Capitolo 47

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"Sì, è in condizioni stabili ma devo chiamare i genitori" sento dire da una voce
"Non chiami i genitori. Non sono mai a casa e viaggiano sempre. Però i suoi fratelli sì. Il più grande si chiama Josh e va all'università. Ecco il numero" sento dire da un'altra voce. Sono confusa e quando apro gli occhi ancora di più. Che cosa ci faccio in un ospedale? E con chi sta parlando il medico? Le mie risposte arrivano un secondo dopo quando vedo Noah entrare nella stanza seguito da Dylan e Alison. Okay, non so cosa ci faccio qui, l'ultima cosa che ricordo è un palo, poi buio totale. Alison mi viene in contro e mi abbraccia e io mi lamento per il dolore. Noah avverte il medico che mi sono svegliata mentre Dylan mi chiede come sto. Non so cosa gli abbia raccontato Noah e cosa hanno detto i medici. Mentre Noah rientra nella stanza vedo un medico entrare e dice ai miei amici di aspettare fuori. Dopo avermi visitata e avvertita che avrebbe chiamato la polizia per via dei lividi, il medico va via e subito dopo vedo Noah entrare come una furia.
"Giuro che se non lo denunci tu lo faccio io. Mi sono rotto il cazzo di tutto questo. Ho sbagliato a stare zitto. Sarei dovuto andare prima dalla polizia e sappilo. Se non lo fai tu lo faccio io" dice arrabbiato e io abbasso gli occhi.
"Che cosa è successo? Chi ti ha fatto tutto questo Rebeca? E perché non ce l'hai detto prima?" mi chiede Dylan mantenendo la calma e prendendomi una mano. Io scuoto la testa e non guardo nessuno in faccia.
"O glielo dici tu o lo faccio io" e alla fine gli racconto tutto, dall'inizio. E quando finisco di raccontare Dylan ha le mani strette a pugno e Alison le lacrime agli occhi. Dylan a malapena trattiene la rabbia e io cerco di calmarlo dicendo che è tutto okay ma lui mi indica
"Ti sembra tutto okay? Sei su un letto di ospedale e io voglio picchiare tuo padre. E te Noah. Perché non hai fatto nulla? Perché non hai detto nulla? Ti rendi conto che poteva morire? Guarda come l'ha ridotta" quasi urla Dylan e Noah abbassa gli occhi sentendosi colpevole.
"Non l'ha fatto perché io gli ho detto di non farlo e ho detto la stessa cosa a Brandon"
"Cosa? Ma sei impazzita per caso?" dice Alison e io sospiro stanca della conversazione.
"Non dovete preoccuparvi più. Sta arrivando la polizia e dirò tutto okay? Ma non urlate più che mi scoppia la testa" dico io.

Quando arriva la polizia con difficoltà racconto come è andata e loro si segnano tutto facendomi domande. Quando se ne vanno arrivano i miei fratelli che mi tartassano di domande e mi danno della stupida per non avergli detto nulla. Il tempo passa e alla fine l'orario delle visite finisce e io mi ritrovo da sola. I pensieri iniziano a torturarmi, penso a Nathan che vorrei fosse qui con me, alla polizia che forse ha preso mio padre, al mio comportamento che non è stato il massimo. Mi rigiro e rigiro nel letto e alla fine decido di alzarmi. Il telefono segna un messaggio e quello che c'è scritto mi fa stare leggermente meglio.

Noah: * Tuo padre è stato arrestato*

Io faccio un sospiro di sollievo e dopo vado al bagno. Mi guardo allo specchio e noto i lividi sulle braccia e in faccia. Il vuoto nel petto c'è ancora e so a chi appartiene. Nathan. Al ragazzo che mi ha rubato il cuore, a quello che ho amato per la prima volta e che amo ancora, quello che perdonerei immediatamente se solo fosse qui.

Nathan

Lauren mi sta baciando, ma io non sento nulla. Non sento la scintilla che provavo quando stavo con Rebeca. Il mio cuore non accelera, il mio corpo non la vuole. In questo mese non ho fatto che pensare a lei, a quanto mi manca il suo profumo, alla sensazione di averla fra le braccia. Prima ero un ragazzo che non pensava a nessuno se non a se stesso ma poi ho conosciuto lei e sono cambiato. Lei mi ha cambiato. Mi ha fatto provare un sentimento che non credevo di provare e la amo. La amo tutt'ora e senza di lei sono uno straccio. Lauren non è la ragazza che voglio. Io voglio Rebeca, ma è andata con Noah.

"Nathan! Oh ma insomma! Nathan Jones!" sento la sua voce stridula urlare. In confronto quella di Rebeca era una voce angelica. Mi riprendo e la vedo con le mani sui fianchi che mi guarda arrabbiata.
"Che tu prende?" mi chiede sedendosi sul letto e io alzo le spalle
"Quella ragazza ti ha fottuto la testa eh.."
"Anche il migliore amico a quanto pare" dico strofinandomi la mano sul viso stanco dato che la notte non dormo più molto bene.
"Non è possibile" dice lei e io la guardo confusa
"Noah non lo farebbe mai perché ti vuole bene e poi non è il suo tipo"
"E tu che ne sai?"
"Beh... Non sta a me dirtelo. Ma ti dico una cosa: va da lui e parlaci" dice stupendomi
"Sono stanca del tuo zombismo e nonostante tutto devo ammettere che stavate bene insieme... Quindi se vuoi andare da lei puoi andare"

Quando sono davanti a casa di Noah suono e mi apre un ragazzo senza maglia che non è il fratello. Lo guardo confuso e lui guarda allo stesso modo me. Sarà il ragazzo del fratello?
"Cam? Che fai ancora alla porta? Mi manca il tuo bel..." sento dire da una voce che giurerei è quella di Noah. Lo vedo anche lui senza maglietta e spalanco gli occhi. Passo lo sguardo da lui a Cameron e capisco tutto.

"Nathan... Io... " dice balbettando
"Non doveva andare così, non dovevi scoprirlo così, merda" si passa le mani tra i capelli disperato e io per la situazione e perché sono stato un cretino scoppio a ridere. Cameron, o almeno penso si chiami così, mi guarda confuso e stranito e Noah anche.

"Che ti prende adesso?" mi chiede e io mi ricompongo leggermente.
"No è che sono un coglione. Avrei dovuto saperlo, avrei dovuto fidarmi di te e lasciarti spiegare e capisco il perché tu non me l'abbia detto. Ero uno stronzo prima... E mi dispiace di essermi comportato così" dico sincero e Noah mi sorride.
"Entra stronzo, abbiamo un po' di cose da dirci io e te" mi dice poi e io entro chiudendomi la porta alle spalle ringraziando Lauren per avermi dato questo consiglio.

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