Ferdinando
Quando il destino bussa alla porta, cerca di aprire senza tremare.
-Anne C.Bussano alla porta e a quest'ora potrebbe essere solamente uno dei miei amici con i cornetti e il latte a menta, che adoro tanto, ma è impossibile, perché abbiamo dormito tutti insieme.
Apro la porta, ma davanti mi ritrovo due uomini in divisa con aria agitata. Uno avrà una trentina d'anni, giovane, muscoloso. Diversamente dal suo collega non indossa una camicia nera ma bianca, ha un coltello che fuoriesce dalla tasca sinistra e stringe una pistola tra le mani. L'altro, invece, è di colore scuro, oltre alla camicia indossa anche un maglione rosso, mi sembra di vedere nei suoi occhi soltanto vendetta e cattiveria, appoggiate alla giacca ci sono delle medaglie. Ha un cappello color blu con su scritto suo il suo nome, cognome ed età.
Mi spingono verso destra con forza, il primo punta la sua pistola verso di me, l'altro invece verso Raul che è inginocchiato a terra con gli occhi chiusi in segno di preghiera e le mani dietro la nuca.
«Raul Acker, la dichiaro in arresto per tentato omicidio, la prego di non parlare. Ogni sua parola potrà essere usata contro di lei.» Il poliziotto si avvicina a Raul e lo ammanetta.
«Cosa succede?» Chiedo cercando di attirare l'attenzione delle guardie.
«Sei il fratello?» Domanda l'altro.
«Sono l'amico!» Rispondo avvicinandomi a Raul, ma nessuna risposta.
«Ehi siamo gli amici...» Si intromette Markus inciampando su una bottiglia di birra, ma la guardia finge di non sentirlo.
«Cosa hai fatto?»
«Legittima difesa!» Comincia a balbettare il mio amico.
«Dai andiamo, cammina! Racconterai tutto al commissario.»
***
«Non posso lasciarti dire la verità, Raul.» Gli dico sottovoce, cercando di non farmi sentire.
«Non riesco a mentire.» Dichiara alzando la voce.
«Non riesco a lasciarti qui.» Balbetto.
«Noi ti aiuteremo.» Aggiunge Daisy sorridendo.
Raul si alza e si incammina verso la stanza del commissario.
Non girarti Raul!
«Ferdinando, cosa è successo?» Chiede Adelaide e mi abbraccia.
Resto muto, non riesco a pronunciare parola.
Raul
Davanti ai miei occhi ho un uomo sulla cinquantina che beve thè alla pesca. La sua stanza mi sembra un ripostiglio, zeppo di fogli sparsi sul pavimento. Appesi al muro ci sono dei quadri rossi e verdi. Sulla cattedra ci sono delle foto è una pistola.
«Quanti anni hai?» Mi chiede mentre succhia con la cannuccia.
«Sei minorenne?» Continua a chiedere.
«No.»
«Sai cosa ti aspetta lì?»
«È stata legittima difesa!» Dichiaro mettendo le mani in tasca.
Tutto per te, Daisy.
«Stai ammettendo la tua colpa?»
«Si. Mi sono difeso.»
«Ragazzo, cosa è successo?»
«Chiamate il mio avvocato!» Concludo.
«Portate il ragazzo in cella.» Aggiunge dandomi le spalle.
Esco dal cancello e fuori ci sono tutti.
«Raul, andiamo dai!» Urla Ferdinando avvicinandosi a me.
«Non posso.»
«Cosa significa?» Chiede urlando Markus.
«Statemi bene. Ci vediamo fuori.» Concludo andando via. Non mi giro, niente di niente, nessun saluto, nessun sorriso, nessuna lacrima.
«Raul aspetta, possiamo ancora farcela!» Continuano ad urlare mentre ormai non ne posso più.
«Ferdinando. Non c'è nulla da poter aspettare. Noi non siamo fortunati, siamo pecore in un recinto. Smettila di credere al tuo mondo, alle tue rane. Smettila di credere a tutto ciò che vedi nelle tue stupide favole. Non conosci la vita, non conosci un cazzo. Sei solamente una piccola briciola in questo stupido mondo, come tutti noi! Smettila di credere che tutto è bianco. Smettila, okay? Lasciami in pace. Era meglio se restavi quello stupido moccioso del collegio.» Scoppio urlandogli in faccia. Vedo il suo viso diventare pallido e le sue pupille scurirsi.
Gli do le spalle e vado via.Sconterò la mia pena o forse pagherò un avvocato.
Ne vale la pena, per crescere.
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Prendo esempio da te.
Adventure(COMPLETATO- IN REVISIONE) In un posto molto ma molto lontano da qualunque paese, si trova un collegio. Un collegio vero e proprio, con delle suore e delle punizioni severe. Un collegio dove sei ragazzi si incontrano senza averlo previsto e nella l...