Fine

202 14 36
                                        

Vi consiglio di ascoltare la canzone volume medio mentre leggete il capitolo.

Come sempre, la vita riesce a distruggere ogni nostra aspettativa trascinandoci violentemente verso la fine. Bisogna essere forti, coraggiosi, bisogna dare spazio alle opportunità nuove, senza dimenticare però il nostro passato e il nostro più grande desiderio.
-Anne C.

Raul
Cosa vuol dire amicizia?
Adesso lo so, eppure dopo tante batoste e dopo tanti no, mi tocca dirlo: sono riuscito a farmi apprezzare da Ferdinando. Cosa altrettanto strana, perché riesco ancora a ricordare i primi giorni, in collegio.
Dovevamo restare tutti insieme, tutti vivi, ma non tutto ciò che vogliamo accade. Amelina è morta, in un incidente e Daisy è una vittima di femminicidio.

Tre giorni fa abbiamo partecipato all'intervista, io, Ferdinando, Markus, Adelaide e Sorella Katrin. Siamo riusciti a raccontare tutto quello che è accaduto in questi anni.

Oggi non mi sento tanto bene, ho la febbre ed infatti non sono andato a lavoro, mi trovo sdraiato sul divano a guardare un documentario su alcune donne dell'Iran.

La suoneria dell'iPhone, mi avvisa che qualcuno mi sta chiamando, cosa strana perché l'ultima volta che ho ricevuto una chiamata su questo cellulare mi trovavo in ospedale.

Mi precipito verso il tavolo per prendere il cellulare:

Numero Sconosciuto.

Rispondo a tono mentre abbasso il volume della televisione:
«Pronto?»

«Raul Acker?» chiede una voce maschile, dall'altro lato del telefono.

«Si, lei chi è?»

«Senta, la chiamo dalla biblioteca Marisani, è appena avvenuta una disgrazia. La prego di recarsi in via Lorenzo Barbuto.» Non lascia neanche il tempo che rispondo, perché mi stacca la chiamata.

Velocemente cerco in rubrica il numero di Ferdinando per chiedergli se mi fa compagnia.

«Ehi sono Ferdinando Brown, in questo momento non posso rispondere. Ti prego a richiamarmi più tardi e ti ringrazio per avermi pensato. Grazie e arrivederci.»

Prendo il giubbotto velocemente e mi dirigo verso la mia auto rossa. È un po' vecchietta ma è indispensabile. Mentre entro in auto continuo a chiamare Ferdinando, ma risponde sempre la stessa fottuta segreteria.

Prima di recarmi in biblioteca, giro il viale di casa sua, noto che la sua macchina non c'è e questo mi fa capire che in casa non c'è nessuno. Cosa alquanto strana perché Ferdinando non esce mai di casa.

Accendo la radio e guido verso la biblioteca, per strada vedo gente che va a lavoro, gente che come me guida, gente con le buste del Prismatk, un negozio di alimentari. Supero anche il parco, dove ci sono bambini sugli scivoli e sulle altalene che gioiscono. Decido di parcheggiare un pochino prima dato che fuori la Marisani non c'è mai posto e mi incammino a piedi, tutto sudato e preoccupato, chiedendomi quale disgrazia sia potuta mai accadere.

La mia attenzione si concentra subito su tre auto di carabinieri e su una folla di gente che entra in biblioteca. Ci sono alcuni gruppi di ragazzi che parlano dell'accaduto in modo vago e sospettoso.

Mi faccio forza e entro in questo posto: vedo persone sedute che bevono caffè.

Una donna dai capelli rossi mi si avvicina e esclama:
«Raul? Per fortuna sei qui!»

«Cosa è accaduto?» chiedo mentre le accarezzo il braccio.

«Una disgrazia.»

«Ma di cosa si tratta?» chiedo.

Prendo esempio da te.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora