Vado via

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Con un  "Addio" inizia la mia nuova vita.
Quella stessa vita che non avevo inseguito,che non avevo voluto nemmeno quando era chiaro che mi appartenesse,quella vita che mi era stata data come un regalo celeste,ma che io avevo scartato con troppa facilità.
La mia testa mi sta tormentando con le uniche parole che pronuncia da settimane: "basta Alessandra è finita"
Come se dire che la nostra storia è finita potesse cancellare l' amore che provo per lui.
Dopo mesi che mi sono ripetuta che il nostro amore non avrebbe visto fine,che nonostante tutto ciò che di brutto stava capitando noi  ne saremo usciti assieme più forti e innamorati.
Invece ora mi sento un randagio abbandonato da tutti, che si trova a combattere l' indifferenza dell' universo.
Con le mie mani ho creato questa indifferenza,ma avevo bisogno che Filippo non lasciasse quelle mani e che nonostante tutto mi conducesse verso la felicità.
Ero egoista a pensarla così,dopo tutto per anni non si era arreso con me,mi aveva aspettato,mi aveva dato fiducia e aveva fatto di tutto per rendermi felice ma non bastava,non era troppo per me,ho dovuto rovinare tutto e non capivo il perché?
La mia unica spiegazione è che sono sbagliata,forse per questo ero stata punita così duramente.
La vita ha fatto morire i miei genitori e mi ha portato via l'unica persona per cui avrei potuto continuare a vivere.
Alessandra non esisteva più,nulla di buono sarebbe accaduto nella mia vita dovevo sparire,allontanarmi, e senza pensare ancora una volta a l' unica persona che mi avrebbe salvata,feci i bagagli e andai lontano.
Non mi interessava nemmeno più lavorare,ormai la mia professione mi aveva tradita, tanti anni di studio e non ero riuscita a salvare mamma.
Decisi di dare un taglio netto a tutto ciò che mi legava,qualunque cosa che mi desse speranza doveva essere eliminata.
Così dopo aver fatto le mie valigie piene di rimpianto e ricordi partì per Milano.
Era l' unico posto che conoscevo,li avevo studiato e sapevo muovermi con facilità.
Chiamai la mia vecchia padrona di casa e per fortuna il mio mini appartamento era libero,quindi mi trasferii immediatamente a Codogno.
" Caro diario finora ti ho scritto cosa ho fatto,ma non ho ancora trovato il coraggio di svelarti il mio addio a Filippo, proverò a scrivere ciò che ho vissuto,ma so che non potrò mai spiegare la morte che mi porto nel cuore."
Tornati dall' Abruzzo in totale silenzio entrambi avevamo una consapevolezza, Filippo si era stancato di me, ed io finalmente avevo raggiunto il mio scopo quello di punirmi e farmi del male.
Arrivati in casa gli dissi che il nostro matrimonio era stato un errore e che avremmo dovuto separarci.
" Hai ragione, è stato un errore credere in noi"
Queste furono le sue parole lapidarie,non aggiunse null'altro.
Lo guardai girarsi di spalle e prepararsi la sua roba era chiaro che stava andando via,ma non riuscivo ancora a capire quanto vuoto avrei provato quando quella porta si chiude alle mie spalle.
Dovevo fermarlo,supplicarlo di darmi un altra possibilità, probabilmente sarebbe stato giusto anche gettarmi ai suoi piedi e tenerlo ancorato in quella stanza,invece l' unica cosa che feci fu sbottonarmi il suo braccialetto e metterlo sul comò di fianco a lui.
Andai nel mio studio con la speranza infantile che forse ancora una volta mi avrebbe seguito,ancora una volta mi avrebbe perdonata.
Ma la lunga notte che stava scendendo  vide entrare in quella stanza solo disperazione e angoscia per aver rovinato ogni cosa.
Dopo essermi detta per ora che era la cosa più giusta di tutte ed essermi forzata a non andare da lui,come l' ultimo barlume di saggezza il mio cuore mi spinse ad uscire,dovevo parlargli,dovevo spiegargli che non ero io a fargli del male ma un mostro dentro me che prendeva il sopravvento ogni volta che cercavo di essere felice.
Si era la cosa giusta da fare, sistemerò tutto,Filippo mi ama e capirà.
Con queste convinzioni salgo in camera,ma il buio dell' alba ancora in fasce fa eco al rimbombo della mia voce che chiama Filippo in una casa vuota.
È andato via, Filippo mi ha lasciato e a dare conferma  di ciò una lettera faceva da bella mostra sul mio cuscino.

" Ci sei riuscita,hai spento la fiamma ardente dell' amore che provavo per te.
Il tuo dolore si è trasformato in rabbia contro te stessa e contro coloro che ti amano.
Ho provato e Dio sa quanto ci ho sperato di poterti guarire,di poter fasciare le tue ferite emotive,ma ogni volta che ti rimarginano una ferita eri tu a farne una più profonda e ampia nel mio cuore.
Sei l' artefice del tuo destino e sei libera di farti del male,ma da oggi non permetterò più che ne faccia a me.
Sono consapevole che non ti rendi conto di quanta terra arsa stai facendo intorno ai tuoi sogni e alle tue speranze,ma Alessandra non riesco più a tenerti la mano mentre in quella cenere stai sprofondando portando con te anche il mio amore.
Quindi vado via e non perché non ti ami abbastanza ma sono troppo debole per vedere la tua rovina.
PS il braccialetto non ha senso che lo tenga io,e forse non ha senso che nemmeno lo tenga tu.
Durante una tempesta l’ancora impedisce alla nave di andare contro gli scogli e naufragare. Ma può farlo solo se la catena a cui è fissata non si spezza. Ma la ruggine del tuo cuore ha indebolito la catena dell’ancora, e i dubbi non risolti  hanno indebolito ciò che eravamo.  
Buona vita Alessandra, spero davvero che tu riesca a trovare un po' di serenità."

Con queste parole finiva la mia vita, perché tutto ciò che poi venne fu vegetare in attesa che il tempo prendesse le distanze dal dolore.
E nel frattempo Codogno fu la mia nuova realtà.

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