Capitolo 4

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Colpevole

Ecco come mi sento. Ieri sera ho mangiato la pizza insieme a George, Josh e la mamma e lì per lì stavo bene. Ma poi sono arrivati loro ed è la parte peggiore di tutto questo. Un momento prima ridevo e scherzavo con loro, ma il momento dopo ero depressa e triste e soprattutto colpevole. Almeno per me.

Stamattina mi sono svegliata con un pensiero fisso: non pranzare. I sensi di colpa mi hanno tormentato tutta la notte e quindi invece che dormire ho architettato un piano per non mangiare. Per fortuna oggi pranzo a scuola e non c'è mamma che mi controlla.

So cosa state pensando adesso. "Ma sei pazza? Devi mangiare. Saltare i pasti non risolve nulla ed è inutile. Ti farai male. Prima o poi sverrai".

Il mio problema è che so che mi sto facendo male, so che mangiare è importante, so che saltare i pasti non fa bene ma questo non mi ferma e continuo a pensarla così.

Mi alzo e vado in bagno. Mi lavo la faccia e i denti e mi vesto. Vado in cucina dove apro il frigo e bevo. Mio fratello George mi dà il buongiorno e successivamente si fa una bella tazza di latte con i cereali mentre io mi tormento ancora per la pizza di ieri sera che probabilmente ho già digerito.

George va a un istituto tecnico professionale e devo dire che va abbastanza bene. Lui è molto estroverso, socievole e ha molta confidenza con le persone. Praticamente è il contrario di me. Ha molta, e dico davvero molta, autostima, non è vanitoso o altro, solo che si accetta e non ha paura di ammetterlo a differenza mia che se potessi mi cambierei dalla testa ai piedi. Ha i capelli castani come me e gli occhi scuri come me, è alto più di me anche se fino a due mesi fa era un nanetto. Josh invece ha gli occhi verdi e li ha presi da mio padre. Lui è un misto tra me e George caratterialmente: è timido ma allo stesso tempo socievole ed è sicuro di sé quando vuole. Io neanche volendo riesco a essere sicura di me stessa.

Mamma è ancora a letto, oggi fa il il turno del pomeriggio. Lavora all'ospedale e fa l'infermiera, però a differenza di mio padre lei si fa in quattro per noi. Non sto dicendo che mio padre non fa nulla per noi, però non è sempre presente e l'unica cosa che fa è mantenerci economicamente. So che non è poco, però un po' di affetto e presenza sarebbe gradita. Invece quello che si limita a fare è mangiare, dormire e lavorare. La sera arriva a casa e vuole sempre trovare la cena pronta oppure si lamenta quando non c'è qualcosa che gli piace. A volte alza la voce su mia madre e io ho sempre paura che le faccia qualcosa o che le faccia male quando non ci siamo. Si lamenta quando mia madre parla troppo per i suoi gusti, quando lei vuole uscire ma lui preferisce stare a letto o dormire o uscire con i suoi amici. Mia madre da piccoli ci portava dappertutto anche se era stanca, mentre lui no, lui a malapena si alzava per prendere il telecomando che si trovava dall'altra parte della stanza e infatti a volte, la maggior parte, chiamava uno di noi per cercarlo perché gli faceva fatica. A costo di non mangiare aspettava che uno di noi arrivasse a casa e non gli importava se erano le tre e mezzo o le quattro. Non sto dicendo che non gli voglio bene, ma che potrebbe essere più presente nelle nostre vite invece che stare tutto il giorno a telefono quando non lavora.

Tornando a noi, mi avvio verso il punto dove di solito io, Dylan e Alison ci incontriamo per andare a scuola insieme e quando arrivo li vedo già lì che si stanno abbracciando. Ci salutiamo con un abbraccio e insieme ci incamminiamo.

Una parte di me ha sempre invidiato la loro relazione, ma non perché sono gelosa di loro, ma per quello che hanno. Io non ho mai avuto un ragazzo con cui passare il pomeriggio insieme, non ho mai baciato nessuno e non mi sono mai sentita innamorata di qualcuno se non di attori o cantanti, ma nessuno di questi sa della mia esistenza. Una parte di me vorrebbe un ragazzo con cui fare tutte quelle cose romantiche, le passeggiate in riva al mare, le cene a lume di candela e tutte ste cose qui, ma l'altra parte di me ha paura di essere presa in giro, di non essere accettata davvero per quello che sono e soprattutto di non essere abbastanza per quella persona. Vorrei fare nuove esperienze ma allo stesso tempo non le vorrei fare per paura di sbagliare e questa è una cosa che mi ha sempre bloccato nel buttarmi e lasciarmi andare agli altri.

"Oggi la professoressa di inglese vuole interrogare" si lamenta Alison e sbuffa "Hai studiato almeno?" le chiedo io guardandola

"Si, qualcosa ho fatto ma lo sai che sono una frana. E in più quella mi odia"

"Ancora con questa storia? Non ti odia, è solo una tua impressione" dice Dylan

"Ve lo dico io, anzi, ve lo assicuro. Mi odia da quando mi ha visto con Dylan pensando che stessi tradendo suo figlio quando in realtà neanche ci stavo insieme"
"Stai parlando di Michael?"

Michael è il figlio della sua prof che aveva una cotta per lei da anni ma lei non ricambiava. Una volta lei lo ha aiutato per un compito e lui ha frainteso tutto e considerando che è il figlio che racconta tutto alla madre e che esagera sempre in tutto, le ha raccontato che si stavano frequentando anche se non è così. La madre all'inizio la trattava bene per questo fraintendimento da parte del figlio, ma quando un giorno ha visto Dylan e Alison baciarsi si è come trasformata in Satana. Ma non la odia, anche perché odiare è una parola grossa.

Mentre continuiamo a parlare arriviamo a scuola e ci avviamo ai nostri armadietti che per fortuna sono vicini. "Quando ritroverete il mio cadavere nella sua auto vi pentirete di non avermi dato ascolto"

"Come la fai tragica" la prende in giro Dylan
"Sarei io la tragica? Voglio vedere poi come la farai tragica tu quando non ci sarò io a farti. . ." Non finisce la frase perché veniamo dal suono della campanella e dopo esserci salutati andiamo nelle nostre rispettive classi.

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