Se ci fosse un modo per tornare indietro nel tempo, Eren ne approfitterebbe per rimediare al casino che è successo.
Ma pensandoci meglio:sa di non essere un tipo per niente riflessivo, non pensa alle conseguenze delle proprie azioni se non quando le riceve, è impulsivo e il piatto rotto dalla frustrazione al muro ne è la prova.
Ed anche se detesta quell'antipatico e nanetto del suo capo e non si pente di aver urlato quelle maledette parole...allo stesso tempo vorrebbe prendersi a schiaffi per la sua pessima decisione.
"mi licenzio, idiota!"
Urlò quelle parole dalla rabbia e l'umiliazione, ed erroneamente lanciò il piatto per aria.
Il rumore dei cocci rotti del piatto di terracotta, attirarono l'attenzione sia dello staff di lavoro sia dei clienti che si godevano il proprio pranzo.
Mikasa tentò di salvarlo da un possibile licenziamento, recuperando in fretta tutti i cocci e tentare ingenuamente di incollarli tra loro...ma Eren fu più veloce.
Magari Mikasa avrebbe convinto suo zio a perdonare il ragazzo e se la sarebbe cavata con una ramanzina. Ma ha provato più soddisfazione con quelle parole buttate in faccia a Levi e lasciare quella cucina troppo pulita per un locale da 3 stelle.
Gli occhi curiosi dei clienti erano tutti su di lui che attraversò la sala a testa alta, lanciò il grembiule rosso sul pavimento e sbatté la porta del locale Ackerman.
Levi, vicedirettore del locale, mormorò qualcosa sulla maleducazione dei mocciosi e rientrò in sala chiedendo scusa per la scenata ai suoi clienti.
Mikasa, nipote dei due direttori del locale e cameriera, sbuffò capendo che stavolta non poteva fare nulla per aiutarlo:la decisione l'aveva presa lui stesso e lo zio non l'avrebbe perdonato dopo aver rotto il suo piatto preferito.
Ed ora senza lavoro, Eren vaga per la stradina che fa ogni giorno per tornare a casa. Aveva bisogno di un lavoro, per pagarsi gli studi universitari.
Ha sempre sognato la sua indipendenza:anche quando i genitori gli hanno proposto di pagare la metà delle tasse universitarie, Eren ha rifiutato.
Accettare tale offerta, significava accettare la condizione di dipendenza ed essere influenzato dai suoi genitori.
Invece essere indipendenti gli dava un maggiore controllo delle sue azioni e libertà:ad esempio, se volesse abbandonare l'università lo potrebbe fare. Senza che i suoi genitori gli dessero dell'irresponsabile e che gli ricordassero dello spreco di soldi che sacrificavano per lui.
Perciò ha subito per mesi la tirannia di Levi Ackerman, riuscendo a pagarsi l'affitto del minuscolo appartamento che condivide con Mikasa e le tasse universitarie.
Ma ora se non si trova al più presto un altro lavoro, che paghi bene come il precedente, il suo piccolo regno si sgretoletà tra le sue mani.
Si siede su una panchina e cerca qualcosa su internet di disponibile.
Ma un quarto d'ora dopo è ancora su quella panchina e deve frenare l'impulso di far fare la stessa fine del piatto al suo cellulare.
"sei un idiota" borbotta la voce di Mikasa che ha trovato il ragazzo più facilmente del previsto. Ha finito il suo turno e vorrebbe solo dormire fino all'ora di cena.
Eren rialza il capo dal cellulare e guarda la ragazza con aria disperata. Mikasa gli tira uno schiaffo sulla nuca, non avendo la forza di fargli una ramanzina come si deve. Il ragazzo trattiene una smorfia di dolore, sapendo di meritarselo soprattutto dopo tutta la pazienza che la ragazza ha avuto in tutti questi mesi.
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the band//eremin
Fanfictiondove Eren, un semplice studente universitario bisognoso di un lavoro part-time per mantenere la propria indipendenza, partecipa ad un colloquio come manager per una bizzarra - Quadro di Ron Hicks, senza titolo.