Lo scoppio

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Raul

Certo che prendere una decisione risulta difficile per molti di noi, per altri invece è altrettanto facile.

Amare...come si può amare qualcosa che non è del tutto tua?

Scegliamo noi chi amare o l'amore sceglie noi?

Io, l'amore l'ho sempre visto in un solo modo. Ci innamoriamo di chi riesce a salvarci, ci innamoriamo di chi riesce ad aiutarci, ci innamoriamo da chi è diverso dagli altri. Noi umani ci dedichiamo con ogni particolare del nostro corpo ad una persona e quella persona dopo un po' dimostra ciò che è realmente. A tutti cadono le maschere, ma Daisy è sempre stata diversa.

«Dov'è Daisy?» Chiedo alla cassiera entrando nel suo negozio. La ragazza mi indica la scrivania sinistra.

È lì!

«Daisy come stai?» Chiedo mentre cerco di avvicinarmi.

«Mi sono ripresa. Sto bene.» Risponde e comincia ad aggiustare le cassette.

«Con Krai come va?» Continuo a chiedere.

Ma qualcosa mi lascia immaginare che non tutto ciò che vediamo è rose e fiori.

Daisy dopo aver sentito quel nome lascia cadere le cassette per terra.

«Mi rispondi?» Continuo a chiedere avvicinandomi. Ma lei sembra non volermi dare risposta e mi sembra davvero nervosa, fa di tutto per non guardarmi.

«Daisy, guardami!» Urlo e le prendo il viso tra le mani. Sposto i capelli e non riesco a credere a ciò che vedono i miei occhi. Il suo occhio destro è viola e le sue labbra hanno dei lividi, lividi, graffi e tanto altro.
Comincio a sudare, dentro me comincio a realizzare ciò che ho visto.

«Cos'è questo?»

«Niente, ho sbattuto contro la finestra.» Cerca di convincermi.

«Non mentirmi. Cos'è successo a questo tuo bel viso?» La accarezzo vicino all'occhio destro, dove appunto ha il gonfiore.

«C'entra Krai?»

«Non possiamo parlare qui.» Risponde sottovoce abbassando lo sguardo.

«Daisy ti avevo detto di aspettarmi.» Comincio ad urlare.

«Non è stata una mia decisione.»
«E di chi allora?» Domando mettendomi le mani tra i capelli.

«Sono stata obbligata.»

«Lascialo.» Mi avvicino e lei si allontana.

«Raul, ti prego...non è facile!»

«Ti aiuto, Daisy.»

«Ho bisogno di un abbraccio!» Esclama Daisy inerme davanti al mio corpo ed io la stringo a me senza esitare.

Mi squilla il telefono, è Ferdinando.

Ho dimenticato l'appuntamento con Ferdinando. Dobbiamo andare in un posto che non ho ben capito. In questo momento l'unica cosa che voglio fare è rischiarire la voce e immaginare che sia solo un sogno e che Daisy non è stata toccata in modo violento. La saluto accarezzandole la guancia.
La cassiera ci rivolge uno sguardo abbastanza nervoso e preoccupato.

«Ci vediamo dopo, Diremo tutto a tua madre. Va bene?» Le dico rassicurandola.

«Grazie Raul!» Mi lascia un bacio sulle labbra.

Esco dal negozio, mi allontano. Da lontano vedo arrivare Ferdinando, entro nella sua auto. La sua auto è di colore blu, abbastanza rovinata. Sua madre ha dovuto comprarsela e l'ha regalata a suo figlio.

Boom!

Un rumore assordante lascia che giri la testa di scatto. Aspetto un po' prima di ricomporre i miei pensieri.
Il negozio di Daisy.

«Raul, il negozio di Daisy è in fiamme.» Urla Ferdinando uscendo dall'auto.

Non riesco a rispondere, non so più cosa dire.

«Oi, corri!» Urla Ferdinando.

I miei occhi si posano su un uomo che si intrufola in un vicolo.

Krai.

Riesco solamente a vederlo mentre si allontana, mentre cerca di scappare da ciò che ha fatto, mentre cerca di scappare dai suoi incubi. Ma questa volta, questa volta sono un uomo, Krai. Comincio a correre dietro quell'uomo, finché non lo raggiungo.
Ci troviamo in un vicolo strettissimo, con dei bidoni verdi da dove fuoriesce un fumo grigio. Per terra ci sono pannolini sporchi e carte sforbiciate.

«Krai!» Urlo per vedere se è lui.

Si gira.

Comincio a riempirlo di botte, senza forze cade a terra e continuo a riempirlo di pugni, lasciandolo poi a terra senza forze e pieno di sangue.
Con le mani color rosso, mi dirigo fuori dal vicolo. Ho la testa che mi scoppia, prendo l'auto di Ferdinando e sfreccio per quelle strade.
Parcheggio la macchina in casa e accendo la TV.

"Un negozio è scoppiato in via dei fiori, all'interno sono state trovate bruciate cassette, libri e una donna...una ragazza!"

Giro velocemente canale.

"Brutte notizie per la famiglia della ragazza trovata nel negozio di cassette e libri"

Continuo a girare, fin quando decido di voler sentire.
"Notizie in arrivo: Una ragazza in pericolo."
Spengo la TV.

Daisy è in pericolo?

Ho perso l'amore della mia vita!
Lancio il telecomando verso la TV, comincio a lanciare tutto ciò che ho davanti verso il muro. Spacco la vetrina di mia madre, la foto di me e Ferdinando. Spacco senza volere la foto di me e Daisy.  Apro bottiglie di birra e liquore e comincio a bere.
Senza forze e con le mani ancora piene di sangue, esco di casa e mi dirigo in giardino. Mi inginocchio, comincio a piangere.

«Raul.» Sento la voce di Ferdinando vicino.

«Hai parlato con Daisy prima dello scoppio?» Chiede ed io annuisco.

«Raul, perché hai del sangue sulle mani?» Si avvicina prendendo le mie mani.

Non rispondo.

«Perché Raul?»

«Stai zitto. Okay?» Urlo nei confronti di Ferdinando.

«No, stai zitto tu Raul. Cosa è successo?» Continuo a chiedere e sto per scoppiare.

«Daisy è stata obbligata a stare con un uomo del mio paese. Krai. Un criminale.» Balbetto mentre comincio a spiegare la situazione.

«Le avevo detto di aspettare stasera, avrei parlato con sua madre. Sarebbe diventata mia!» Una lacrima di dolore e disprezzo riga la mia guancia. Una, due, tre fin quando divento un lago.

«Raul, entra in casa. Laviamo queste mani!» Ferdinando mi prende e io mi appoggio alla sua spalla.

Entriamo in casa, mi appoggia lentamente sul divano e prende acqua ossigenata.  Accende la TV.

"Un uomo di Cracovia. Un Criminale e un ricercato. Latitante per anni. Si chiamava Krai...è stato trovato ferito in un vicolo...pieno di sangue, in gravi condizioni!"
Ferdinando gira lo sguardo verso di me. Ha uno sguardo deluso e disprezzato.

Non avrei voluto ferirlo!

«Perdonami se non sono ciò che ti aspettavi!» Aggiungo balbettando, sento Ferdinando che mi stringe a se, finché lascio cadere lentamente il mio corpo esausto, sul divano.

Mi ha perdonato!

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