Il dolore di un sorriso (3 settimane dopo)

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Questa è la parte della giornata che più amo,da quando sono in ospedale. 
L'orologio segna  le 20:00 e ormai i pazienti sono tutti nelle loro camere.

Nonostante sia ancora cosi presto,sembra notte fonda, in lontananza si sente solo qualche TV accesa,e bisbigli di telefonate effettuate per allontanare la solitudine del posto.

Anche mamma guarda rilassata la televisione,ha già cenato ormai da un pò, visto che qui in ospedale il nostro chef prepara per le 17:00 il consueto brodino.             
                                         
Se non fosse per il fatto che ormai lo mangio da mesi potrei anche decantarlo, il mio palato si è abituato al suo sapore,probabilmente se tornassi a casa me lo preparerei allo stesso modo.     
Ma arrivata  quest'ora io ho un altra abitudine, di solito mi reco nella sala d'attesa, ormai vuota e dopo aver scelto con cura quale sedia provare,come se fosse un rituale, mi accingo a scrivere le mie emozioni e le mie fantasie,nel mio fidato amico diario.               

Naturalmente non può mancare la mia dose di zuccheri non raffinati che ogni mattina compro allo spaccio dell'ospedale per farmi tenere compagnia in queste lunghe serate bizzarre passate tra poltroncine colorate,stanze vuote e silenzi meditativi che questa clinica mi regala.       
                     
Questa sera ho scelto di leggere un po' prima di dedicarmi alla mia amata scrittura.
Ho sentito in TV che è morto il famoso scrittore Luis Sepúlveda, anche se mi dispiace ammetterlo, ma la mia ignoranza ne fa da sovrana visto che non lo conoscevo e ne approfitto per dare una sbirciata su Google.

Devo ammettere che ha scritto davvero delle cose interessanti ma una frase in particolare coglie la mia attenzione:

"Nessun uccello vola appena nato, ma arriva il momento in cui il richiamo dell'aria è più forte della paura di cadere e allora la vita gli insegna a spiegare le ali."

Penso a quale sarà il mio richiamo forse è arrivato con la malattia di mio padre o forse per quella di mia madre. Ma se ci penso davvero non mi sento di aver spiegato le ali.
Forse gli ultimi vent'anni della mia vita sono stati semplicemente un aspettare questo richiamo che semplicemente per me non è arrivato.

Sono così riflessiva che probabilmente potrei fare la filosofa se non amassi fare la scrittrice e sono così immersa nei miei pensieri che la voce di Gianni alle mie spalle mi fa sussultare come se avesse gridato con quanta voce avesse.
Sono meravigliata nel vederlo, credevo che questa sera non facesse il turno.
Il suo tono tranquillo mi mette subito di buon umore ormai sono settimane che tra noi è nata un alchimia.
Ho percepito da subito che era un bravo ragazzo ma quello che più mi ha colpito e che Gianni riesce a capire il dolore delle persone ed è su quel dolore che costruisce il ponte per sentire l'anima di chi gli sta accanto.
Sapendo delle mie abitudini serali mi aveva portato uno scatolo enorme di Kinder Cereali.
Non so come abbia fatto a capire che erano i miei preferiti anche se no ci voleva un investigatore per vederlo visto che ogni mattina mi faccio una scorta da camionista allo spaccio ma mi piace pensare che forse il fato gli ha fatto scegliere casualmente quei dolcetti per portarmi un po' di felicità.

Comunque sono meravigliata da questo gesto e mi accingo come al solito a costruire dei muri per la paura di dovermi lasciare andare anche ad una semplice attenzione.

Ma Gianni ormai ha capito il mio carattere e mi ignora totalmente continuando a ripetermi che lo fa semplicemente perché non vuole rinunciare ad una collega come me.
E da settimane che mi ripete che sarei un'ottima infermiera e addirittura a volte si è fatto aiutare quando fai il turno di sera e rimaniamo per quei pochi minuti tranquilli, lui dal suo lavoro e io dai miei impegni.

Mi fa piacere aiutarlo, inoltre lui è sempre così disponibile sia con me che con mia mamma.
Ogni volta che entra nella nostra stanza riesce a regalarle un sorriso e per me questa, è la cosa più preziosa.
Comunque ritornando ai cioccolatini non posso fare finta di niente anche perché ne sono davvero golosa quindi li accetto, con una premessa che li avremmo mangiati insieme.
La sua risposta mi fa sorridere per un attimo:
"Credevi che avevo preso il pacco intero di Kinder solo per farli mangiare a te?
Vieni nell'infermeria dobbiamo distribuirli a tutte le mie principesse"
Non riesco a capire immediatamente cosa voglia dire ma lo seguo E quando entrò in infermeria trovo oltre 200 Kinder esposti in bella vista in un cartone aperto.

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