Amelina

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Amelina.

Oggi per una prima volta, ho deciso di rischiare e di prendermi ciò che mi spetta anche se dovesse fare male!

Ho optato per un vestito a tubino nero, e una camicetta blu per coprire le spalle, quando esco dalla stanza, c'è Fernando che mi aspetta fuori.

«Ehi Madame!» dice porgendo la mano.

La biblioteca dove andiamo è situata nel collegio, accanto al bagno femminile. Dicono che è enorme ma io non l'ho mai vista, appunto perché ero cieca.

«Wow» borbotta Fernando.

«Ti piace?» chiedo.

«Si, io amo leggere e tu?»

«Già lo sai» cominciamo a ridere entrambi, prendiamo un libro e ci sediamo. Io comincio a leggere, ho il batticuore, sono talmente emozionata che leggo velocemente senza accorgermene delle virgole.

Questa giornata sembra davvero calmo, sembra in vena di parlare ed io proverò a conoscere qualcosa in più di lui.

«Vabbè, perché non parli più con tua madre?» chiedo sorridendo.

«Fatti i cazzi tuoi» borbotta e si allontana da me.

Brava Amelina!

Colpo pieno.

«Non volevo chiedere qualcosa di sbagliato» cerco di scusarmi, ma nella stanza oramai è calato un silenzio assordante. Sembra quasi che vuole andare via e piombarmi lì, da sola, con le mie domande troppo spinte.

«Perché ha tradito me, l'anima di mio padre, ha tradito il mio ego e l'ha trasformato in mille pezzettini» risponde rompendo quel silenzio pesante.

«Hai mai conosciuto tuo padre?» gli chiedo cercando di non sembrare invadente, ma lui non risponde.

«Senti, sono orfano o forse non lo so. La verità è che non mi importa della mia famiglia, non mi importa se moriranno, non mi importa se verrano a cercarmi. Mi importa solo di me stesso, quindi smettila con queste domande!» comincia ad urlare mentre si tocca i capelli.

«Io invece, credo che i miei genitori tra due giorni verranno a prendermi» dico, cercando di cambiare discorso.

«Andrai via?» chiede scattando in piedi.

«Si, ormai hanno deciso di portarmi a casa con loro» rispondo, ma noto il suo sguardo scurirsi e abbassarsi verso terra.

«Tutto bene?» chiedo e comincio a toccarmi i capelli.

«No» risponde.

«Scusami se prima sono stata troppo diretta.» Rispondo cercando di calmarlo.

«Potresti farti perdonare...» aggiunge e sento il mio cuore andare a mille.

«In che senso?» Chiedo

«Potremmo divertirci!» Risponde mentre mi accarezza la spalla.

«Non credo...»

«Dai, Amelina...» Mi implora mentre la sua mano mi accarezza salendo vicino le mie labbra. I nostri sguardi si incrociano, il colore dei suoi occhi verdi che quasi sembra chiedermi in ginocchio di avermi sua. Riesco a notare una vera e propria scintilla.

Il suo modo di fare, il suo corpo...

«Ma in che senso, potremmo divertirci? non ti seguo!» Aggiungo tremolante.

«Amelina, ricorda queste parole: VFF»

«Cosa vuol dire?» Domando.

«Vuoi davvero saperlo?» Mi chiede ed io annuisco seria.

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