Raul.

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Raul.

Non avremo paura di sentirci grandi.
Noi resteremo in piedi. -Negramaro.

Quando sono entrato in questo collegio, la prima volta ero pieno di paure e dubbi.

Riguardo la prima notte trascorsa qui, non riuscivo a dormire perché sentivo dei rumori forti, forse era l'immaginazione o forse la realtà.

Da lì ho cominciato un'avventura con alcuni ragazzi di questo collegio, è cominciato tutto da me e Fernando, dove abbiamo escogitato un piano per cercare ciò che volevamo... nella nostra mente sapevamo e sappiamo tutt'oggi che troveremo del denaro o qualcosa di simile.

Abbiamo trovato un baule. La paura ha annebbiato la nostra vista nell'aprirlo, ma alla fine ci siamo fatti coraggio e abbiamo trovato una cassaforte con un foglio.

Insieme a Fernando ho attraversato e superato tanti ostacoli ma siamo ancora qui. Abbiamo trascorso un anno insieme ed oggi festeggiamo il suo diciassettesimo compleanno.

Fernando è un mio amico, il mio migliore amico, fratello, non so quale nome sia appropriato dargli.

È entrato a far parte della mia vita quando ormai non avevo più nulla, né i genitori, né un fratello, una sorella ma lui pian piano ha preso il posto di tutti diventando per me importante!

Oggi si trova dietro ad un tavolo, con una torta gigante a forma di rana, sorride, quando lui sorride sorrido anche io. Sono tanto contento per lui, abbiamo fumato insieme nascondendoci dalle suore, ma poi abbiamo tossito per almeno una notte intera, abbiamo provato a scappare di notte ma siamo tornati dove stavamo bene, ha provato a farmene di tutti i colori in testa finché sono tornato al mio colore naturale che avevo prima, con i ricci.

Lui invece è biondo, il suo viso è riempito da lentiggini, quando volge il viso al sole prende la forma di un girasole, ha un carattere coraggioso e avventuriero. È capitato alcune volte che Fernando non mi chiamasse con il mio nome cioè Raul, ma sempre Acker,  Acker,  Acker...

Comincio col dire che la mia storia è un piccolissimo capitolo che inizia e si conclude nello stesso momento, non perché io sia solo o altro, ma perché per me avere un'obiettivo da raggiungere è come avere il caldo in Polonia.

Sono nato e vissuto in una città polacca situata sulle rive del fiume Vistola, Cracovia. La mia casa riesco ancora a ricordarla, era tutta costruita in legno, aveva sette stanze. Noi in famiglia eravamo cinque, mia sorella Paswy, mio fratello Krakus, lui aveva il nome del sovrano mitologico, mia madre era sempre pronta per raccontarci qualcosa di quel sovrano. Eravamo una famiglia abbastanza ricca, mio padre era proprietario di un'azienda e mia madre fabbricava scarpe. Con i soldi di mio padre e quelli di mia madre la famiglia riusciva sempre ad essere felice, non che fosse tutto rose e fiori ma si viveva bene, si scherzava ed ogni sera guardavamo un film diverso.

Io, Paswy e Krakus eravamo amanti di ogni film. Mia madre ci raccontava sempre come lei e mio padre si erano conosciuti, davvero una bella storia. Lei figlia di un mercante e lui figlio di un falegname, tutto nacque da un colpo di fulmine e in un batter d'occhio misero su una famiglia. A me piaceva ascoltare mia madre, mi piaceva vederla ridere e scherzare, mi piaceva mentre cucinava i suoi biscotti a Natale, adoravo quando indossava il suo vestito preferito, era di colore rosso, lei era perfetta, era la mia unica donna, mi dava sollievo addormentarmi e sapere per certo che il giorno dopo l'avrei trovata in cucina ad inventare qualche sua ricetta nuova, lei era il mio punto di riferimento, eravamo davvero una famiglia felice. Mio padre non ha mai osato picchiare nessuno di noi, era innamorato di mia madre lo si leggeva dai suoi occhi azzurri, ma come ogni cosa finisce anche tutta quella felicità finì.

Era il ventitré dicembre, il giorno prima di natale, quando tutta la mia intera famiglia morì in un attentato. Io ero a casa, ricevetti una chiamata da mia zia Jace, ricordo ancora quelle fottutissime parole, "Sto venendo a prenderti, la tua famiglia ti continua ad amare dal cielo". Scoppiai in un mare di lacrime, non avrei più potuto abbracciarli, non avrei più potuto litigare con mia sorella a chi doveva lavarsi per primo, non avrei più potuto guardare gli occhi di mia madre e sperare in un futuro. Oggi, so per certo che tutti loro mi guardano e mi amano per ciò che sono, e so per certo che l'amore dei miei genitori è ancora tutto lì, nei loro occhi e nei miei, pieni di ricordi.

Io mi auguro, appunto, di trovare una amore come quello dei miei genitori, di guardare per la prima volta una ragazza e dire dentro me: "quella è la donna della mia vita." Si, mi auguro solo questo, in fin dei conti non è poco!

Sono diverso da Fernando, lui mi è stato vicino quando ho dovuto cambiare ogni giorno la benda agli occhi per ciò che era successo. Mi è stato vicino quando avevo bisogno di una forza, mi ha fatto da rete quando dovevo dare un calcio al pallone, mi ha fatto compagnia quando volevo restare solo. Mi ha preso la mano nei momenti difficili ma anche in quelli belli, anche se lui non lo sa.

Ed ora è qui che mi guarda e tutti noi gli urliamo "auguri". Se li merita con tutto il cuore!

«Fernando hai diciassette anni!» Urliamo, siamo un gruppo. Sei di noi e ha sempre avuto ragione... un gruppo riesce a fare tutto se c'è l'armonia, comincia a ridere a crepapelle.

«Oggi voglio trovare la chiave!» Urla mentre alza le mani.

«Anche io!» Tutti cominciamo a rispondere con la stessa cosa.

«Dobbiamo provare ancora quella chiave che ho trovato in ospedale!» Dico e tutti gli altri fanno cenno di sì con la testa.

Angolo autore e lettore:
Ragazzi qui ho lasciato raccontare qualcosa a Raul, nel prossimo capitolo parlerà qualcun altro!
Non so se avete notato ma tra paura e coraggio è trascorso un anno ed ancora non sono riusciti ad aprire la cassaforte. Secondo voi ce la faranno?

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