Capitolo 46

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"Ma come è possibile che ci incontriamo sempre qua io e te?" sento dire e quando mi giro vedo Brandon. Non riesco a ricambiare il sorriso e mi giro dall'altra parte.
"Come stai?"
"Sto" rispondo e lo sento mettersi accanto a me. Ormai tutti sanno della nostra rottura e di certo non sono mancati i commenti negativi.
"Lo ami proprio tanto eh"
"Possiamo non parlare di lui per favore?" lo supplico e lui mi chiede scusa accettando. Mi racconta di sua sorella che sta per sposarsi e di come lui sia fiero di lei e si vede dal modo in cui ne parla. Mi dice che per lui è come una seconda mamma e che praticamente l'ha cresciuto lei e devo dire che ha fatto un buon lavoro. Mi dice poi che la madre è morta quando lui è nato e il padre li ha lasciati da soli non appena ha potuto e quindi hanno vissuto con la nonna.
"Tua sorella ti ha colpita ancora? No perché vedo un segno sul collo e non penso che nessuno sport possa procurare una mano al collo" dice e io mi irrigidisco. Mi accarezzo il collo e sorrido pensando a quando invece era pieno di succhiotti.
"Io... Non importa" dico sospirando e coprendomi con la felpa. Brandon mi fa girare verso di lui e mi abbraccia e io glielo lascio fare.
"Io so che è difficile parlarne, posso capirlo. Ma dovresti denunciarlo, chiunque esso sia" dice poi staccandosi e asciugandomi una lacrima.
"Ci ho già provato e non ce l'ho fatta. Per favore non insistere e non dirlo a nessuno" dico e lui mi guarda triste
"Non lo farò ma per favore prova a fare qualcosa. Mi fa male vederti così" dice e subito dopo sento la campanella suonare.
"Vuoi tornare in classe? Io non ho voglia" gli chiedo e lui fa segno di no " bene. Andiamo via da qui allora"

Brandon mi porta in un bar vicino scuola e quando ci sediamo faccio un sospiro. Mi arriva un messaggio e quando guardo lo schermo vedo la foto con Nathan. Mi sale il groppo in gola e ricaccio indietro le lacrime. Brandon mi guarda capendo perché sto così e mi prende una mano stringendola.
"Lui credeva che lo tradissi con il suo migliore amico quando in realtà mi consolava e basta"
"Non ti ha voluto dare ascolto immagino. Tipico" dice ironico mentre io lascio perdere la frecciatina e sospiro. Cerco di cambiare argomento e lascio che sia lui a parlare e alla fine arriva l'ora di pranzo e ci salutiamo.

Quando arrivo a casa c'è silenzio. Non c'è nessuno e faccio un sospiro di sollievo. Mi chiudo in camera mia dove mando un messaggio a Alison e poi mi faccio una doccia. Quando esco e mi metto l'accappatoio sento la porta di casa aprirsi e quando sento la voce di mio padre mi irrigidisco. Cerco di fare meno rumore possibile e mi cambio. Metto il telefono in silenzioso e poi mi stendo sul letto. Sento papà che saluta il tizio con cui stava parlando e poi i suoi passi si fanno vicini alla mia porta. Il mio cuore sta battendo forte, soprattutto quando si ferma davanti alla mia camera. Che mi abbia vista rientrare? Torno a respirare quando si allontana e il mio cuore smette più o meno di battere forte. Decido di scendere quando lui si chiude nel suo studio e piano piano apro la porta. Non mi sembra vero che debba muovermi così a casa mia come se fossi una criminale. Scendo le scale piano e vado in cucina dove apro il frigo e vedo cosa c'è da mangiare. Voglio fare qualcosa almeno non sarà violento con me e magari si addolcisce un po'. Inizio a mettere la pentola per la pasta e dopo faccio la carbonara. Mentre sto per scolare la pasta sento la porta del suo studio aprirsi e dopo sento i suoi passi avvicinarsi.

"Quando sei tornata?" mi chiede e io rispondo mentendo.
"Da poco" lo sento avvicinarsi e alla fine sposta la sedia dove si siede. Quando gli faccio il piatto glielo metto davanti e dopo faccio per andare in camera ma lui mi ferma. Vuole una birra.

Mi sta picchiando ormai da dieci minuti solo perché non gli volevo dare la birra e per avergli risposto. Mi sto chiudendo in me stessa per attutire i colpi ma non funziona. Cerco di alzarmi e di scappare ma lui mi afferra per i capelli e mi butta a terra. Batto la testa al mobile e quando metto la mano per attutire il dolore sento il sangue uscire. Le lacrime non scendono più, urlo di fermarsi ma non lo fa, anzi colpisce ancora più forte. Approfitto del fatto che si allontana per correre in camera ma non arrivo in cima alle scale che sento tirarmi i capelli e cado. Batto per la seconda volta la testa che inizia a farmi male. Dopo avermi urlato che sono una delusione come al solito mi dà un ultimo calcio e sale in camera sua. Io cerco di alzarmi e mi trascino in bagno dove vedo che sono coperta di lividi. Le gambe tremano, la testa mi fa male e i lividi sono troppo evidenti. Dopo essermi fatta una doccia per rilassarmi, invano, mi vesto e ignorando la testa che mi gira e il mio tremolio esco da casa. Mi metto il cappuccio e cammino con lo sguardo perso nel vuoto, uno sguardo che se qualcuno ci guardasse dentro vedrebbe letteralmente il vuoto.

Non so cosa abbia fatto per ritrovarmi da avere un ragazzo e un padre assente ma non violento a non avere un ragazzo e ad avere un padre violento. So solo che la mia felicità è finita nel momento in cui tutto questo inferno è iniziato e sinceramente non so come uscirne. Continuo a vagare per le strade di Central City senza avere una meta e ogni tanto mi fermo per il giramento di testa. Mi appoggio a un palo quando mi prende un giramento più forte degli altri e poi all'improvviso non vedo più nulla. Vuoto. Buio.

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