Grazie

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Cosa gli avrei potuto dire?
Dopotutto era stato un gesto davvero carino.
Ma come può venire qualcosa di carino da quell'essere così presuntuoso?
Forse sarà stato Giovanni che l'avrà convinto.
Ma ora cosa devo fare?
Forse si aspetterà che gli vado almeno a dire grazie.

Ho la testa piena di domande ma la conclusione che ne viene fuori non mi fa dare nemmeno una risposta.

Mi prendo qualche minuto per capire cosa sia la cosa più giusta da fare,ma poi la mia impulsività come al solito prende il sopravvento e mi fa decidere di scendere.

Ho troppa fretta per aspettare anche pochi minuti davanti all'ascensore quindi faccio i tre piani a piedi e mi dirigo verso la porta della direzione.

Sono ormai a due metri dalla porta ma la parte razionale di me comincia a prendere il sopravvento

Cosa gli devo dire?
Ma faccio bene ad entrare?
Forse lo disturbo?
Magari non è stato nemmeno lui ma è opera di Gianni.

Sono qui fuori ormai da dieci minuti e non ho ancora trovato il coraggio di bussare a questa porta.
Ma non posso continuare così, quindi prendo  quel poco coraggio che ho e busso.

Da dentro riconosco la sua voce, anche se non lo riesco a vedere perché c'è un anticamera, ma arrivati alla sua scrivania lo trovo nel pieno delle sue facoltà.
Con il suo solito tono e con lo sguardo interessato mi dice che mi stava osservando da quasi quindici minuti ed era divertito dal fatto che parlassi da sola.

Ecco io sono venuta per ringraziarlo e lui mi prende in giro come al solito.

Rispondo con una calma non mia:
"A volte mi capita di essere agitata quando voglio trovare le parole giuste per ringraziare e rifiutare un'offerta che non è il caso di accettare.
Quindi grazie per quello che ha fatto per me,ma non posso accettare"

"E quale offerta ti avrei fatto?
Io non ti ho invitata ancora a cena ?"

Alessandra calmati è il primario della clinica.

Alessandra non risponderlo, tua mamma ha bisogno di stare in questo ospedale.

Alessandra tranquillizzati ha detto solo per dire che ti vorrebbe invitare a cena in futuro.

Il mantra che ripeto nella mia testa funziona, e riesco a non mandarlo al diavolo.
Rispondo di nuovo con calma e gli dico:

"Se mi avesse invitato a cena sarebbe stato facile dirle, che non sarei mai venuta, perché non è possibile immaginare qualcosa del genere fra me e lei.
Ma l'offerta che sono venuta a rifiutare è quella di avermi dato la possibilità di avere una camera privata e di dover mangiare in mensa.
Siccome reputo che sia un gesto davvero premuroso e attento, cercavo le parole più adatte per non offenderla."

" Ah intendi quello?
Tranquilla è una prassi dell'ospedale, tua mamma è invalida, quindi diamo la possibilità a chi si occupa dei pazienti di stargli vicino in maniera dignitosa come la mia clinica richiede."

"Se una prassi della clinica allora accetto volentieri,l'importante e che non ci siano favoritismi perché io e Gianni siamo amici.
E comunque la ringrazio per avermi dato questa possibilità, ora mi scusi per il disturbo le auguro una buona giornata"

Prima che io posso andare via mi fa una domanda alquanto imbarazzante.

"Quindi tu e Gianni siete  solo amici?"

"Beh forse il concetto di amicizia è un po' troppo complicato, ma sono mesi che lo conosco e percepisco che è davvero una brava persona, e che fa il suo lavoro in maniera coscienziosa e scrupolosa quindi ho molta stima di lui.
Ora se definirlo amico è sbagliato o è giusto lo lascio definire agli altri, perché etichettare le persone in una categoria non mi è mai piaciuto"

Il suo sguardo è ancora più divertito dalla mia risposta e mi dice:
"Ora capisco perché Gianni ti chiama Angelo sei così complicata, anche nel rispondere ad una domanda semplice che sicuramente provieni da un altro pianeta, probabilmente da Venere  visto che è considerato il pianeta dell'amore"

Che discorso imbarazzante e inopportuno ma sono legata a non potergli dire ciò che vorrei, quindi non mi rimane che risponderlo con la cultura.

"Sì probabilmente tutte noi donne veniamo dal pianeta Venere e probabilmente voi uomini da Marte come diceva lo psicosessuologo ed esperto di comunicazione statunitense John Gray."

Vedo per un attimo il suo sguardo perso, probabilmente aveva sfoderato dal suo repertorio l'idea di Venere pianeta dell'amore per fare colpo, ma con me ha proprio sbagliato tutto.

Ora lo sguardo divertito e il mio ma non voglio prolungarmi e ancora una volta lo saluto.
Prima di salire da mamma per dargli la notizia decido di fare un giro, qui intorno ci sono tantissimi negozietti, e visto che la giornata lo permette ne approfitto per fare due passi.

È da tanto tempo che non esco dall'ospedale e quando mi trovo fuori al cancello bianco per un attimo mi sento spaesata,per fortuna i negozietti sono qui vicino quindi mi rianimo e vado a vederli.

Non acquisto quasi nulla tranne un paio di orecchini a forma di piuma che voglio regalare a mamma.
Quando salgo in clinica e porgo quel pacchetto rosa che ho fatto fare con cura dalla commessa, mamma, rimane piacevolmente sorpresa non solo dal regalo ma soprattutto dal fatto che finalmente sono voluta uscire.

Erano mesi che mi diceva di andarmi a fare un giro, di tornare a casa per qualche ora o comunque di uscire fuori da quel cancello.
Ma era più forte di me sembrava un abbandono è come se io potessi uscire, e la vita avesse negato a lei questa opportunità.

Ma oggi qualcosa era cambiato qualcosa mi aveva spinto fuori da quel cancello.
Forse era arrivato il momento di farlo o forse il voler fare una sorpresa a mamma come un piccolo pensiero o forse ma questa la metto come ultima possibilità perché io per prima non ci credo, rispondere a quel ragazzo arrogante mi aveva messo di buonumore.

Comunque sia non voglio pensarci e godermi questo momento.
A mamma sono piaciuti tantissimo gli orecchini e le stanno davvero molto bene.
Ne approfitto anche per fargli i capelli e mettergli il lucidalabbra.
Nel reparto oncologico in cui siamo c'è un quadro con una scritta davvero bella che dice:
"Perché il tumore prima reclama la nostra esistenza per come la conoscevamo; poi la nostra identità; infine la nostra vita. Ma voi non mollate"

Io non permetterò mai che mamma cambi la sua esistenza e la sua identità.. Per quanto concerne quello che io posso fare combatterò strenuamente per renderla fino alla fine la donna è la madre meravigliosa che sempre stata.
Dopo averla preparata e coccolata al mio modo le do la splendida notizia che da oggi la camera 301 sarà nostra.
Finalmente non dormirò più su quella sedia anche se mi mancherà,e il bagno sarà solo nostro.
Mi guarda in maniera incredula e mi chiede come mai,e naturalmente sottolinea ridendo che forse quel bel giovanotto del professore aveva un debole per me.
Oggi non voglio arrabbiarmi quindi con un mezzo sorriso e con il broncio le dico che stanno semplicemente ubbidendo alla caposala, visto che è prassi della clinica occuparsi di chi accompagna un malato.

"Quindi rassegnati che da oggi sarò a tutti gli effetti la tua compagna di stanza"

Sospira e mi dice che finalmente oggi arrivano tutte belle notizie.

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