Raul.
Questa volta la notte sembra non passare, non riesco a fare altro che guardare il mio orologio, i miei amici sono andati via ed io ho deciso di rimanere. Non riesco a restare fermo, mi muovo davanti e torno dietro, accendo il telefono e come sfondo ho una foto con Fernando, mi scende una lacrima.
Questa è una di quelle poche foto che abbiamo. Io e Fernando ci divertiamo insieme, non usiamo i cellulari, ci dimentichiamo persino che c'è qualcuno a casa che ci aspetta e alcune foto spesso e volentieri venivano anche sfocate. Questa che ho sullo sfondo è perfetta, sfocata, ci siamo io e lui, io che lo abbraccio e lui che guarda il cielo sorridendo.
Quando ho conosciuto Fernando non pensavo potesse diventare un giorno il mio migliore amico.
Stava sempre sulle sue, legato al passato, ai libri e alle rane. Mister muscoli volevo chiamarlo.
Non dava fastidio e non sorrideva. I suoi occhi cupi, le sue braccia, le sue vene. La camicia diciamo quasi sbottonata, i capelli biondi che coprivano la fronte, il rumore dei suoi passi. Era scostante, frivolo e sempre agitato.
Non riesco a pensare ad altro. Fernando è una parte di me, io e lui siamo come il ghiaccio e l'acqua, come il cielo e il sole.
Mi siedo e guardo l'ora, sono le 04:04, potrei esprimere un desiderio.
Ho tanti di quei desideri. Vorrei diventare un dottore, vorrei essere un cantante, un attore, uno scrittore. Vorrei rivedere la mia famiglia, vorrei riabbracciare mia madre senza pensarci due minuti. Vorrei andare ad un concerto per la prima volta, vorrei ritornare al primo giorno di collegio.
Vorrei salvare Fernando, vorrei farlo restare in vita, vorrei superasse l'operazione. Vorrei prendere esempio da lui, vorrei essere come lui.
Da lontano vedo il dottore uscire dalla sala operatoria, la signora Hellie si alza velocemente, mi precipito dal dottore.
«Come va?» Mi chiede il dottore.
«Si va avanti. A voi come va?» Domando e gli porgo un sorriso.
«A me va bene, Signora Hellie a lei?» Il dottore domanda alla madre di Fernando che riesce ad annuire provando a sorridere.
L'ansia mi assale, ora in questo preciso momento prenderei a botte questa specie di dottore.
«Gli infermieri riportano Fernando in stanza!» Aggiunge calcando con una penna nera un disegno.
«È vivo?» Chiedo sbarrando gli occhi, il dottore mi guarda e poi sorride.
Non ci credo. Percorro questo corridoio che sembra non finire mai, comincio a correre, sto ridendo come un rimbambito, mi sento al settimo cielo, mi precipito in camera di Fernando.
«Amico» urlo sedendomi accanto a lui.
«Raul» dice sottovoce.
«Come stai, eh?» Balbetto dall'emozione.
«Ci sei riuscito, hai visto? Sei forte Fernando. Io ti ammiro!» Sorrido dalla gioia, lo guardo e lui mi prende la mano.
«Ascoltami, forse per una prima volta hai ragione tu. È come dice quel tuo filosofo preferito, l'essere esiste... Giusto?» Parla lentamente.
«Si» Rispondo.
«Domani mattina vai a casa mia, in camera mia c'è un libro, si trova sulla scrivania e il titolo è "Prendo esempio da te". Prendilo e poi torna qui» Mi spiega e sorride.
«A cosa serve?» Domando sorridendo.
«È importante. Vai Raul, vai!» Esco dalla stanza sorridendo e saltando. Mi dirigo a casa di Fernando, salgo su un autobus e dal finestrino guardo le azioni della gente. Col tempo arrivo, entro in casa, prendo il libro e ritorno in autobus. Velocemente percorro il corridoio dell'ospedale.
«Eccomi!» Alzo il libro in aria.
«Già sei qui?» Ride.
«Metti a pagina trecentocinquanta e leggi il pezzettino finale.» Mi dice tremando.
«Avere amici è per poche persone, avere veri amici è per persone sacre e tu avrai ciò che ti spetta, come in ogni lieto fine anche nella tua vita avrai la meglio!» Finisco di leggere, mi scende una lacrima, guardo Ferdinando. Ha gli occhi chiusi.
«Fernando, oi?» Balbetto.
«Dimmi.»
«Perché sei sempre così tirato, così sulle tue?» Chiedo balbettando.
«Ti sembra il momento giusto per parlare di questo?»
«Si. Ti prego, cosa ti è successo?» Mi siedo a fianco al suo letto.
«Nulla. Ma non riesci a capire? Non voglio dirtelo!» Urla con tutte le sue forze.
Mi si sgretola il cuore sentendo quelle parole.
«Pensavo fossimo amici!» Concludo alzandomi e mi dirigo verso la porta per uscire.
«Raul aspetta. Non ricordo con precisione l'accaduto. Una sera ero a casa mia, sdraiato sul divano c'era il compagno di mia madre con altri due uomini, erano tutti in giacca e cravatta. Mia madre era a lavoro e quel giorno il suo turno era di notte. Volevano che io giocassi insieme a loro e poi dopo saremmo dovuti uscire tutti e quattro. Mi rifiutai e quel porco mi chiuse in camera, avevo solamente cinque anni. Prese i miei libri e li bruciò con una violenza immaginabile, c'erano donne, donne grandi, macchine fotografiche e poi ricordo sangue e sangue e sangue, si stavano uccidendo, non ricordo. Ricordo che quello fu il giorno che mi traumatizzò più di tutti. Ero distrutto, ero sconvolto. Aveva distrutto i miei sogni, sgretolati in mille pezzettini! Ma poi perché lo racconto a te, merda!» Conclude chiudendo gli occhi.
«Scusami, non volevo renderti questa serata difficile!» Mi scuso e gli accarezzo la mano.
«Sono stanco. Voglio riposare, vai a casa. Riposa anche tu. Torna quando vuoi.» Mi obbliga ad andarmene, lo abbraccio fortissimo e vado via.
La città è piena di gente. Ripenso a Fernando e alle sue parole. Cosi forte eppure così fragile.
Non voglio ritornare già a casa, decido di sedermi su una panchina di colore blu. Apro il libro che Fernando mi ha regalato, e comincio a sfogliare le pagine. Mi soffermo su un capitolo: Capitolo 28 -Dacci dentro. Con stupore comincio a leggere le frasi sottolineate di rosso. Penso che queste siano state sottolineate, perché hanno un significato.
"Non voglio amici, o per meglio dire, loro non vogliono me.» Questa è la prima frase che trovo sottolineata. Capisco solamente ora perché Fernando non vuole amici.
Prendo le cuffie e comincio ad ascoltare la canzone "Noi resteremo in piedi" di Negramaro.
Chiudo gli occhi cercando di calmarmi, ma un uomo si siede accanto a me.
«Ciao giovane!» Balbetta.
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Prendo esempio da te.
Adventure(COMPLETATO- IN REVISIONE) In un posto molto ma molto lontano da qualunque paese, si trova un collegio. Un collegio vero e proprio, con delle suore e delle punizioni severe. Un collegio dove sei ragazzi si incontrano senza averlo previsto e nella l...