Lettere

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Raul.

La suoneria del mio telefono mi fa sobbalzare, sono le 17:00 del 26 dicembre.

Ma quanto tempo ho dormito?

Ma cosa è successo?

Il telefono squilla di nuovo, rispondo e al telefono è la voce di Markus.

«Raul, perché non sei venuto all'ospedale?» Mi chiede affannoso.

«Ero molto stanco. Ho dormito due giorni consecutivi, ma come ho fatto?» Comincio a ridere.

«Dai vieni qui, ti aspettiamo!» Preso dall'ansia, senza farmi una doccia mi dirigo in ospedale.

Percorro quel corridoio infinito, salgo le scale, ho l'affanno, da lontano vedo migliaia di gente, chiedo permesso, vedo la signora Hellie in ginocchio a terra che piange.

«Cosa succede?» Chiedo

«Fernando vuole parlarti! L'ha fatto già con tutti noi.» Risponde Daisy ed entro in stanza.

«Fernando?» Dico sottovoce, si gira ed ha il viso pallido.

«Raul, perdonami per non averti detto la verità!» Balbetta lentamente.

«Lì, ci sono delle lettere che ho scritto. Ci sono i nomi sopra dei destinatari, spedisci le lettere a quelle persone, devi vivere la tua vita.»

«Fernando, cosa succede?» Domando e mi siedo accanto a lui, ho il viso che brucia.

«Niente, come stai?» Mi chiede sorridendo.

«Io sto bene, tu sei qui!» Rispondo e gli do un bacio sulla fronte.

«Mister muscoli riesci a farmi una promessa?» Chiedo e lui sorride annuendo.

«Mi prometti di provare ad innamorarti?» Non risponde.

«Dai Raul, canta a squarciagola "attenti al lupo" Dai» Mi implora

«Vabbè, C'è una casetta piccola così
Con tante finestrelle colorate
E una donnina piccola così
Con due occhi grandi per guardare
E c'è un omino piccolo così
Che torna sempre tardi da lavorare
E ha un cappello piccolo così
Con dentro un sogno da realizzare
E più ci pensa
Più non sa aspettare!» Canto dolcemente.

«Stando sempre attenti al lupo, attenti al lupo, living together!» Canta lui lentamente, cominciamo a ridere.

«Il tuo desiderio più grande?» Gli chiedo.

«Vedere che le persone che amo sono felici, e sapere che dentro queste persone ho lasciato un segno indelebile. Il tuo?» Risponde.

«Essere come te!» Confesso e lui sorride.

«Tu Raul, sei anche meglio di me. Non dimenticarlo mai!» Balbetta.

«Domani ti mando il video del mio torneo.» Aggiungo.

«Posso augurarti già la buona fortuna?» Domanda.

«Dai, non é meglio domani?» Chiedo pieno di gioia.

«Raul, la tua vita vale due volte della mia nascita non dimenticarti mai di sorridere. Scegli la tua vita, scegli il tuo futuro, spero di esserci anche io in questo futuro!» Conclude sospirando.

«Ci sarai, soprattutto tu!» Rispondo e lo abbraccio mentre lui è sdraiato, mi sposto e mi dirigo vicino la finestra, la porta è chiusa, siamo solo noi due.

«Buona fortuna per domani, Raul!» Dice Fernando sotto voce ed io mi giro.

«Fernando avevo detto dovevi dirlo domani!» Combatto per le mie decisioni, lo guardo, ha gli occhi chiusi, il viso pallido e sorride.

«Fernando, ci sei?» Mi avvicino, non risponde.

«Fernando?» Gli tocco il braccio ma esso cade senza forze.

«Fernando, o Dio mio!» Urlo, comincio a piangere, il dottore entra.

«Raul, vieni qua!» Mi dice.

«No, no Fernando, ti prego!» Urlo, Daisy e Markus si avvicinano a me.

«Non toccatemi, lasciatemi stare, Fernando!» Mi avvicino di nuovo al letto, ho la gola serrata, le lacrime mi uccidono le guance.

«Una barella, forza, dobbiamo salvarlo!» Urla il dottore.

«Calma Raul!» Il dottore cerca di calmarmi.

«Lo sapevo, ne ero sicuro, lo sapevo che sarebbe successo, poteva andare diversamente, potevo averlo vicino ancora, sono un bastardo, un imbranato, non servo a niente. Fernando ti prego!» Mi inginocchio, do pugni sul pavimento e piango.

Due dottori trasportano Fernando in una sala ed io sono in ginocchio a terra.

«Doveva già dirmelo, doveva avvisarmi che erano gli ultimi giorni, doveva dirmi che stava arrivando il suo giorno, avrei fatto qualcosa, gli avrei dato la mia vita al costo di vederlo vivere, non doveva andare così, si allontanava così lentamente, mi trattava freddo, non mi dava più consigli, perché sapeva ciò che gli poteva accadere, doveva dirmelo, è morto. È morto capisci? Non mi risponde più. Sono solo, solo, solo ora, come posso continuare a vivere con questo sospiro? Come posso vivere senza lui?
Come posso scordarmi queste sue ultime parole?» Urlo, sbatto ferocemente le mani a terra e comincio a piangere.

«Raul calma...» Si avvicina Daisy.

«Daisy lo sapevi già?»

«No, nessuno di noi lo sapeva!»

«Lui non può, non può abbandonarmi così.»

Mi alzo da terra senza forze e mi siedo sul suo letto e guardo le lettere:

AMELINA
DAISY
ADELAIDE
MAMMA
MARKUS
DOTTORE
CUGINA TORY
RAUL.

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