Dopo tre anni.
Raul.
«Ferdinando...» Urlo entrando in casa, ma nessuna risposta. Speravo di trovare il mio amico ad aspettarmi ma le mie aspettative crollano tutte quando comincio ad avvertire una strana sensazione.
Velocemente lascio il mio zaino vicino la porta e mi dirigo al piano di sopra
Apro la porta della camera di Ferdinando, noto il disordine e la sporcizia. Ci sono mobili rotti e i libri sono tutti sparsi per terra, quasi rovinati.
Continuo a chiamarlo mentre giro per la casa.
«Chi è?» Sento la sua voce provenire dal bagno, sento che balbetta.
«Ferdinando sei tu?» Urlo per farmi sentire mentre esco dalla sua camera, ma nessuna risposta.
«Ferdinando dove sei?» Continuo a chiamarlo ma nessuna risposta. Velocemente mi dirigo nel bagno ed è veramente lì, in uno stato pietoso.
«Ferdinando... ma cosa diavolo hai fatto?» Mi avvicino spostando il tappeto. Lui non risponde, mi rendo conto che è sotto shock.
«Oi mi senti?» Cerco di accarezzarlo.
«Non toccarmi.» Aggiunge aprendo gli occhi fissandoli su di me.
«Sono tornato» Dico accarezzandogli il braccio ma lui rifiuta il mio tocco.
«Cosa c'è?»
«Aiu-» Balbetta ma ad un tratto chiude gli occhi.
«Oi che succede?» Chiedo chiamandolo mentre cerco di alzarlo dalla vasca.
«Nien- sto bene.» Conclude appoggiandosi su di me.
Lentamente lo accompagno nella sua camera, lo sistemo sul letto e vado ad aprire la finestra del bagno.
Vedo che il bagno è sottosopra, alzo l'asciugamano bagnata da terra e un barattolo cade davanti ai miei piedi.
Lo afferro con le mani tremolanti e mi accorgo che sono antidepressivi.
«Ferdinando tutto bene?» Chiedo ritornando in camera da lui.
«Perché prendi antidepressivi?»
«Chi te li ha prescritti?»
«Nessuno.» Risponde dandomi le spalle.
«Cosa cazzo dici?» Urlo lanciando il barattolo al muro.
«Cosa cazzo vuoi Raul? Ne ho i coglioni pieni. Puoi tornartene anche da dove sei venuto.»
«Cosa ti succede? Perché mi tratti in questo modo?» Domando sedendomi accanto a lui.
«Non ne posso più.» Aggiunge guardandomi.
«Io non volevo parlarti in quel modo in caserma...»
«Il problema non sei tu Raul, smettila!»
«Mi spieghi»
«Raul ci sono tante cose che non sai sul mio passato e la cosa peggiore è che sono il motivo del perché mi hai trovato in queste condizioni.»
«Vuoi parlarmene?» Domando.
«Non riesco.» Mi dice mentre cerco di aggiustargli i capelli.
«Potresti provarci, magari dopo ti senti meglio» Rispondo ma lui si gira al lato opposto al mio. Mi alzo per andare via.
«Avevo sette anni» Aggiunge ed io mi giro verso di lui.
«Avevo sette anni e mia madre era sempre fuori per lavoro, un lavoro che le impiegava quasi sempre tutta la notte. Ero un bambino e non sapevo cosa poteva aspettarmi.
Un giorno, un giorno, così a caso organizzò una cena con un uomo. Io ero geloso di mia madre e non potevo accettare di dover cenare in casa con un altro uomo.
Mi si avvicinò e mi chiese se frequentavo scuola o se mi piaceva giocare a calcio, svogliatamente gli dissi alcune informazioni mie e lui mi accarezzò il viso.» Racconta sospirando e noto le sue mani tremolanti.«E poi?»
«Un giorno mia madre e quest'uomo decisero di convivere insieme, io non accettavo quella situazione. Volevo avere i miei spazi e con quel uomo in casa non avevo più niente, neanche la dignità di un bambino di sette anni.»
«Ti ha fatto qualcosa?» Domando cominciando a notare i suoi atteggiamenti farsi bruschi e cupi.
«Sì.»
«Contro la tua volontà?» Continuo a chiedere.
«Sì.» Conclude.
Avverto tutto il mondo crollarmi addosso, mi giro verso Ferdinando e sta piangendo. Mi avvicino e provo ad accarezzarlo.
«Ti prego, non toccarmi Raul»
«Mi torturava, mi obbligava a fargli cose che io non volevo fare. Ero soltanto un bimbo, soltanto un bambino» Aggiunge asciugandosi le lacrime.
Mi sento malissimo, non è possibile che abbia attraversato tutto questo e per di più non è possibile che abbia tenuto tutto dentro di lui senza raccontarlo a nessuno. Mi giro verso Ferdinando per guardarlo, trattiene le lacrime e posso vedere il suo sguardo perso nel vuoto. Per un secondo riesco a capire il motivo per cui lui avesse sempre lo sguardo perso o perché lui avesse sempre la testa altrove. Per un secondo riesco a capire perché non volesse mai festeggiare il suo compleanno, riesco a capire solo ora perché era così distrutto il giorno del suo compleanno, il giorno del suo esame, riesco a capire il perché non permettesse a nessuno di toccarlo o di chiedergli come stesse.
Capisco tutto e mi scende una lacrima.
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Prendo esempio da te.
Adventure(COMPLETATO- IN REVISIONE) In un posto molto ma molto lontano da qualunque paese, si trova un collegio. Un collegio vero e proprio, con delle suore e delle punizioni severe. Un collegio dove sei ragazzi si incontrano senza averlo previsto e nella l...