La madre.

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Fernando.

«Posso parlarti?» Si avvicina Amelina.

«Fernando è il compleanno di Raul» Si intromette Adelaide.

Guardo per la prima volta gli occhi di Amelina e ammetto che è davvero bella, ma ora devo fare altro.

«Scusami, ma devo parlare con Sorella Katrin!» Rispondo e mi allontano.

Oggi è un giorno importante, Raul compie diciassette anni e devo convincere Sorella Katrin ad organizzare una piccola festa, voglio che il mio migliore amico sia felice.

«Posso?» Chiedo prima di entrare in studio.

«Certo Fernando, wow ti sono cresciuti velocemente i capelli!»

«Purtroppo ho la crescita veloce!»

«Giusto, cosa vuoi dirmi?»

«Oggi Raul compie diciassette anni!»

«Perché sei sempre tu quello che viene qui?» Si passa la mano sul velo che indossa per coprire tutto.

«Tutti noi vorremmo potergli fare una sorpresa, cioè organizzare una festa di ballo, con canzoni feroci come voi e infine vorremmo divertirci, vogliamo fare a lui questa sorpresa perché è l'unico più divertente e lo vogliamo bene!» Spiego.

«Cosa ti spinge a fare tutto questo?»

«Non lo so, mi è stato chiesto» Rispondo mentre sistemo la mia cravatta.

«Gli vuoi bene!» Aggiunge ed io abbasso lo sguardo.

Cosa dice?

«Sei cresciuto tanto, ricordo quando avevi solamente undici anni e ti divertivi anche solo con un libro!» Ricorda la suora.

«Ma è ancora così!» Rispondo a tono.

«Che permaloso!» Esclama, comincio a ridere e lei mi segue.

«Ho rivisto tua madre, Fernando!» Aggiunge sottovoce.

«Quando?»

«Mi ha detto di darti una scatola» Si alza e apre il suo armadietto, mi porge uno scatolo molto sfavillante, grande e sigillato con tanto scotch.

«Cosa devo farci?» Chiedo appoggiandola a terra.

«Devi aprirla e vedere cosa contiene!» Spiega mentre i suoi occhi mi fissano.

«Non penso di aprirla. Non mi importa di quella donna!»

«Ma quindi la festa posso farla?» Continuo a chiedere.

«Non riesci a stancarti!» Si alza, mi guarda e poi sorride.

«Solo per questa volta.» Alza il dito ed io la saluto con un cenno di mano.

Esco da lì e mi incammino in camera mia, chiudo la porta a chiave e mi siedo sul letto.

Non voglio lacerare nulla, voglio solamente aprire questo stupido scatolo e scoprire qualche fottuta verità che non conosco.

Voglio anche piangere a dirotto ma ho diritto di avere una vita normale. Essere l'unico a non sapere neanche il mio luogo di nascita, mi crea tristezza.

Prendo una penna e comincio ad aprire la scatola, contiene tante cose e non so da dove cominciare.

Ci sono fogli, foto e due braccialetti:

"Figlio mio, ora sei solo!
Mi manchi, mi manca abbracciarti quando tornavi dal calcetto, mi manca aggiustarti il letto, mi manca urlare il tuo nome e aspettare una tua risposta, mi manca pulirti i capelli con quel shampoo che ami tanto.
Vorrei abbracciarti, vorrei poter sapere come te la passi in questo collegio.
Ricordi quando abbiamo iniziato a ballare?
Ricordi quando per sbaglio abbiamo mandato quella piccola foto ai nonni?
Ricordi il tuo compleanno?
Mi dispiace per non esserti stata vicina quando ne avevi bisogno, mi dispiace di farmi risentire quando oramai sei un giovanotto.
Sono stata per tanti anni isolata, sola, con le lacrime agli occhi pensando ai miei sbagli commessi allontanandoti da me, fin quando poi ho deciso di lasciare il mio compagno, perché in realtà ero una ragazza madre, perché il tuo vero papà si arruolò diventando militare ed un giorno lo persi, lo persi perché non gli avevo dato tutto ciò che voleva, l'ho perso perché non so tenermi nulla, mi sono accontenta di quel signore, di quell'avvocato.
Figlio mio non arrenderti, non accontentarti, scegli bene la persona che vuoi al tuo fianco perché ricorda meglio ridere con poco che piangere con tutto!
Mi dispiace Ferdinando, mi dispiace per tutto ciò che non sono riuscita a darti, mi dispiace per aver rovinato una famiglia, mi dispiace non averti dato ciò che un figlio vuole.
Io sono qui!
Aspetto tue risposte...mi manchi figlio mio!
Se un giorno potrai perdonarmi te ne sarei grata.
Scusami per non essermi comportata da madre.
-"Hellie."

Non smetto di piangere, mia madre mi manca talmente tanto, non è colpa sua se il suo compagno non era giusto per lei! Non è colpa sua se oggi sono questo! Non è colpa sua se era una ragazza madre! Non è colpa sua di tutta questa colpa sua.

Continuo a piangere, prendo tra le mani una foto dove siamo io e lei. Dopo un po' prendo il bracciale verde e lo indosso accarezzandolo.

«Se quella puttana di tua madre ha deciso di mandarti in collegio c'è un motivo, bimbo di merda!» Mi urla contro il compagno di mia madre mentre io sono incollato, fermo, immobile al muro.

«Tu sei come lei. Servi soltanto a giocare, servi soltanto per uno scopo.» Continua ad urlare e una lacrima riga velocemente la mia guancia.

«Non piangere, non piangere hai capito?» Mi schiaffeggia sul viso. Sento un dolore allucinante e cerco di trattenere le lacrime.

«Anzi meglio ancora, vieni qui.» Mi prende per il colletto della maglietta, violentemente mi fa inginocchiare, si abbassa i pantaloni e con tutta la rabbia in corpo mi prende per il collo.

«Prendilo in bocca, piccolo idiota. Fammi vedere se sei meglio di tua madre...magari poi possiamo raccontarglielo!» Cerco di allontanarmi pregando l'arrivo di mia madre, ma nulla, velocemente mi apre la bocca e preme, avverto un senso di nausea. Mi tiene la testa con la mano sinistra e con la mano destra comincia a spingere il mio viso verso il suo membro, sento i suoi affanni, i suoi ansimi.

«Ah bravo! Vedi? Sei proprio un bravo bimbo.» Continua a spingere ancora più forte, avverto la sua perversione. Alzo lo sguardo verso di lui con il viso bagnato.

«Sto venendo. Se ingoi, stasera non picchierò tua madre.» Avviene tutto in un nano secondo, uno spruzzo violento mi arriva tutto sulla lingua, ingoio senza trarne parola.

Si abbottona i pantaloni e mi guarda.

«Ed ora puoi anche uscire.» Conclude chiudendo la porta dietro di sé. Scoppio in lacrime, inginocchiandomi a terra.

«Fernando aprii!» Urla Raul dando pugni alla porta.

Da quando tempo è qui fuori?

Velocemente rimetto tutto nello scatolo e lo nascondo giù al letto, mi asciugo le lacrime e vado ad aprire.

«Ma cosa stavi facendo?» Chiede entrando.

«Stavo, stavo dormendo, eh sì dormivo!» Cerco di mentire.

«Lo sai vero che..» Lo interrompo.

«Auguri amico mio!» Comincio ad urlare, salgo sul letto e lui mi segue, cominciamo a saltare e a ridere come pazzi.

«Ma non volevo dirti questo!» Dice mentre salta.

«E cosa?»

«Sorella Katrin ti cercava!» Risponde e continuiamo a saltare.

Scruch.

Un rumore baccanale ci fa scendere dal letto, lui si abbassa e dopo mi guarda.

«Cosa è questo?» Chiede, mentre prende tra le mani il mio scatolo.

Dio mio!

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