Capitolo 41

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I giorni passano, Noah sembra più simpatico del solito. A volte usciamo tutti insieme e andiamo in discoteca o studiamo. Ma mentre il mio gruppo di amici si sta allargando, a casa la situazione sta peggiorando. Papà è in ferie e ora non fa che uscire e bere e quando torna è sempre arrabbiato e a volte diventa violento, ma non ha ancora toccato nessuno. Io cerco di stare a casa solo quando c'è qualcuno perché inizio a avere paura di lui, ma ho paura anche per mia madre e i miei fratelli. Non mi sento parte della mia famiglia, gli unici che tengono a me sono i miei fratelli e mia madre, mia sorella e mio padre mi detestano e mentirei se dicessi che non mi fa stare male il loro comportamento verso di me.

Io non sono una che crede nel karma ma a quanto pare mi ha presa davvero di mira. Non bastava arrivare tardi a scuola, non bastava il vassoio di Lauren addosso. Ovviamente no. E quando sono tornata a casa non ho trovato i miei fratelli e mia madre, ma Valerie e mio padre che sta bevendo una birra. Il problema però sta nel fatto che non c'è una bottiglia sola sul tavolo, ma di più.
"Dove sei stata fino a ora? Sono le sei del pomeriggio. La scuola finisce alle tre. Si può sapere perché sei sempre fuori?" dice arrabbiato non appena entro a casa.
"Sono stata da Alison e abbiamo studiato" dico io ed è la verità. Abbiamo fatto matematica insieme a Nathan e Noah che stranamente si è calmato.
"Non dirmi bugie Rebeca, lo sai che mi fa arrabbiare" dice alzandosi e io faccio un passo indietro. Mi fa paura in questo momento, soprattutto perché ha bevuto.

"Non ti sto dicendo bugie" dico io alzando involontariamente la voce e questo lo fa arrabbiare ancora di più e non faccio in tempo a allontanarmi che mi tira uno schiaffo.
"Non provare a alzare la voce con me. Portami rispetto. E non mentirmi mai più. Dimmi con chi eri oggi pomeriggio e smetti di piangere"
"Ero con Alison" dico una seconda volta ma mi arriva un altro schiaffo e io non capisco perché continua a dire che sto mentendo. Inoltre la guancia mi fa un male cane, ma nulla in confronto al dolore psicologico.
"Tua sorella ti ha vista con due ragazzi e voglio sapere chi sono" dice mentre mi prende un polso con la mano stringendolo. Io cerco di liberarmi ma lui stringe ancora di più.
"Mi fai male, lasciami" dico facendomi scappare un singhiozzo e questo lo fa infuriare ancora di più. Mi trascina in camera sua sotto lo sguardo soddisfatto di mia sorella che mi sorride maligna. Cosa le ho fatto di male per farmi odiare così tanto lo sa solo lei... Intanto mio padre chiude la porta a chiave e una volta avermi lasciato il polso va verso l'armadio. Spalanco gli occhi quando vedo che tira fuori una cintura. Mi appoggio alla porta iniziando a piangere più forte e mi proteggo con le braccia. Da quando è diventato così violento?
"Dimmi con chi eri Rebeca" dice serio e io ripeto che ero con Alison. Le lacrime scendono sempre di più sulle mie guance quando la cintura mi colpisce.

"Sei sempre una delusione. Mi deludi e basta. Non fai che rubarmi soldi e esci sempre. E hai il coraggio di mentirmi" continua a urlare. Io sentendo la pelle bruciare e gli dico singhiozzando che erano suoi amici e che erano venuti a salutarla, ma sembra non ascoltarmi e continua a urlarmi di essere una nullità e che non farò mai nulla nella vita. Sta per darmi un terzo colpo con la cintura quando suona il suo telefono e risponde. Alla fine apre la porta e sento quella principale aprirsi e chiudersi. Corro in camera mia e mi chiudo a chiave rannicchiandomi alla porta. Il male fisico non è niente in confronto a quello che sento dentro. Ho il cuore a pezzi, insieme alla tristezza sento la rabbia verso me stessa perché non sono riuscita a reagire e di conseguenza sento la delusione crescere dentro di me. Il mio telefono squilla e tra le lacrime vedo scritto il nome di Nathan. Lo lancio sul letto tornando a piangere fino a che non decido di alzarmi per farmi una doccia. Allo specchio vedo già il rossore di dove mi ha colpito e sul polso e questo non fa che farmi piangere ancora di più. Cerco di calmarmi sotto la doccia e dopo cerco di coprire i segni sulla guancia, sul polso e sulle braccia. Mi metto la felpa di mio fratello che mi copre abbastanza e poi mi stendo sul letto ignorando i messaggi di Nathan. Mi dispiace evitarlo, ma non può sentirmi e vedermi in queste condizioni. Chiudo gli occhi e alla fine mi addormento. Quando mi sveglio sono le dieci di mattina. Mi alzo con un mal di testa forte e il telefono pieno di messaggi. Dopo essermi accertata che non c'è nessuno in giro vado a prendere una tachipirina, poi mi vesto e vado a fare una passeggiata. Mi sento davvero male e delusa, sia di me, ma anche di papà e Valerie. Mi fa male pensare a ieri sera, e quando mi tocco il polso sento gli occhi lucidi. Sono solo una delusione per loro, sono inutile e probabilmente se sparissi sarebbe meglio... A distrarmi dai pensieri è il telefono e vedo che Dylan mi sta chiamando. Decido di rispondermi e cerco di calmarmi.
"Pronto?"
"Dove sei? Io e Alison siamo da ieri a chiamarti e anche Nathan. Ci siamo preoccupati a morte Rebeca. Devi smettere di sparire così, seriamente" dice e io sento le lacrime salire. La mia testa torna a ieri sera e non riesco a rispondere. Sento ancora i colpi e il dolore che ho provato e che provo ora.
"Mi sono solo addormentata e mi sono svegliata tardi" dico cercando di mantenere un tono calmo e a quanto pare ci riesco dato che lui ci crede e mi dice di vederci dopo scuola. Sospiro guardando il cielo che avvisa che sta per piovere e tira vento e rispecchia alla perfezione quello che sento.

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