Attenzione Inaspettata

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Non sono ancora del tutto tranquilla,ma quando apro la porta della stanza numero 301 tutto deve essere perfetto.
Il minimo turbamento potrebbe far pensare a mia madre che sto male, per colpa sua,quindi sfodero dal repertorio uno dei miei più bei sorrisi.

Una tecnica davvero utile per poter sorridere anche quando le circostanze non sono delle migliori è quella di chiudere gli occhi per un attimo, e immaginare un momento felice del mio passato.

In questo momento mi è venuto in mente un ricordo a cui sono molto legata, nonostante avessi tanta paura, il mio primo esame in università è stato brillante, tutti i professori si complimentarono con me, ottenendo il voto più alto della sezione.

Con il sorriso ancora stampato sul volto entro da mamma,ora davvero non può capire il mio stato d'animo,e questo mi rilassa molto.

Le propongo un giro nei giardini,la giornata è così bella,e di solito il sole mette sempre di buon umore.

"Dai usciamo"

Le propongo quasi costringendola.

La risposta di mamma però mi lascia per un attimo interdetta.

"Non preoccuparti del mio umore, se ne prende cura già il mio tumore"

Non avevo mai pensato che una sola lettera differisse tra due concetti così diversi: "UMORE È TUMORE"
Ma entrambi sembrano essere collegati indissolubilmente,perché non credo ci sia un buon umore sapendo di portare dentro di sé un tale peso.

La guardo per un istante,ma non lascerò che si demoralizzi, quindi come al solito le sbraito contro:
"Sempre a lamentarti, vieni a vedere chi sta davvero male,esci dal tuo bozzolo dorato e guarda quanta gente soffre davvero.
Questo corridoio è pieno di stanze con malati terminali rimasti spesso soli.
E tu ?
Che presto starai fuori di qui perché la tua situazione non è così grave,ti permetti il lusso di essere depressa.
Muoviti e andiamo fuori di qui."

Entro pochi minuti l'effetto sperato arriva,la vedo alzarsi e mettersi la vestaglia.
Per non farla stancare molto le vado a prendere una sedia a rotelle dalla sala d'attesa.
Entro e le sorrido perché sono consapevole che anche questa volta sono stata troppo dura.
Il suo volto si rilassa e mi stringe in un caldo abbraccio,non sono a mio agio,ma so che ne ha bisogno,e depongo per un attimo la mia corazza lasciandola continuare.

Le dico ridendo che si è fatta perdonare per la risposta di prima e la faccio accomodare sulla sedia.
Faccio un inchino e gli dico che la sua carrozza è pronta per andare al ballo.
Questa volta devo aspettare per forza l'ascensore che come al solito tarda ad arrivare.
Dopo qualche minuto o forse più,visto che risultava sempre occupata, finalmente le porte di ferro dell'ascensore si spalancano.
Una figura alta sovrasta l'abitacolo dell'ascensore.
Ancora una volta il destino mi ha posto davanti l'unica persona al mondo che non vorrei vedere.
I suoi occhi scorrono immediatamente sul tutto il mio corpo ed in un istante sono proiettati su mamma.
Questo osservare mi da tremendamente fastidio,e in maniera istintiva mi sposto di qualche centimetro per permettergli di uscire,visto che siamo proprio l'uno davanti all'altro e questo non ci permetterebbe di fare un passo senza scontrarsi.
Le uniche parole che riesco a proferire sono:

"Buongiorno professore".

Il suo sguardo color ambra si riappoggia su di me è cattura di nuovo i miei occhi,anche lui è di poche parole.

"Ciao Alessandra"

I nostri corpi si sistemano esattamente nella stessa posizione ma da un lato diverso,io entro in ascensore e lui ne esce.

Lui è esattamente dove ero io un attimo primo è io sono qui nella sua stessa posizione.
Com'è sarebbe bello, se si potesse cambiare anche nella realtà il proprio destino, esattamente come abbiamo cambiato di posto.
Forse io sarei una Menager è un medico riconosciuto e stimato.
Ma quando penso che lui potrebbe trovarsi nella mia stessa condizione, mi irrigidisco perché non vorrei che nessuno si trovasse in questa condizione.
L'ascensore ci riporta giù, è fatto qualche metro scendo la rampa che ci porta fuori, è davvero una giornata bellissima.

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