La doccia che avrebbe dovuto essere d'aiuto, per scaricare lo stress e le preoccupazioni, si è rilevata essere il contrario.
Essere solo, sotto dell'acqua calda, gli ha dato involontariamente l'occasione per riflettere sulla situazione...sebbene volesse evitare proprio questo.
Non ha bisogno di altri pensieri che gli ricordino quanto sia una pessima persona, un mostro che rovina tutto ciò che tocca, un ragazzo sull'orlo della disperazione.
Guarda le goccioline d'acqua sulle piastrelle bianche, senza la forza di insaponarsi.
Ha la sensazione che Jean e Eren abbiano parlato di lui, tuttavia non è riuscito ad ascoltare per bene le loro parole. Ha una conferma solo quando Jean esclama a voce troppo alta che si rivedranno a pranzo.
Deglutisce immergendo la testa sotto l'acqua, per bagnare anche i capelli sebbene non abbia fatto lo shampoo.
"davvero merito una persona come Eren?" sussurra pensando di averlo ferito:sa che per Eren non sarà l'ultima volta, lo ferirà ancora col suo pessimo carattere.
Rialza il capo, bagnandosi il viso con l'acqua calda.
Non sa come farsi perdonare e pensarci troppo aumenta solo il dolore alla tempia. Delle scuse e delle spiegazioni potrebbero bastare?
Ma spiegazioni su cosa? Su quel disperato del padre o sul suo pessimo comportamento? C'è l'imbarazzo della scelta.
Chiude l'acqua, esce dalla doccia e con una smorfia di ribrezzo guarda la sua figura nuda davanti allo specchio.
L'unica cosa che nasconde il mostro che è realmente, è il suo aspetto esteriore. Anche se ultimamente sta crollando pure quello.
I suoi occhi spenti riflettono i sentimenti del suo cuore, svaniti due anni fa con suo padre. Sebbene con Eren aveva l'impressione di star provando di nuovo qualcosa, sono sentimenti instabili o illusioni che svaniscono appena Eren va via.
Non vuole dipendere da una persona che potrebbe abbandonarlo il giorno dopo. Dovrebbe contare solo su sé stesso e smetterla di infastidire qualcun altro. È solo, come qualsiasi mostro merita di stare.
Si veste in fretta, quasi del tutto asciutto. Mette una asciugamo in testa e apre la porta del bagno per riprendere la piastra.
"ti va se te la passo io?" propone Eren piazzandosi di fronte a lui, con in mano la sua amata piastra:è chiaro che vuole parlargli, si pente di aver escogitato questo piano intrappolando sé stesso.
Pochi minuti dopo Armin è seduto di fronte allo specchio del bagno:guarda con aria pensierosa Eren concentrato sui suoi capelli, come se avesse paura di bruciarli per sbaglio.
Gli passa una ciocca alla volta, con estrema precisione e calma. In fondo è abituato a piastrare capelli più lunghi dei suoi.
"mi dispiace, sono stato scortese...non ti ho nemmeno ringraziato" dice Armin sentendosi in colpa e abbassa lo sguardo sul lavandino.
"più che scortese, mi sei sembrato un'altra persona" ribatte Eren sincero, guardando l'ennesima ciocca bionda perfettamente liscia. Forse abbandonare gli studi di giurisprudenza e diventare un parrucchiere non è una brutta idea.
"sono sempre stato così" ribatte, prendendo la saggia decisione di allontarlo dal mostro che si cela dietro il suo bel visino. Eren non ha bisogno di soffrire per lui.
"non sai mentirmi" ribatte Eren comprendendo che l'unica cosa che ha fatto sotto la doccia, è stato sciaquarsi.
"puoi chiederlo anche agli altri"
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the band//eremin
Fanfictiondove Eren, un semplice studente universitario bisognoso di un lavoro part-time per mantenere la propria indipendenza, partecipa ad un colloquio come manager per una bizzarra - Quadro di Ron Hicks, senza titolo.