Giornalisti

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Stando sempre attenti al lupo, attenti al lupo!
-Attenti al lupo, Lucio Dalla.

Ferdinando.
«Cosa ne pensi di ciò che avete attraversato?» mi chiede un giornalista.

«Prima di incontrare Raul, certo non volevo nulla e vedevo tutto nero.

Il pensiero di poter condividere con altre persone la mia stanza non mi dava tregua e sentivo mille pizzicotti sulla pelle.

Non conoscevo nessuno di quei ragazzi eppure mi sembrava di averli sempre saputi. Avere un obiettivo, avere qualcosa da fare oltre a leggere e a guardare in tv documentari sulle rane, mi trasmetteva felicità; Io che di felicità ne conoscevo ben poca, io che non avevo mai avuto un obiettivo, io che di cuore non ne avevo neanche un po', ma di autostima ne ero pieno, io che guardavo tutti con aria nera e non bianca.

Sono riuscito a completare l'incarico di mia nonna. Quando sono uscito dal collegio, i miei nonni erano vivi e mi avevano chiesto di essere diverso, di distruggere quello scudo che ero riuscito a crearmi in tutti quegli anni.

Un po' tutti insieme sono riusciti a darmi un pezzo di se stessi. Non riesco a capacitarmi che finalmente riesco a sorridere, ad abbracciare chi mi è vicino. Oggi abbiamo quasi tutti noi, ventitré anni ed è un gioiello prezioso la vita, ora posso dirlo.

Il collegio mi è servito tanto. Suor Katrin mi ha dato modo di sfogare la mia rabbia. Amelina è riuscita a farmi capire io chi sono realmente. Markus mi ha dato quel che non so e lo ringrazio. Adelaide è riuscita a farmi capire che l'apparenza inganna. Mia madre mi ha insegnato a perdonare. Raul ha dato un senso alla mia vita.

Io sono Ferdinando e nessuno sarà mai me.»

«Amavi davvero Amelina?» mi chiede.

«Ho promesso ad un amico di provare ad innamorarmi e l'ho mantenuta.»

*

Raul
«Chi ringrazio? A cosa mi è servito il collegio?

Certo che non lo so, sicuramente i miei amici sono stati per me importantissimi. Grazie al collegio sono riuscito a non dare troppo nel vero senso della parola e a non amare solamente me stesso.

Sorella Katrin mi ha insegnato che alcune volte cambiare fa parte della vita. Markus in sè è riuscito a fare di me un uomo, con quel dito medio sempre alzato, ormai lo alzo anche io. Adelaide mi ha insegnato che forse un giorno tutti possiamo avere ciò che desideriamo, senza pregare nessuno. Amelina mi ha insegnato a non mollare. Daisy, ah la mia Daisy. Ferdinando, il mio migliore amico, mi ha insegnato un po' tutto. Mi ha salvato.»

«Hai scontato presto la tua colpa» continuano a chiedere.

«Non parlo del passato. Non voglio»

*
Markus.
«Tu. Io. Noi
Cosa è?
Un verbo?
Tutti questi ragazzi sono riusciti ad insegnarmi qualcosa. Mi hanno insegnato che non tutti siamo uguali e che bisogna accettare la nostra natura.»

*

Adelaide.
«Si. Ci tengo molto ai miei capelli, lavo i miei capelli ogni giorni.

Ebbene si. Voglio bene a questo gruppo di ragazzi, tra cui miei amici.

Mi avete insegnato tanto e continuate ancora a farlo. Sono quella di oggi e questo è tutto merito vostro.»

«A quanto pare dicono che non sapevi leggere, te ne vergogni?» mi chiede la giornalista.

«Certo che no. Bisogna accettare se stessi e bisogna accettare anche le critiche. Mettere tutta me stessa per imparare a leggere, è stato difficile ma ho ottenuto pieni risultati e ad oggi sono fiera. Ma tutto questo è grazie a loro.»

*

Sorella Katrin
«Siete fiera di questi ragazzi?»

«Assolutamente si. Li ho conosciuti piccolini e ad oggi sono dei cittadini per bene. Sono davvero fiera»

«Il vostro preferito?»

«No. Per me tutti sono i miei preferiti...sopratutto questi sei ragazzi. Ognuno di loro ha avuto un cambiamento in positivo.» rispondo mentre Ferdinando mi accarezza la spalla.

«Di  Amelina cosa possiamo dire a chi ci guarda?» chiede la giornalista.

«Che era una delle ragazze d'oro e che purtroppo non è riuscita a farsi capire. Brilla sempre. Lei brilla per tutti noi!» aggiunge Raul.

«Cosa volete dire a chi vi sta guardando?» continua a chiedere.

«Di provare a vivere, di provare a dare sempre il meglio anche se vi sembra tutto nero. Non perdete mai di vista il vostro obiettivo, è per esso che siete sulla terra» risponde Ferdinando.

Tutti si alzano, la giornalista si inchina.

Io vestita con il mio vestito bianco e nero e i ragazzi con la divisa del collegio.

«Allora mi troverai in piedi proprio allora che tutto è finito, quando pensi che sono caduto, povero illuso ci avevi sperato. Invece che botta son solo atterrato» cominciano a cantare in coro abbracciandosi creando un vero cerchio.

«Ebbene?» mi chiese l'ultimo giornalista mentre tutti ritornarono a sedersi.

«Ai miei tempi il cerchio non poteva esistere, credevamo che tutto girasse attorno all'economia. I miei genitori ebbero una grave caduta economica, due giorni prima del mio matrimonio e tutto venne annullato. Decisero di accettare la mia proposta e diventai Suor Katrin.

Lo feci per tutto ciò che non potevo ormai più fare per l'età che mi ritrovavo, avevo ventiquattro anni e nessun uomo getta le reti per una donna che ha annullato il matrimonio giorni prima.

Quindi mandai una lettera alla regina, la quale accettò la mia proposta di aprire un collegio, diciamo per quei ragazzi un po' più sfortunati, come lo ero stata io. Cominciai a ristrutturare un vecchio giardino e pian piano diventò un collegio.

La voce cominciò a girare tramite dei giornaletti e ogni famiglia più povera decideva di lasciare i bambini.

Ma un giorno arrivò una carrozza, diciamo era color oro e si notava da un miglio di distanza che si trattava di una di quelle famiglie tanto benestanti. Io guardavo dalla finestra del mio studio, un bambino violentemente fu lanciato dalla carrozza e in un batter d'occhio non c'era più nessuno. Scesi giu per prenderlo, era magrissimo, biondo con un viso pieno di lentiggini. Vedevo in lui ciò che non potevo più fare io, era un ragazzo docile e quando arrivò tremava ma nessuna lacrima rigava il suo viso. Mi raccontò di essere stato sempre un peso per la sua famiglia e mi raccontò anche di volere aiutare gli altri ed essere una persona buona, però poi rinnegò tutto e tornò a leggere libri sulle rane per acculturarsi. Ma dentro me sapevo che avrebbe creato un gruppo. Quel ragazzo dal cuore di ghiaccio, quel ragazzo dagli occhi spenti e un sorriso mai pronto, al giorno d'oggi è diventato per il collegio l'unico a regalare un vero sorriso. Tutti cambiano o per meglio dire tutti ritornano sui propri passi e Ferdinando, con questi ragazzi, ne è l'esempio supremo».

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