Raul
«Ciao giovane!» Balbetta, mi giro verso di lui per vedere se lo conosco. Mi accorgo di non averlo mai visto, avrà una sessantina d'anni, molto anziano, capelli bianchi e occhiali da vista color marrone, una stampella cade a terra.
«Salve!» Rispondo mentre continuo ad ascoltare musica.
«Sai cosa diceva mia madre?» Mi chiede ed io mi tolgo le cuffie per farlo compagnia.
«No, cosa vi diceva?»
«Che se un ragazzo ascolta musica, è triste!» Esclama mentre guarda il fiume e le luci di natale.
«E tu sei davvero tanto triste, non è così?» Mi chiede come se già conoscesse la mia risposta.
«Io sto bene.» Rispondo mentre giocherello con le mie cuffie rosse.
«Come ti chiami?»
«Raul e voi?»
«Io? Il mio nome è Ernie!» Risponde con voce calma e sottile.
«Vuoi che ti racconti una storia?»
«Non sono in vena di storie!» Ammetto abbassando lo sguardo.
«Invece ne hai bisogno!»
«Vuoi che ti ascolti?» Mi chiede mentre apre il libro che ha tra le mani.
«Un mio amico ha il cancro e solamente un'operazione potrebbe salvarlo!» Spiego. Sento il suo sguardo poggiarsi su di me.
Sorride e chiede:
«Da quando vi conoscete?»«Ci siamo conosciuti in un collegio, era un ragazzo sempre sulle sue, i suoi occhi verdi, cupi e tristi. Sembrava un ragazzo abbandonato, non avevo mai conosciuto persone come lui, nel mio paese tutti eravamo sorridenti, tutti ci trattavano in modo gentile ed educato. Invece, in quel collegio, lui mi trattava malissimo, era frivolo e scostante. Sembrava essere un ragazzo orribile, non sorrideva a nessuna battuta. Era apatico, ma non solo con me...con tutti. Ora è in ospedale, sono andato a fargli visita, ma io lì non ci torno più!» Continuo a spiegare mentre lui mi fissa.
«E poi, scommetto che ora siete migliori amici!» Esclama e comincia a sorridere.
Sento le mie labbra sciogliersi in un sorriso. Ha pienamente ragione.
«Anche io avevo un migliore amico!» Ammette.
«Come vi siete conosciuti?» Gli chiedo guardandolo.
«Che bella domanda! Io lavoravo in una biblioteca e lui ogni settimana prendeva in prestito due libri. Era fissato, dovevano essere di colore blu e rosso, cioè uno blu e uno rosso. Ma un giorno stavamo chiudendo, lui fece tardi...sapevo sarebbe arrivato! Così lo aspettai, quando arrivò era tutto bagnato, dei lividi gli coprivano il viso e del sangue usciva dal suo naso. Barcollava, gli andai incontro e da quel giorno cominciò la nostra amicizia. Eravamo legati, ma non dovevamo dimostrare niente a nessuno. Ci volevamo bene, ma davvero tanto! Sapevo tutto di lui, tranne ciò che lo distruggeva. Ebbene si, era malato. Soffriva di un male che risucchiava pian piano ogni suo frammento, ed io gli restai vicino fino alla fine, restai aggrappato al suo letto d'ospedale per intere giornate, per interi mesi, per intere ore. Fin quando, mi risvegliai e lui non era più a fianco a me. Da quel giorno mi resi conto, che lui faceva parte del mio cuore, che più quel male risucchiava ogni suo frammento, più io ingrassavo di lui, più io divoravo me stesso. Per questo, ti dico, il tuo amico...vorrà vederti sempre accanto a lui, anche se a te non sembra, anche se non lo te fa capire. Lui ha bisogno di te, tutti noi abbiamo bisogno di qualcuno, ma parlo di qualcuno che resta, qualcuno a cui non devi chiedere di restare, perché lui già sa di doverlo fare. Ora devo rientrare in casa, ti auguro di fare la scelta migliore per te, ma anche per lui! Lotta per quest'amicizia, lotta fino alla fine. Non smettere di crederci.» Conclude alzandosi dalla panchina.
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Prendo esempio da te.
Abenteuer(COMPLETATO- IN REVISIONE) In un posto molto ma molto lontano da qualunque paese, si trova un collegio. Un collegio vero e proprio, con delle suore e delle punizioni severe. Un collegio dove sei ragazzi si incontrano senza averlo previsto e nella l...