Come va?

129 20 34
                                        

RAUL.

Sono seduto in sala d'attesa e aspetto la risposta del primario. Fernando deve vivere.

Nel frattempo prendo la lettera e comincio a leggerla:

"Ciao, sono Ferdinando, come va?
Sei forte, tu che leggi sì, sei forte.
Quel giorno che sei arrivato al Collegio hai fatto del mio cuore, un barattolo di nutella.
Troverai te stesso, nel tuo stesso coraggio.
So che non mi dimenticherai mai, pensa solamente che un giorno ci sarà qualche nuova legge, capace di farci rivedere.
Quando il destino decide per te, non puoi farci nulla, devi solo aspettare.
Dopo l'operazione quando mi sono svegliato sentivo di sbagliare qualcosa, sentivo che non ce l'avrei fatta. So che i dottori ci riproveranno fino all'ultimo tic di quella macchinetta del cuore, e so che tu sarai seduto in sala d'attesa ad aspettare la risposta. Raul, va' via. Prendi la tua vita e vivi, vivi anche se io non dovessi farcela, anche se io dovessi smettere di ridere e fumare con te, devi farlo per me. Ti conosco e so che non mi ascolterai, rimarrai in sala d'attesa fino all'ultimo secondo di speranza ed è per questo che che ho scelto te come amico, dimenticando il resto.
Ho lasciato a te i miei libri, la mia rana e alcune delle mie cose. Mia madre sa tutto, andrai da lei e avrai tutto ciò che avresti dovuto avere.
Pubblicheranno le poesie che hai scritto, lo faranno perché li ho contattati di mia spontanea volontà. Hai capacità e quando le capacità ci sono bisogna mostrarle agli altri, hai una forza incredibile nel far finta di non capire nulla.
Ti auguro di essere felice. Ti auguro di realizzare tutti quei tuoi sogni, tu sei migliore di me, tu sei quella parte che mancava e mancherà anche nella casa dei morti a fianco alla mia tomba. Ti auguro anche di amare forte, intenso e di non smettere mai di sorridere. Ti auguro di incontrare il tuo cantante preferito, ti auguro di vivere, di ridere, di essere spensierato. Ed infine auguro a noi, ad entrambi di rivederci presto e di abbracciarci. Mi hai detto che il tuo desiderio più grande è quello di prendere esempio da me, non ce n'è bisogno. Pensa al torneo, pensa al libro pubblicato, pensa a te stesso. Ricordi la notte di San Lorenzo? Ho espresso un desiderio più grande di me stesso. Desidero vederti felice. Desidero che realizzi i tuoi sogni, desidero averti al mio fianco ed essere al tuo fianco.
Ora alzerai la testa, deciso, ti dirigerai nella camera dove ho dormito queste notti...

Sto piangendo, con la lettera tra le mani...mi alzo e mi dirigo in quella camera d'ospedale. Mi guardo intorno, non c'è nulla che possa fare purché il mio amico si salvi, continuo a leggere:

... dove ho lasciato tutto me stesso, dove ci sono ancora tutte le mie cose che aspettano un mio ritorno, dove c'è mia madre che come te ci spera fino all'ultimo.
Non posso prometterti che dopo aver letto questa lettera il dottore ti dirà che il mio cuore batte ancora, ma una cosa posso farla. Posso prometterti di provarci.
Ti prometto di sperarci fino all'ultimo, me l'hai insegnato tu. Sono io a prendere esempio da te, Raul.

Da Ferdinando."

Poso la lettera, lascio che le lacrime mi righino il viso, guardo verso la finestra.
Markus mi abbraccia e cerca di calmarmi, mi asciuga le lacrime che sembrano non finire. Amelina continua a strofinare gli occhi rossi e pieni di lividi. Adelaide ha appena finito di leggere la lettera e sorride. Daisy prende posto affianco a me.

«Raul, so che non è il momento giusto ma Fernando avrebbe voluto!» Si avvicina a me Daisy, mi alzo e mi incammino più in là con lei.

«Dimmi, Daisy.»

«So che è difficile per te questo periodo, lo è per tutti. Dobbiamo sperarci fino all'ultimo, ma nel frattempo vorrei fare una cosa che Fernando avrebbe voluto che io facessi.» Si asciuga le lacrime.

«Cosa avrebbe voluto che facessi Daisy?» Chiedo sconvolto, le lacrime rigano ancora il mio viso.

«Fernando la notte di San Lorenzo, mi ha detto di esprimere un desiderio ed io l'ho fatto. Il mio desiderio era scoprire che tu fossi etero. Perché io sono sempre stata innamorata di te, e forse può sembrarti strano...ma dalla prima volta che ti ho visto ho deciso di provare ad amare anche non essendo corrisposta. Ed è grazie a te se ad oggi sono andata avanti, ed è grazie a te se ad oggi sono ciò che volevo essere due anni fa. Ti auguro tanta felicità con Markus come me ne auguro a me stessa, con qualcuno che ami anche i miei difetti.» Conclude dandomi un bacio sulla guancia e se ne va.

«Devo dirti anche io una cosa...» Urlo e lei si gira.

«Non sono gay, ed io e Markus siamo solo amici. Anche se io e te non siamo anime gemelle, e tu non sei la donna della mia vita per una vita intera desidererò che tu lo sia.» Urlo e vedo lei asciugarsi le lacrime, le mie sembrano essersi fermate e ogni infermiere è fermo a guardare la scena.

Mi giro e c'è la madre di Fernando che sorride, da lontano vedo arrivare il dottore. Prendo la mano di Daisy e spero con tutto me stesso di aver sperato il giusto necessario per un finale speciale.

«Signora Hellie!» Dice il dottore, tutti ci giriamo, vedo scendere il sudore dalla fronte del dottore e vedo anche le lacrime. Non ce l'ha fatta. Non voglio sentire nessun'altra parola, il mio migliore amico è morto.

Da solo, vado in bagno. Mi guardo allo specchio.

Sento urlare la madre di Fernando. Sento Amelina piangere. Da lontano guardo tutto, vedo Markus abbracciare la signora Hellie e Amelina abbracciare Adelaide. Vedo gli infermieri posare gli attrezzi e vedo il dottore girare le spalle e tornare in quella sala dove è ancora il mio migliore amico.

Mi scende una lacrima, due, tre. Vedo un'infermiera avvicinarsi con dei fogli tra le mani.

«Non faccio parte della sua famiglia!» Mi ritraggo dagli abbracci.

«Sei Raul?» Mi chiede.

«Si, sono io.»

«Ferdinando appena ha aperto gli occhi, ha chiamato il tuo nome!»

«Che significa?»

«Raul, Raul, Raul!» Mi giro di scatto, vengo travolto da molti abbracci, c'è Amelina, Adelaide, Markus e Daisy.

«Non si può urlare ragazzi, c'è un lutto!» Dico asciugandomi le lacrime.

«Ma quale lutto? Fernando è vivo Raul. Ce l'ha fatta, è con noi!» Urla Markus.

«Cosa dici? O mio dio, voi stavate piangendo.» Dico sconvolto.

«Stavamo piangendo dalla gioia!»

Lascio tutto lì e corro verso la stanza, vado a sbattere contro infermieri, pazienti, cado anche per terra, sbaglio stanza... sono al settimo cielo.

«Sei tu Raul?» Mi chiede un'altra infermiera.

«Si, sono io! O mio dio. Dove è?» Salto dalla gioia.

Entro in camera, Ferdinando mi guarda con la punta dell'occhio, mi inginocchio affianco al suo letto.

«Mi sa che ci hai sperato cosi tanto, che quella lettera potevo anche risparmiarla!» Dice lentamente.

La voce di Ferdinando, la voce del mio migliore amico. La voce del mio esempio. La voce di mio fratello.

«Si, ho pregato cosi tanto che ad un certo punto vedevo doppio, non ricordavo più le preghiere...» Rispondo e lo abbraccio.

Prendo esempio da te.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora