Imbattersi in te

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Salgo in camera da mamma  per due motivi, sia per vedere come sta ma anche per aspettare Giovanni.

Fin da piccola ho avuto la sensazione di percepire se qualcosa non andava.

Ricordo ancora quando qualche giorno prima che si scoprisse nella malattia di papà, avevo immaginato che qualcuno me lo portasse via per sempre.

Non ho mai raccontato a nessuno di questa sensazione, o di questo presentimento che ho provato per diverso tempo prima che Papà ci dicesse cosa aveva.

E anche prima che mamma si ammalasse avevo come una morbosa nostalgia di tornare a casa.
Non credo di avere poteri magici o sensazioni miracolose particolari, ma credo che persone interconnesse in maniera così forte come sono io con la mia famiglia,  riescono a sentire quando qualcuno che ami è in pericolo.
Lessi da qualche parte una frase che spesso mi viene in mente quando penso a tutto questo.

“Sii leale con i tuoi sentimenti e sii ancora più leale con i tuoi presentimenti”
citata da

-Luis Gabriel Carrillo-

Probabilmente io non sono mai stata leale con i miei sentimenti ma per quanto riguarda i presentimenti, ormai ho imparato che sono alquanto veritieri.
E oggi non ho un bel presentimento spero che non ci siano ulteriori problemi né per Gianni né novità su mia mamma.
Rientrando in camera e vedendo mia mamma Serena un po' quel magone che si era bloccato se sul mio stomaco viene  alleviato..
Ne approfitto per fargli due coccole, naturalmente le faccio come il mio carattere mi permette di farle.

So che mamma desidererebbe qualche abbraccio e qualche bacio in più, ma io non ne sono capace.

Il mio modo di rapportarmi a lei è quello di essere sempre disponibile è disposta a  prendermi cura di lei.
Quindi gli propongo un bel massaggio con una crema lenitiva che gli passo su tutti i piedi e le gambe.

Per colpa dell'obesità ha sempre le gambe gonfie  e i piedi dolenti, quindi so che  è qualcosa che le porta molto sollievo, e lo faccio volentieri.

Mentre sono intenta a propormi come una massaggiatrice provetta, vengo interrotta dall' infermiera di turno che viene a chiamarmi in camera, dicendo che Giovanni voleva salutarmi e che mi aspettava giù nei corridoi.

Il cuore va all'impazzata è strano che voglia vedermi giù, probabilmente deve dirmi qualcosa d'importante  e non vuole che mia mamma lo senta.
Il mio pensiero percorre l'intera terra abitata almeno per 10 volte e in tutto questo percorso le alternative che passano davanti ai miei occhi sono solo negative.

La paura mi stava quasi paralizzando ma quella forza che tante volte mi ha spinto ad andare avanti ancora una volta mi viene in aiuto e fingendo una calma apparente, saluto mamma  con un sorriso e scendo giù.

Clicco sul tasto dell'ascensore ma non vedendo aprire quelle porte per secondi che sembrano eterni decido di scendere le scale.
Essendo al terzo piano ci metto qualche minuto, arrivando giù con più ansia e più affanno.

Vedo da lontano Giovanni che mi fa cenno con la mano di avvicinarmi.
Sta parlando con qualcuno che non conosco o almeno così credo visto che è girato di spalle.

Mi avvicino cautamente anche perché non devo essere un bello spettacolo da guardare.
Sono scesa di corsa e non ho nemmeno pensato di guardarmi per un istante allo specchio.

Comunque ora sono qui e come al solito mi convinco che non mi importa l'opinione delle persone.

Non appena sono a due passi da lui, Giovanni con il suo solito sorriso urla il mio nome o soprannome

" Ciao Angelo che piacere rivederti dì la verità eri preoccupata per me ecco perché questa faccia?
Comunque questo è Filippo il mio amico manager e professore di questa Clinica."

Il suo tatto è pari all' acqua alta di Venezia che distrugge le bellezze architettoniche della città.
Naturalmente non mi sto paragonando alla bellezza di Venezia ma urlare il mio nomignolo a tutto l' ospedale, dirmi che non ho una bella faccia, anche se lo ha mascherato dicendo che potevo sembrare preoccupata, ed infine senza preavviso presentarmi il manager e il professore della clinica è davvero troppo per la mia riservatezza.

Mi sento il viso andare in fiamme, e proietto il mio sguardo sulla punta delle mie scarpe per un attimo.

Fino a quando una voce mi fa alzare di scatto gli occhi

" Piacere sono Filippo finalmente so chi sei"

Non ci posso credere, il ragazzo arrogante, prepotente, inopportuno e insopportabile che in questi giorni mi ritrovo spesso davanti, non è altro che il manager di questa struttura.

Come se qualcuno stesse facendo lo slow-motion dei nostri corpi, entrambi  non riusciamo ad abbassare lo sguardo proiettato l'uno negli occhi dell'altro.


Quello  più sconcertato dai tre però è Gianni che con la sua solita ironia sdrammatizza:   
  " Quindi vi conoscevate già?
Visto da come vi guardate?"

Io sento l'affermazione di Gianni ma sono troppo sconvolta per rispondere, quindi prende la parola Filippo, senza mai abbassare lo sguardo da me.

" Sì ci siamo incontrati diverse volte nei corridoi della clinica, e avrei dovuto capire che era una tua amica, per la riservatezza e l'educazione che ha mostrato quando ci siamo visti"

Ha anche il coraggio di prendermi in giro invece di chiedere scusa, ma purtroppo ora che so chi è, devo sorvolare per il bene di mia mamma, Inoltre è grazie a lui che stanotte ho dormito in un letto dopo tanto tempo, e non mi sembra proprio il caso di trattarlo male.

Gianni Probabilmente ha capito che qualcosa è successo e come al solito sdrammatizza sottolineando che saremmo diventati grandi amici.

Sfodero  il mio sorriso migliore,  ma anche quello più falso, freddo è indifferente e ribadisco che tutto può succedere nella vita.
I nostri sguardi sono ancora intrecciati ma questo non mi impedisce di pensare alle parole più adatte per sgattaiolare da questa situazione surreale .

Mi invento che devo correre su a vedere se tutto va bene, ma proprio in quel momento la sua voce ritorna a far rumore nelle mie orecchie.

" Tranquilla Angelo, ti chiamo così perché non so come ti chiami, visto che non ti sei ancora presentata.. in questa clinica lavorano i migliori infermieri medici e operatori socio sanitari tua mamma è in ottime mani"

....Alessandra calmati...
.... Alessandra non rispondere.... Alessandra non gettare spirito sull'incendio....
Alessandra non rompergli la faccia.
Come se pronunciassi una preghiera mentale ho un qualche rito per tenermi calma e rilassarmi cerco di trovare la risposta giusta da dargli.

" Ha ragione Professore Filippo, mi chiamo Alessandra questo è il mio vero nome, e non Angelo.
E per quanto concerne mia madre  sono sicura che è in ottime mani, ho conosciuto personalmente le persone che lavorano qui in clinica e so che posso fidarmi di ognuno di loro.
Ma probabilmente lei non ha mai avuto una persona cara, molto malata che rischia ogni giorno di morire e naturalmente l'unica cosa che mi rimane da fare e starle il più possibile vicino senza lasciarla mai."

Non aggiungo altro anche perché li vedo entrambi ammutolirsi e non mi va di continuare.
Quindi li saluto in maniera cordiale e li ringrazio entrambi, per la camera che mi era stata offerta la sera prima, mi accerto però di ricordargli che non dormirò di nuovo in quella stanza è che ancora una volta preferisco stare con mia madre.
Mi giro e mi dirigo all'ascensore Ma anche questa volta sono troppi i secondi che devo aspettare e decido di farmela a piedi.
Anche per smaltire la rabbia e la frustrazione che in qualche modo Filippo mi ha lasciato.

Succede all'improvvisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora