologo e una ragazza al mio stesso servizio. All'epoca avevamo 13 anni di differenza e venni a conoscenza del suo espatrio solo quando un uomo lì ricoverato non l' accusò di essere una ladra ed una sporca puttana bugiarda.
Insomma era vero, la sua situazione economica non era una delle migliori ed era lì obbligata dei familiari che prendevano sui miglioramenti ma davvero non fu lei a rubare il denaro dell'uomo quanto la stessa signora addetta al cambio delle lenzuola.

Passammo così giorno e notte a leggere e scrivere: io le portavo i miei appunti e lei apprendeva in silenzio, in ginocchio nel corridoio dell'ospedale ogni tarda notte -quando tutti erano finalmente crollati in un sonno profondo. Si portava avanti da sola anche senza bisogno di pratica perché l'osservazione- come molti credono scarsa -è molto più utile di quanto possa sembrare.

Avuta la custodia della casa dei miei ormai invalidi, lei era la benvenuta da me: nulla di serio, la trattavo da sorella, ci confidavamo su tutto perfino dell'intimità.
Così scoprii che ogni mese non gli arrivava il ciclo mestruale- cosa strana a 12 anni- ma questa mi spiegò che era dovuto ad una carenza di vitamine perché la frutta era troppo costosa per la sua famiglia ed anche volendo non sarebbe tornato regolare per il troppo tempo trascorso da "frutto acerbo."

Quale altro essere sulla faccia della terra avrebbe mai potuto soffrire tanto il segno di una gravidanza mai portata a termine.
Io lo ammetto di aver consumato la notte più bella della mia vita al suo fianco nel letto matrimoniale ma questo non potrà essere cambiato da lei per quell' aborto involontario, dopo 6 mesi di dura attesa.
Sembrava un miracolo impossibile eppure era rimasta incinta di me...ero quasi padre, un marito. Stavamo formando una famiglia con tanti sforzi e sapevo che lei mi amava, anche se non tanto quanto me dandomi la colpa di essere un villano e un cafone, dicendomi che desideravo solo un figlio per sentirmi qualcuno e che è morto nel suo grembo proprio perché non era il frutto dell'amore vero, quello eterno.

Eppure davvero conoscevo cosa fosse l'amore? Quello che lei nominava ad ogni frase sulla famiglia... infondo non avevo conosciuto nemmeno quello di Dio -l'amore eterno e fedele.
Mi convinse delle sue ragioni e pian piano mi sentii un fallito. Ogni pezzo di me si stava sgretolando.
No, non assomigliavo per nulla al Signore, non avevo il potere di creare né di far procreare e questa cosa mi manda in bestia; deliravo ed ero odioso talmente tanto dal punto di mandarla via in primavera: le aveva compiuto 16 anni ed io ne avevo 29. Patetico.

Molto più tardi vieni a sapere che si era ricostruita diventando ancora più bella, lavorava in una biblioteca che tuttora non conosco tanto da farmi dubitare che esista davvero.
Anch'io avevo fatto lo stesso, ormai lavoravo a tempo pieno nel campo della chimica...poi un giorno ci fu uno studente, una delle nove matricole, a prendere posto tra i banchi delle mie aule; aveva un volto familiare, quasi siccome a conoscerlo da anni. Solo quando mi si avvicinò per ringraziarla e portarmi i saluti di lei capii immediatamente si trattasse del nipote.
Lo presi sotto la mia ala protettrice come un figlio: alla fine ce l'aveva fatta, aveva (anche se diversamente) avuto la custodia di un bambino ora tra i primi studenti delle mie classi. Una specie di apostolo, o discepolo...

🦋

Nessuno si è mai chiesto perché avessi scelto proprio la criopreservazione come punto cardine dei miei studi, quindi sarò breve: dopo gli anni della mia relazione con Cira- perché così si chiamava -la pazzia che chiunque ha ritenuto subdola non era altro che il tassello chiave per tramutare l'impotenza in una forza, rendendo l'impossibile reale.
Così sono andato avanti per tanto tempo, con esperimenti su esperimenti; alla fine ho avuto la prova non solo di procreare indirettamente ma anche di farlo in un tempo molto lontano -da qui ho conservato campioni del mio seme.
Però poi ho detto che questo non era sufficiente; non mi bastava, volevo di più così ho creato quello che ora è il Centro sotto camuffa per disordini alimentari.
Perché è molto più facile metter fine alle pene altrui -anche solo per poco- perché curare l'incurabile era il mio vero obiettivo.

Non sarebbe straordinario combattere le leggi della natura con i suoi stessi mezzi?"

ɐᴉɯ ,ǝ uou ǝɥɔ ɐʇᴉʌ ɐun🌹Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora